Cartelle esattoriali, il piano del Tesoro sul fisco: debiti cancellati dopo 5 anni

Cartelle esattoriali, il piano del Tesoro sul fisco: debiti cancellati dopo 5 anni
Cartelle esattoriali, il piano del Tesoro sul fisco: debiti cancellati dopo 5 anni
di Michele Di Branco e Umberto Mancini
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Lunedì 7 Giugno 2021, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 10:26

Parola d’ordine: accorciare i tempi. Cinque anni per riscuotere e poi basta: se il fisco non sarà stato in grado di farsi pagare, nel giro di 60 mesi, le cartelle esattoriali finiranno al macero. Governo pronto a mandare in pensione l’epoca dell’eterna caccia ai morosi. Ci sono 160 milioni di cartelle ancora in ballo e l’80% si riferisce al periodo 2000-2015. Tra i 18 milioni di italiani cui il fisco dà la caccia (quasi mille i miliardi da recuperare) la maggior parte è chiamata in causa per multe, contributi, imposte e gabelle non pagate che si riferiscono a tempi ormai antichissimi.

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LE TAPPE

L’esecutivo vuole darci un taglio e con la nuova riforma della riscossione (le due precedenti, quella del 1999 e quella successiva del 2006, con la nascita della contestatissima Equitalia e la riconduzione in mano pubblica del recupero coattivo delle tasse non pagate hanno dato qualche risultato) punta a cancellare il problema dei problemi: la montagna di arretrati. Se con il decreto Sostegni si è arrivati al condono (come ha ammesso senza mezzi termini Mario Draghi) è perché, appunto, la riscossione delle tasse resta un flop. «È chiaro che sulle cartelle lo Stato non ha funzionato, uno Stato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa» ha spiegato il premier. È il manifesto di una sconfitta.

Il ministero dell’Economia sta preparando una riforma da sottoporre nelle sue linee generali al Parlamento con una relazione, che presto il ministro Daniele Franco renderà nota, che indichi «i criteri per procedere alla revisione del meccanismo di controllo e di discarico dei crediti non riscossi».

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Il sistema, citando le parole utilizzate in audizione parlamentare dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, non funziona in quanto, ad esempio, «per i contribuenti che non estinguono il debito, a seguito della notifica della cartella o dell’avviso, è necessario avviare le attività di recupero all’interno di un quadro normativo che si presenta macchinoso ed impone lo svolgimento di attività pressoché indistinte per tutte le tipologie di credito iscritte a ruolo, non potendo modulare l’azione di recupero secondo principi di efficienza ed efficacia. E questo condiziona la possibilità di migliorare i risultati di riscossione». Inoltre, le norme a tutela del contribuente (come l’impignorabilità della prima casa), inibiscono o limitano le azioni di recupero. In sostanza, da una parte le leggi sono eccessivamente garantiste e dall’altra impongono all’amministrazione di perseguire tutti i crediti, magari per anni e per pochi spiccioli da incassare, senza alcuna logica di convenienza finanziaria. E questo, nei piani degli uomini del fisco, deve cambiare. 

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LE CIFRE IN GIOCO
Tanto più che il volume degli incassi complessivi da riscossione stimati per l’anno 2020 risulta pari a 6,4 miliardi di euro. Davvero poco. Secondo l’Agenzia delle Entrate, lo Stato deve ridurre drasticamente i termini di esigibilità dei crediti. Lo scorso anno i termini sono stati ulteriormente prorogati e le prime comunicazioni di inesigibilità saranno trasmesse entro il 31 dicembre 2023 per i ruoli consegnati nell’anno 2018, mentre i crediti più antichi, la cui speranza di riscossione è assai remota, rimarranno ancora molti anni all’interno del magazzino. Norme alla mano, I crediti affidati nell’anno 2000, quindi 20 anni fa, saranno definitivamente rendicontati e cancellati solamente tra 22 anni. 

LO SCOPO

Per questa ragione si pensa, appunto, ad imporre all’agente della riscossione un termine preciso: 5 anni. Vale a dire 60 mesi di tempo tra la consegna della pretesa esattoriale da parte dell’ente impositore (Agenzia delle entrate, Inps e comuni) nelle mani del fisco e l’incasso. Trascorso quel periodo senza effetti la cartella esattoriale viene cancellata. «La revisione dell’attuale meccanismo dell’inesigibilità – spiega una fonte impegnata sul dossier – determinerebbe la possibilità di pianificare meglio l’attività di riscossione e di ottimizzare, in relazione ai mezzi a disposizione, i risultati dell’azione che sono condizionati dal dover svolgere azioni di recupero che, troppo spesso, assumono carattere solo formale». Traduzione: azione concentrata sugli importi più rilevanti. Per andare a colpo sicuro e recuperare gettito. 
 

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