Che il cashback non avesse mai convinto fino in fondo Mario Draghi era cosa nota. Ma in pochi si aspettavano lo stop già da questo semestre. La decisione presa dalla cabina di regia a Palazzo Chigi di fermare la misura anti-evasione, nata durante il governo Conte bis e fortemente voluta dal Movimento 5 stelle, è arrivata un po’ a sorpresa e ha creato una larga spaccatura nella maggioranza.
Mentre Salvini rivendica di aver chiesto lo stop e chiede di eliminare il tetto all’uso del contante, i pentastellati protestano: «Sospenderla è un errore, l’ho detto in cabina di regia – dice il ministro Stefano Patuanelli - mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione».
Nonostante le spaccature nella maggioranza, il premier Draghi sembra intenzionato a non tornare indietro e a mantenere la misura in stand by almeno per sei mesi. L’operazione cashback, finanziata con 5 miliardi e inizialmente prevista fino al giugno 2022, permetteva il rimborso del 10% delle spese fatte con carte e bancomat. Era stata voluta soprattutto per incentivare l’uso della carte mentre per i suoi detrattori aveva costi superiori ai benefici. A guardare i numeri agli italiani la misura era piaciuta: in questo semestre 7,8 milioni di cittadini hanno fatto transazioni valide e di questi 5,9 milioni hanno già maturato il diritto a ricevere un rimborso fino a 150 euro. Da oggi bisognerà dirle addio. Rimane fermo il pagamento delle somme accumulate con le transazioni fatte con carte di debito e credito e il “superpremio” da 1500 euro ai maggiori utilizzatori.