Niente vendita o affitto se la casa spreca energia: la direttiva choc della Ue che mina il mercato degli immobili

La bozza del provvedimento: nel 2033 la classe energetica minima sarà la “C”. Abitazioni sul mercato solo con l’impegno a raggiungere in tre anni i requisiti richiesti

Niente vendita o affitto se la casa spreca energia: la direttiva choc della Ue
Niente vendita o affitto se la casa spreca energia: la direttiva choc della Ue
di Andrea Bassi e Luca Cifoni
4 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Dicembre 2021, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 13:53

Dopo lo stop alle auto a benzina e diesel entro il 2035, la Commissione europea prepara una stretta “green”, draconiana, anche sugli immobili. Quelli che sprecano troppa energia non potranno più essere venduti o affittati dai proprietari. Una misura choc, che si inserisce nel filone della lotta ai cambiamenti climatici, ma che rischia di avere impatti pesantissimi sui mercati immobiliari di tutti gli Stati membri. Il provvedimento della Commissione non è stato ancora reso noto. La bozza della direttiva sarà pubblicata il prossimo 14 dicembre, ma Il Messaggero ha potuto leggerne una bozza. Il punto di arrivo dichiarato dalla Commissione è che, entro il 2050, tutti gli edifici dovranno essere a «emissioni zero».

Recovery Plan, maxi-dote da 123 miliardi: alla svolta verde e digitale

Ogni Paese dovrà definire quali sono gli standard minimi di prestazione energetica che dovranno possedere gli immobili. Questi standard minimi, dovranno iniziare ad essere applicati al più tardi dal 2027. Poi entro il 2035 tutti gli immobili presenti nel Paese dovranno rispettare i nuovi standard. Ma cosa accadrà agli immobili che non raggiungeranno i nuovi standard di efficienza energetica? La direttiva prevede che gli Stati introducano delle norme per vietare la vendita e l’affitto degli immobili che a partire dal 2027 (per gli appartamenti in condominio gli standard scatteranno invece nel 2030), non abbiano raggiunti il minimo di efficienza energetica richiesto. Questo minimo sarà, spiega la direttiva, la classe energetica E a partire dal 2027, la classe energetica D, a partire dal 2030 e, infine, la classe energetica C a partire dal primo gennaio del 2033.

Quanto sia complesso raggiungere queste “performance” energetiche è evidente. Basta scorrere gli avvisi delle compravendite di immobili in una qualsiasi città italiana, dove la maggior parte degli annunci riporta una classe energetica G, la più bassa. È pure vero che in Italia ci sono molti cantieri in corso di efficientamento energetico grazie al Superbonus del 110%. Ma è altrettanto vero che il ministro dell’Economia Daniele Franco secondo, durante l’audizione sulla manovra di bilancio, ha ricordato che secondo «i dati Enea a fronte di 9,6 miliardi di lavori gli oneri ammontano a 10,5 miliardi, e siamo allo 0,5% del patrimonio immobiliare italiano». La riqualificazione energetica del patrimonio insomma, ha costi elevatissimi, e nei prossimi anni il costo sarà sostenuto solo parzialmente dallo Stato attraverso i bonus che, gradualmente, caleranno fino al 65%. Il divieto di vendita di cui parla la bozza di direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici, non è assoluto. C’è una via per poter vendere o affittare il proprio immobile: bisogna impegnarsi a raggiungere la classe energetica indicata dalla direttiva entro tre anni dalla stipula dell’atto di vendita o del contratto di affitto. 

Superbonus 110%, proroga fino al 2023 e accordo per eliminare il tetto Isee

 

Le reazioni

Duro il commento di Confedilizia. «L’obbligatorietà della riqualificazione energetica», fanno sapere fonti dell’associazione, «oltre ad essere inaccettabile e costosa, è accompagnata da ulteriori, assurde, previsioni normative. Gli edifici privi dei requisiti minimi richiesti dalla Direttiva verranno espunti dal mercato delle locazioni e delle compravendite. Nel primo caso», sottolinea Confedilizia, «ci saranno evidenti ricadute anche di carattere sociale. Si ridurranno in maniera significativa il numero di immobili posti sul mercato degli affitti e, inoltre i canoni cresceranno esponenzialmente al costo sostenuto dai proprietari per adeguare gli immobili». Lo stravolgimento, sempre secondo Confedilizia, «riguarderà anche il mercato delle compravendite, in quanto tutti gli immobili privi dei requisiti subiranno una significativa svalutazione». Insomma, per ora non è chiaro se la Commissione europea, varando questa direttiva, riuscirà a “decarbonizzare” gli edifici d’Europa, ma certamente in questo modo, sostiene l’associazione, «ridurrà in cenere il mercato immobiliare e anche i proprietari».

© RIPRODUZIONE RISERVATA