Decreto fiscale, taglio ai rimborsi dei 730 per 745 mila contribuenti

Decreto fiscale, taglio ai rimborsi dei 730 per 745 mila contribuenti
Decreto fiscale, taglio ai rimborsi dei 730 per 745 mila contribuenti
di Luca Cifoni
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Venerdì 11 Ottobre 2019, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 08:13

Una stretta che riguarda 745 mila contribuenti su circa 14,3 milioni che ogni anno usufruiscono dei rimborsi d'imposta del modello 730: dal prossimo anno potranno vedersi decurtata la somma spettante, perché lo stato avrà la possibilità di scalare direttamente eventuali cartelle di pagamento notificate in precedenza. E poi l'estensione alle imposte dirette delle attuali norme, restrittive, sulle compensazioni relative a crediti d'imposta superiori a 5.000 euro. Sono due tra le misure di maggiore impatto del decreto fiscale che accompagnerà la legge di Bilancio: da sole valgono circa 1,5 miliardi l'anno, su un totale che oscilla tra i 2,6 e i 3,4 miliardi, a seconda delle stime - più o meno ottimistiche - sugli effetti del provvedimento.

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GLI EFFETTI
Le conseguenze più dirette per la massa dei contribuenti, lavoratori dipendenti o pensionati, arrivano dall'articolo ancora senza numero intitolato Disposizioni di efficientamento della riscossione. Al momento di erogare un rimborso d'imposta (nel caso del 730, quando il relativo prospetto di liquidazione sta per essere trasmesso al sostituto d'imposta, ad esempio il datore di lavoro) l'Agenzia delle Entrate verificherà attraverso le società della riscossione se l'interessato risulta iscritto a ruolo. Se sì, entro 60 giorni l'importo dei rimborsi sarà automaticamente compensato con le somme dovute al fisco, ameno che queste non risultino inferiori a 100 euro oppure rientrino in un piano di pagamento rateale. Per evitare il taglio il contribuente dovrà avviare un contraddittorio entro 30 giorni. La normativa proposta è decisamente più incisiva di quella in vigore, che riguarda i crediti d'imposta in generale (e non specificamente quelli da 730) e prevede solo una proposta di compensazione che può essere accettata o rifiutata dagli interessati.
Ma quanto vale allora questa novità? La relazione tecnica al decreto prende come riferimento per il calcolo proprio i rimborsi derivanti dal 730, che valevano nell'anno di imposta 2017 circa 12,5 miliardi con 14,3 milioni di contribuenti interessati. Confrontando queste grandezze con quelle relative al magazzino dei ruoli scaduti si ottiene un maggior gettito annuo di 467,6 milioni, di cui 2014 dovuti all'erario, 22,8 agli enti previdenziali e 240,5 ad altri enti. Vuol dire una media di circa 630 euro in meno per ciascuno dei contribuenti coinvolti.

LA SOGLIA
Non riguarda invece sostanzialmente i lavori dipendenti l'altra norma in tema di compensazioni. Qui si tratta di quelle operate dagli stessi contribuenti, quando al momento di fare versamenti tramite il modello F24 utilizzano crediti relativi all'Iva o all'imposta sui redditi. Più nel dettaglio, la novità consiste nell'estensione ai crediti da imposta dirette (Irpef, Ires, Irap, addizionali o sostitutive) del meccanismo già usato per l'Iva per cui la compensazione può essere effettuata solo dietro presentazione della dichiarazione dalla quale emerge il credito, usando per il pagamento via F4 esclusivamente la procedura telematica dell'Agenzia delle Entrate. Un sistema di controllo che da quando è stato introdotto ha ridotto significativamente il volume delle compensazioni relative all'Iva. In particolare con la soglia per l'obbligo di dichiarazione posta a 5 mila euro è stato osservata una diminuzione di quasi il 17 per cento. Applicando questa percentuale ai crediti Irpef, Ires e Irap si arriva ad un beneficio finanziario per lo Stato pari a 1,1 miliardi di euro nel 2020 e 878 milioni a regime a partire dall'anno successivo. Sono esplicitamente escluse le compensazioni effettuati dai sostituti d'imposta per dipendenti e pensionati.
E a proposito di riscossione ieri il direttore dell'Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore ha quantificato in 9 miliardi l'obiettivo per quest'anno: 6 sono già entrati in cassa grazie ai risultati della prima rata della rottamazione ter (1,6 miliardi) e all'attività ordinaria (4,3 miliardi).
 

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