Confcommercio, settore automotive in crisi, servono incentivi

Confcommercio, settore automotive in crisi, servono incentivi
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Giovedì 21 Maggio 2020, 10:45
(Teleborsa) - Il comparto dell'automotive rischia di subire un pesantissimo contraccolpo per il lockdown di questi mesi, con la perdita di quasi 300mila vendite di vetture nuove ed almeno altrettante usate, nel periodo marzo-maggi. Per questo motivo servono misure e incentivi per ridare slancio al settore colpito dalla crisi da Coronavirus.

È il messaggio lanciato da Confcommercio Mobilità, federazione di settore aderente a Confcommercio che rappresenta le imprese della filiera dell'automotive.

Come si spiega una nota, nei primi giorni di riapertura del settore, le vendite si stanno concentrando sulla fascia bassa di prezzo e in molti casi i rivenditori ed alcune case stanno praticando offerte di vendita dilazionate, a tasso molto contenuto se non nullo e con differimento nel pagamento delle prime rate. "Iniziative, purtroppo, che non sono ancora sufficienti a dare ossigeno al mercato", sottolinea Confcommercio Mobilità. In mancanza di interventi di sostegno pubblico, infatti, per il 2020 si prevede un calo del 45% sulle immatricolazioni rispetto al 2019 che passerebbero così da 1,9 milioni a poco più di 1 milione.

Il settore - sottolinea Confcommercio Mobilità - conta circa 125mila imprese in Italia, con quasi 450mila addetti e un fatturato di circa 100 miliardi, ossia quasi il 6% del nostro PIL.

Per il presidente della Federazione, Simonpaolo Buongiardino, si tratta di "una situazione insostenibile che sta minando i conti e la tenuta delle nostre aziende in difficoltà da anni". "Per questo servono con urgenza misure di stimolo alla domanda, altrimenti le auto invendute continueranno ad aumentare sui piazzali italiani", ha concluso il Presidente Buongiardino

Tra le misure avanzate un contributo all'acquisto di auto nuove – non solo elettriche – da articolare come bonus rottamazione per favorire il ricambio del parco circolante, tra i più vetusti d'Europa, l'eliminazione del superbollo, la forfettizzazione dell'IPT ai livelli minimi e uguali su tutto il territorio e, per le utenze aziendali, la detraibilità dell'Iva, oggi al 40% salvo alcune eccezioni, fino al 100%.
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