Cartelle, ecco la proroga: un mese in più per tutti. A giugno rientro soft del debito per chi ha perso il 30%

Cartelle, ecco la proroga: un mese in più per tutti. A giugno rientro soft del debito per chi ha perso il 30%
Cartelle, ecco la proroga: un mese in più per tutti. A giugno rientro soft del debito per chi ha perso il 30%
di Michele Di Branco
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Venerdì 30 Aprile 2021, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 09:37

Ancora un mese di stop. Ieri il governo ha approvato il decreto proroghe congelando però, per qualche giorno, la questione fiscale. Ma l’orientamento dell’esecutivo appare ormai chiaro: far slittare nuovamente l’invio delle cartelle esattoriali (bloccate ormai dall’8 marzo 2020) la cui sospensione, stabilita attraverso il decreto Sostegni, termina oggi.

I RISCHI

Senza un ennesimo rinvio, 35 milioni di atti esecutivi riprenderebbero ad essere inviati ai contribuenti a partire da lunedì 3 maggio.

Una prospettiva che, in tempo di pandemia e di crescenti difficoltà economiche per famiglie e imprese, allarma la maggioranza che sostiene il premier Mario Draghi.

Per questa ragione si rafforza l’ipotesi che, all’interno del decreto Sostegni-bis, venga inserita una norma che, appunto, posticipi al 31 maggio la ripresa dell’attività di riscossione delle tasse. Questa scelta, considerato che il decreto arriverà tra alcune settimane, verrebbe anticipata da una comunicazione del ministero dell’Economia nel corso di questo fine settimana. L’accordo politico, su questo delicato dossier, è stato già raggiunto anche se non tutta la maggioranza sarebbe d’accordo nel proseguire con la sospensione tout court.

LA SOLUZIONE

Tra i partiti del centrosinistra c’è infatti chi sarebbe più favorevole ad una ripresa morbida della riscossione, con un occhio di riguardo per chi ha maggiormente sofferto della crisi pandemica e riportato maggiori perdite. La sintesi potrebbe appunto consistere in una sospensione di un mese per tutti, per poi definire un meccanismo di rientro dai debiti tributari agevolato per chi rientra tra i beneficiari dei ristori. Vale a dire quei soggetti che hanno accusato perdite superiori al 30%. Che la scelta ricada su una proroga totale o parziale (Lega e Forza Italia spingono per un congelamento fino al 31 luglio), ci sarà comunque da fare i conti con stringenti vincoli di bilancio, considerato che il decreto Sostegni ha a disposizione una dote di appena 550 milioni e il rinvio delle cartelle andrebbe ad assorbirla quasi interamente. Con il nuovo stop alla riscossione (ma gli avvisi bonari sono ripresi dal 1° aprile) verrebbero nuovamente congelati i carichi affidati all’agente della riscossione e dei pignoramenti su stipendi e pensioni. Con la proroga si bloccherebbero infatti non solo le cartelle esattoriali, ma anche gli accertamenti esecutivi, i fermi e gli avvisi di addebito Inps.

LE RATE

Tutto confermato sul fronte della rottamazione e del saldo e stralcio: per non perdere i benefici della definizione agevolata, chi è in regola con i versamenti del 2019 deve effettuare entro il 31 luglio 2021 il pagamento delle rate previste e non ancora versate nel 2020. Il pagamento delle rate previste nel 2021, invece, dovrà avvenire entro il 30 novembre 2021. Se il pagamento avverrà oltre i termini previsti (la legge consente ulteriori 5 giorni di tolleranza) o per importi parziali, si perderanno i benefici della misura. Quanto al condono delle cartelle esattoriali 2000-2010 fino a 5 mila euro di importo per chi ha un reddito inferiore a 30 mila euro, introdotto dal decreto Sostegni, non dovrebbero esserci modifiche in sede di conversione.

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Potranno comunque usufruirne anche i contribuenti che hanno aderito alla Rottamazione-ter. Fonti politiche alle prese con il dossier riscossione fanno osservare che il rallentamento dell’attività serve anche per velocizzare la riforma alla quale stanno lavorando ministero dell’Economia e Agenzia delle Entrate. “E’ chiaro che sulle cartelle lo Stato non ha funzionato, uno Stato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa” ha spiegato Draghi alcune settimane fa. La parola d’ordine della riforma alla quale pensa il governo è farsi pagare presto e concentrare la caccia sui crediti fiscali più sostanziosi abbandonando piste che costano troppo allo Stato rispetto ai risultati economici che possono dare. Ma il primo passaggio è liberarsi del magazzino della ex Equitalia (987 miliardi di euro), affogato da milioni di cartelle che in 9 casi su 10 oramai non sono in sostanza più esigibili.
 

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