Crisi di governo, che succede ai fondi del Pnrr? Ecco cosa rischia l'Italia

La preoccupazione è per il prossimo semestre, perché bisogna realizzare la parte più difficile della missione del NextgenerationEu

Gli obiettivi del Pnrr valgono 200 miliardi ma l'Ue eroga i fondi soltanto a obiettivi raggiunti
Gli obiettivi del Pnrr valgono 200 miliardi ma l'Ue eroga i fondi soltanto a obiettivi raggiunti
di Roberta Amoruso
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Giovedì 14 Luglio 2022, 17:30

Mario Draghi lo aveva già detto a fine maggio alla vigilia dell’ennesima crisi sventata poi con una strigliata a tutti i partiti. Allora c’era sul tavolo il nodo del Dl Concorrenza, le liti nella maggioranza e in particolare le richieste di Lega e Forza Italia, arrivate dopo lo scontro con Conte. Anche allora la pazienza di Draghi sembrava al capolinea ma aveva in qualche modo funzionato il richiamo alla responsabilità di fronte al rischio di perdere i 200 miliardi del Pnrr, oltre alla faccia in Europa. Ma per chiudere la questione era bastata una convocazione del Consiglio dei Ministri con «comunicazioni del presidente» all’ordine del giorno. Dieci minuti di Consiglio per poi andare avanti.

FONDI E RIFORME

Cosa rischia ora l’Italia se si consuma davvero la crisi di governo? I nodi sono due e sono strettamente legati: il primo è quello dei fondi e l’altro è quello delle riforme che potrebbero rimanere ferme in Parlamento mettendo a rischio le risorse del prossimo semestre.

Due motivi per mettere in allarme anche la Commissione Ue. A fine giugno il governo aveva inviato una lettera ufficiale alla Commissione per annunciare di aver raggiunto nel semestre appena concluso tutti i 45 obiettivi del Pnnr. Quindi dopo una risposta informale positiva la seconda tranche di fondi da 24,1 miliardi non è di fatto in discussione.

IL PROSSIMO SEMESTRE

La preoccupazione è però per il prossimo semestre. Perché gli obiettivi da raggiungere tra luglio e dicembre non sono riforme o procedimenti legislativi. Si tratta di mettere a terra i progetti, i cantieri, le opere, la parte più difficile della missione del NextgenerationEu. Una buone dose di lavoro è sotto la responsabilità degli enti locali. Comuni, per lo più, e regioni. Un bell’affare sul quale il governo dovrà fare un attento monitoraggio. tanto che sta pensando di mettere la questione in mano a Invitalia o comunqque usare aa dovere i poteri sostitutivi dello Stato pur di garantire la tabella di marcia dei progetti. Difficile, se non impossibile affrontare una curva così stretta durante una campagna elettorale. Del resto si sa, finora il vero garante del recovery è stato Draghi e senza di lui anche l’Europa ha di che preoccuparsi. Senza contare che siamo nel bel mezzo di una guerra che sta portando l’Europa dritta verso la recessione. Che le banche centrali hanno le armi abbastanza spuntate di fronte a un’inflazione galoppante importata. E che lo stop del gas russo, più probabile che possibile ormai, rischia di preparare un inverno davvero difficile, per le bollette di famiglie e imprese, ma anche perché porterà con sè razionamenti ai consumi certi. L’Italia, poi, e il suo debito, avrebbero anche lo spread sui Titoli di Stato con cui fare i conti. Un aiuto potrebbe arrivare da un accordo europeo sul tetto al prezzo del gas. Ma si tratta di un’altra questione tutta internazionale nella quale la credibilità di Draghi ha il suo peso. Nessuno è insostituibile si dice, ma quando si tratta di rapporti internazionali le persone pesano eccome.

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