Cosa succede all'Italia se la Russia stacca il gas? Tutti i possibili scenari

Da Mosca arrivano 29 miliardi di metri cubi l’anno: serviranno fino a 3 anni per sostituire le forniture. In inverno possibili razionamenti

Cosa succede all'Italia se la Russia stacca il gas? Tutti i possibili scenari
Cosa succede all'Italia se la Russia stacca il gas? Tutti i possibili scenari
di Andrea Bassi
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Martedì 29 Marzo 2022, 22:26 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 09:50

Cosa accadrebbe all’Italia se la Russia tagliasse da un giorno all’altro le sue forniture di gas? Nonostante l’affannosa ricerca di forniture alternative, per i prossimi due inverni la situazione potrebbe non rivelarsi semplice. Ecco tutti i nodi che dovranno essere sciolti. 

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QUANTO GAS IMPORTA L’ITALIA DALLA RUSSIA?
Oltre il 95 per cento del gas naturale consumato in Italia viene importato dall’estero.

Negli ultimi anni le importazioni dalla Russia sono cresciute, sia in percentuale che in valore assoluto. Si è passati dai circa 20 miliardi di metri cubi, pari a, grosso modo, il 25 per cento dei consumi, nel 2011, agli attuali 29 miliardi di metri cubi nel 2021, pari al 38 per cento dei consumi.

COSA SUCCEDE SE PUTIN DAL BLOCCA LE FORNITURE?
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, in una recente informativa al Parlamento ha spiegato che nel breve termine, grazie all’atteso miglioramento delle condizioni climatiche, è prevista una riduzione della domanda per uso civile di circa 40 milioni di metri cubi di gas al giorno. Dunque, ha spiegato, una completa interruzione dei flussi dalla Russia in questo momento, non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna. A meno che non ci siano picchi inattesi di freddo per cui sarebbe necessario riattivare i riscaldamenti. I picchi potrebbero comunque essere coperti attingendo agli stoccaggi che, però, in questo periodo sono particolarmente vuoti. 

CHE PROSPETTIVE CI SONO PER IL PROSSIMO INVERNO?
È il passaggio più delicato. Eni ha dichiarato che entro questo inverno sarà in grado di sostituire il 50 per cento del gas Russo con gas proprio. Ma non basterà. È stato ancora una volta il ministro Cingolani a chiarire che i prossimi due inverni non saranno semplici da affrontare senza gas russo. «Per i prossimi due inverni», ha spiegato il ministro, «sarebbe complesso assicurare tutte le forniture al sistema italiano e, pertanto, sarà necessario dotarsi di strumenti di accelerazione molto efficaci per gli investimenti che servono». 

C’È LA POSSIBILITÀDI RAZIONAMENTI?
La risposta è sì. Esistono piani del governo per introdurre misure di flessibilità sui consumi di gas (come l’interrompibilità nel settore industriale, che agisce per brevi periodi settimanali in caso di picchi della domanda) e sui consumi di gas del settore termoelettrico, dove esistono misure di riduzione del carico in modo controllato e misure di contenimento dei consumi in tutti gli altri settori. Potrebbe essere imposta una riduzione della temperatura dei riscaldamento domestico e degli uffici pubblici, oltre ad altre misure di risparmio energetico. 

QUANTO TEMPO SERVE PER SGANCIARSI DALLA RUSSIA?
La stima più attendibile è di tre anni. Il governo italiano, insieme a Eni, ha effettuato numerose missioni presso i Paesi produttori (Qatar, Algeria, Angola e Congo), per diversificare le forniture. Si stima che questi Paesi possano arrivare complessivamente a ridurre la dipendenza dalla Russia per circa 20 miliardi di metri cubi l’anno. L’incremento di importazioni del gas algerino, per esempio, con le infrastrutture attuali, è ipotizzabile sino a 9 miliardi di metri cubi l’anno, altri 2,5 miliardi dalla Libia. Il Tap può portare da subito 1,5 miliardi in più. Poi ci sono i volumi di gas liquefatto egiziano dell’impianto di Dalmietta (1,6 miliardi in più). Oltre ai rigassificatori. Snam come noto, è alla ricerca di due navi in grado di processare 10 miliardi di metri cubi l’anno. Ma la messa in esercizio richiede 12-18 mesi. Poi ci sono i rigassificatori italiani che hanno una capacità inutilizzata di 4,5 miliardi. 

CI SARÀ UNA RIDUZIONE DEI PREZZI DEL GAS?
I prezzi del gas sono destinati probabilmente a rimanere a lungo più alti che in passato, anche se inferiori ai picchi raggiunti allo scoppio della guerra in Ucraina. Lo scorso anno l’oro blu scambiava a 20 euro al Megawattora, a inizio marzo di quest’anno ha toccato un picco di 345 euro per poi chiudere poco sopra i 200 euro. Nell’ultima settimana il gas ha scambiato attorno ai 110 euro al Megawattora. In Europa si è iniziato a discutere di un possibile tetto al prezzo la cui asticella, anche se mai confermata, è stata indicata attorno agli 80 euro al Megawattora.

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