Case pignorate, vendite più rapide. Ma per gli sfratti c’è il salva inquilini

Case pignorate, vendite più rapide. Ma per lo sfratto c’è il salva inquilini
Case pignorate, vendite più rapide. Ma per lo sfratto c’è il salva inquilini
di Andrea Bassi
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Martedì 7 Settembre 2021, 21:51 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 13:04

Sulle esecuzioni immobiliari il governo prova ad accelerare. L’obiettivo è rendere più rapida la vendita dei beni pignorati. Un impegno preso anche con la Commissione europea all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La riforma è stata presentata dal governo in Senato tramite un emendamento all’articolo 8 della riforma del processo civile. Ieri in una lunghissima riunione tra la maggioranza e il governo, alla quale ha preso parte anche il ministro Marta Cartabia, sono state decise una serie di modifiche da apportare al testo. Innanzitutto l’emendamento del governo prevede che come titolo per chiedere l’esecuzione forzata, basterà una copia conforme all’originale della sentenza del giudice. Non sarà cioè più necessario avere la forma esecutiva affidata agli ufficiali giudiziari. Una misura di semplificazione, insomma. Vengono poi rivisti i termini di deposito della certificazione ipocatastale dell’immobile. Una modifica che, da sola, secondo quanto previsto negli impegni con l’Europa, dovrebbe portare ad una riduzione di ben due mesi nella fase introduttiva dell’esecuzione immobiliare. Ma il punto più delicato affrontato ieri durante il vertice tra governo e maggioranza, è stato quello relativo alla liberazione degli immobili da parte dei debitori sottoposti a procedura di vendita. 

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Le modifiche

L’emendamento del governo, per semplificare la procedura di vendita dell’immobile, aveva previsto che il giudice ordinasse la liberazione dell’immobile abitato dal proprietario (l’esecutato) col nucleo familiare al momento dell’aggiudicazione dell’asta, ferma restando comunque la possibilità di disporre anticipatamente la liberazione nei casi di impedimento alle attività degli ausiliari del giudice, di ostacolo del diritto di visita di potenziali acquirenti, di omessa manutenzione del bene in uno stato di buona conservazione o di violazione degli altri obblighi che la legge pone a carico del debitore o degli occupanti.

Ma su questo punto il Pd, appoggiato dal Movimento Cinque Stelle, ha posto una questione politica, chiedendo di “ammorbidire” la norma. La modifica, sulla quale sarebbe arrivato anche il parere favorevole del governo, prevede che il debitore possa continuare a vivere nella casa venduta all’asta fino all’emanazione del decreto di trasferimento. Poco, insomma, cambierebbe rispetto ad oggi. Tra l’aggiudicazione dell’immobile e il decreto, infatti, possono passare anche svariati mesi.

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L’intenzione, come avvenuto nel blocco degli sfratti, sembra ancora quella di privilegiare il debitore moroso che occupa l’immobile piuttosto che l’acquirente o il legittimo proprietario del bene. Dovrebbe invece rimanere un’altra previsione inserita dal governo nel suo emendamento. Se l’immobile non è occupato dal debitore, ma da un soggetto terzo privo di un titolo opponibile alla procedura di esecuzione, la liberazione dovrà avvenire al più tardi nel momento in cui il giudice ordina la vendita del bene. Un’altra delle novità introdotte dal testo del governo riguarda la cosiddetta «vente privée», la vendita privata. Ossia il debitore può chiedere al giudice dell’esecuzione di essere autorizzato a procedere direttamente alla vendita dell’immobile pignorato per un prezzo non inferiore al prezzo base indicato nella perizia di stima. Intanto si avvicina la prima scadenza del blocco degli sfratti. Per i provvedimenti di rilascio adottati dal 28 febbraio e il 30 settembre 2020 la fine del blocco scatterà il prossimo primo di ottobre. Per i provvedimenti di rilascio adottati invece dal primo ottobre 2020 al 30 giugno 2021 il blocco resterà in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno.

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