Baretta, sottosegretario all'Economia: «Cig rifinanziata solo per i settori in difficoltà e lo stop ai licenziamenti non sarà per tutti»

Baretta, sottosegretario all'Economia: «Cig rifinanziata solo per i settori in difficoltà e lo stop ai licenziamenti non sarà per tutti»
Baretta, sottosegretario all'Economia: «Cig rifinanziata solo per i settori in difficoltà e lo stop ai licenziamenti non sarà per tutti»
di Andrea Bassi
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Domenica 28 Giugno 2020, 08:30

Sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, dopo i decreti di marzo e maggio da quasi 80 miliardi, sta per arrivare il decreto di luglio. Si parla di altri 20 miliardi di deficit, sarà questa la cifra?
«Le cifre, come insegna l'esperienza di questi mesi, sono incerte fino alla fine. E in particolare questa volta, perché c'è stata una progressione di preoccupazioni sulla base delle emergenze che si sono manifestate».
L'ultima volta, con il decreto di maggio, si era partiti da 20 miliardi e si è poi finiti a 55. Potrebbe accadere qualcosa del genere?
«Lo scostamento finale sarà definito dal consiglio dei ministri. Ma dobbiamo tenere conto del fatto che abbiamo alle spalle 80 miliardi già erogati. Le cifre, ripeto, variano sulla base di dinamiche che fino all'ultimo sono aperte».
La principale preoccupazione del governo al momento sembra rifinanziare la Cassa integrazione che ha un costo elevato, 5 miliardi al mese?
«Il rinnovo degli ammortizzatori sociali andrà finanziato. In modo più mirato, ma è necessario farlo perché non siamo fuori dalla crisi. C'è un problema di rischio occupazionale che in autunno potrebbe accentuarsi».
Che significa che la Cig va rifinanziata in modo mirato?
«Ci sono settori che hanno ripreso l'attività e quindi hanno meno bisogno di Cassa integrazione rispetto a due mesi fa. Se pensiamo che nel solo mese di aprile la domanda di Cig è stata uguale a quella di tutto il 2009, ci rendiamo forse conto di cosa abbiamo attraversato. Oggi non siamo fuori dalla crisi, ma non siamo più nemmeno nella situazione di aprile. Ora è possibile ed è necessario essere selettivi».
Per quali settori potrebbe rimanere la Cassa integrazione legata al Covid?
«Pensiamo per esempio al turismo».
In autunno il governo teme uno tsunami occupazionale. Questo anche perché fino al 17 agosto c'è l'anestetico del blocco dei licenziamenti. Prorogherete anche il divieto di licenziare?
«Diciamolo al contrario».
Cioè?
«Senza Cassa integrazione non è possibile bloccare i licenziamenti».
Quindi i licenziamenti rimarranno bloccati per i soli settori che continueranno a beneficiare della Cassa legata al Covid?
«La Cassa integrazione è un'alternativa al licenziamento. Diverso il discorso per le aziende che sono in crisi per motivi non legati al coronavirus. In quel caso il problema deve essere affrontato con le normali regole del negoziato sindacale e del confronto».
Come farete a scongiurare un'ondata di licenziamenti? Basteranno le decontribuzioni e gli incentivi di cui pure si è parlato in questi giorni?
«Credo che ci vorrà una grande politica di investimenti. Da un lato incentivando quelli privati come abbiamo fatto con l'ecobonus al 110%, e dall'altro spendendo al meglio le risorse che l'Europa ci metterà a disposizione con il Recovery fund».
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte spinge perché nel decreto di luglio ci sia un intervento di riduzione dell'Iva simile a quello fatto in Germania. Èun'ipotesi ancora sul tavolo?
«La ripartenza dei consumi è un tema rilevante. La caduta è stata pesante, con un meno 10 per cento. D'altra parte i risparmi - che per fortuna in Italia sono molti - in una situazione così difficilmente vanno in consumi. Semmai vanno più volentieri a migliorare il proprio patrimonio: ecco il senso del bonus energetico al 100/110%. In questo momento credo sia molto importante far ripartire gli investimenti. La questione dell'Iva andrebbe affrontata, dal mio punto di vista, nella riforma più complessiva del Fisco. Il governo aveva promesso una legge delega entro aprile, poi è arrivato il coronavirus e il dossier è stato congelato. Adesso credo sia il momento di riaprire quel tavolo».
La cancelliera Angela Merkel spige perché l'Italia attivi il Mes. Cosa manca per prendere una decisione, qualunque essa sia?
«Dal mio punto di vista nulla. Politicamente si è deciso di attendere la definizione in Europa del Recovery fund».
 

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