Decreto aiuti, bollette giù fino al 25% per i redditi bassi e sconti sulla benzina fino a giugno

Il governo a caccia di altre risorse, gli aiuti possono arrivare a 10 miliardi

Decreto aiuti, dalla benzina alle bollette al cuneo fiscale: tutte le misure in arrivo
Decreto aiuti, dalla benzina alle bollette al cuneo fiscale: tutte le misure in arrivo
di Andrea Bassi
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Sabato 30 Aprile 2022, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 16:47

Il pacchetto famiglie che sarà contenuto nel decreto “aiuti” che il governo approverà domani, sta prendendo forma. Le riunioni tecniche si susseguono. E modifiche, spiegano i tecnici impegnati sul dossier, ci saranno fino all’ultimo minuto. Il governo sta cercando in tutti i modi di portare la dote del decreto da 6 a 10 miliardi di euro, ma senza mettere mano ad uno scostamento di bilancio. I soldi in più necessari a rafforzare le misure per le famiglie, potrebbero arrivare da un nuovo congelamento dei fondi del ministero dell’Economia e da un aumento dal 10% al 15% della tassa sugli extraprofitti. Quest’ultima, da sola, varrebbe 2,5 miliardi, ma al Tesoro ci sono molti dubbi sulla sostenibilità di questa misura davanti alla Corte Costituzionale. Ma a cosa servirebbero i soldi in più? Il lavoro tecnico, come si diceva, è in corso. Il confronto e aperto (e anche acceso) su decontribuzione e bonus sociale sulle bollette.

L’unica misura che al momento appare blindata, è il rinnovo dello sconto di 25 centesimi sulle accise della benzina che, grazie agli effetti anche sull’Iva, porta la riduzione del prezzo dei carburanti alla pompa a 30 centesimi. Lo sconto sarà prorogato fino al prossimo 30 giugno.

Il vero tema è come aiutare le famiglie in difficoltà per il caro-energia e il caro-alimenti, senza innescare una spirale salari-prezzi. Il governo vorrebbe dare un segnale immediato alle famiglie con i redditi più bassi. Sul tavolo c’è il rafforzamento del bonus sociale, in pratica uno “sconto in fattura” sulle bollette. La fascia di Isee per accedere al bonus è già stata portata da 8.265 euro a 12.000 euro. Crescerà molto probabilmente fino a 15 mila euro. Oppure in alternativa la misura sarà allungata per un altro trimestre, fino alla fine di settembre. Si tratterebbe di un aiuto consistente. Secondo le indicazioni di Arera, l’Autorità di settore, lo sconto su una bolletta trimestrale per un nucleo familiare composto da padre, madre e un figlio, è di 165,60 euro che equivale a uno sconto su una bolletta media attorno al 25 per cento. In realtà c’è chi spinge per portare il bonus sociale anche oltre i 15 mila euro di Isee. Fino a 20 mila euro, in modo da coprire una platea molto larga di famiglie alle prese con il caro-bollette. Ma molto dipenderà dalla forma che prenderà l’altro dossier sul tavolo, quello sulla decontribuzione. Un dossier che comunque, fino a ieri sera, sembrava essere in bilico per la carenza di risorse.
 

 

LA SPONDA
Palazzo Chigi, con la sponda del Pd, ha comunque messo i tecnici a lavorare su un’ipotesi di rafforzamento del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori.

Le alternative esaminate sono diverse. Si va da un innalzamento della decontribuzione dello 0,8% introdotta con l’ultima manovra, fino a un bonus fisso di 200 euro una tantum in busta paga per chi ha redditi fino a 35 mila euro. Non è nemmeno escluso che si possa optare per un bonus “una tantum”, da riassorbire una volta che la fiammata inflazionistica si sarà placata. Il nodo però, restano le risorse. Per questo sgravio erano inizialmente stati stanziati 800 milioni. Il che comporterebbe un aiuto di pochi euro al mese. Sarebbe controproducente. La decontribuzione, per avere qualche effetto concreto ha bisogno di molte più rirorse. Confindustria ha chiesto uno stanziamento di 16 miliardi. Troppi di questi tempi. Per i giovani di Confindustria, anche uno stanziamento di 1,5 miliardi sarebbe una «elemosina di Stato» alla quale hanno detto no. Anche i sindacati sono freddi. Decidere una misura come il taglio del cuneo senza averli convocati per avviare quel tavolo che dovrebbe portare al Patto sociale chiesto dallo stesso Draghi, sarebbe un passo falso. Probabile, insomma, che il governo orienti le risorse disponibili direttamente sul bonus per le bollette, rimandando i taglio del cuneo a valle di un confronto con le parti sociali.

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Imprese

Sostegni per 400 mila euro, credito d’imposta per il gas e prestiti garantiti più lunghi

Il capitolo delle imprese era, almeno inizialmente, il vero cuore del decreto “aiuti” che il governo approverà domani. Lo scopo del provvedimento, infatti, era quello di dare un sostegno alle imprese più direttamente colpite dallo scoppio della guerra in Ucraina. A queste ultime saranno dunque riservate diverse norme. Innanzitutto arriverà un nuovo fondo «ristori». Un aiuto una tantum fino a 400 mila euro, alle aziende danneggiate dal conflitto. Per accedere all’aiuto, bisognerà rientrare in una serie di parametri. Il primo è aver registrato negli ultimi due anni di attività, un fatturato verso l’Ucraina, la Russia o la Bielorussia, pari ad almeno il 20% del totale. 

Il secondo parametro, è aver visto crescere il costo delle materie prime utilizzate nel proprio ciclo produttivo di almeno il 30%. Agli aiuti, inoltre, potranno accedere soltanto le imprese indicate nell’allegato al provvedimento della Commissione europea che ha autorizzato gli aiuti (si tratta in tutto di 26 settori che vanno dalla siderurgia alla ceramica). Ci sarà poi un secondo intervento molto atteso dalle aziende più “energivore” e già annunciato dal governo: il potenziamento del credito di imposta sulle bollette del gas. Lo sconto del 20% definito dal decreto prezzi, dovrebbe essere reso retroattivo e dunque valere anche per il primo trimestre di quest’anno. Aiuti arriveranno anche sul fronte della liquidità delle imprese, grazie alla proroga fino a fine anno delle garanzie sui prestiti. 

IL PASSAGGIO
Quelle di Sace (Garanzia Italia) scadono a giugno. Ma, con il via libera della Commissione europea, potrebbe arrivare anche un allungamento fino a 10 anni della restituzione dei prestiti ottenuti dalle imprese con la garanzia pubblica (il termine è stato già allungato da 6 a 8 anni). Il provvedimento, inoltre, interverrà nuovamente sulla questione del caro-materiali. Un intervento spinto direttamente dal presidente del Consiglio Mario Draghi, per evitare qualsiasi tipo di rallentamento ai progetti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, i cui lavori rischiano di fermarsi proprio per il venir meno della convenienza economica delle imprese ad effettuarli dopo l’impennata dei costi delle materie prime. Il governo sarebbe pronto a mettere sul piatto un paio di miliardi di euro, se non qualcosa in più, per indennizzare le imprese. In queste ore nei tavoli tecnici si sta ancora valutando se è possibile usare per finanziare questa misura specifica, i fondi europei non spesi. 
Corposo, poi, sarà il capitolo sulle semplificazioni, soprattutto per quanto riguarda l’installazione di pannelli fotovoltaici. Ma ci sarà anche una norma ribattezzata «Catalent», dal nome della multinazionale del farmaco che ha rinunciato a un investimento nel Lazio di decine di milioni a causa delle lungaggini burocratiche. Per gli investimenti superiori a 50 milioni di euro, il ministero dello Sviluppo economico potrà sostituirsi all’amministrazione proponente in caso di inerzia, e indire direttamente la conferenza dei servizi. Infine, sempre per le aziende, sarà finanziato un credito di imposta per la «formazione 4.0» dei propri dipendenti.

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