Bonus Renzi 80 euro diventa detrazione, esteso ai redditi fino a 35 mila. Nodo incapienti

Bonus Renzi 80 euro diventa detrazione, esteso ai redditi fino a 35.000. Nodo incapienti
Bonus Renzi 80 euro diventa detrazione, esteso ai redditi fino a 35.000. Nodo incapienti
di Luca Cifoni
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Lunedì 14 Ottobre 2019, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 07:32

Bonus 80 euro diventa detrazione e sarà esteso ai redditi fino a 35 mila. Due opzioni per il taglio del cuneo fiscale. Le risorse da destinare a quella che è una delle misure-simbolo della legge di Bilancio sono limitate e la dote basta solo per una delle due misure immaginate. La prima, che al momento sembra essere destinata a prevalere, consiste sostanzialmente in una prosecuzione del bonus 80 euro a beneficio di un particolare segmento di redditi medi, quelli che vanno da 26 mila a 35 mila euro l'anno di imponibile Irpef. Il credito d'imposta voluto dal governo Renzi ed attuato a partire dal 2014 verrebbe trasformato in detrazione ed esteso appunto, seppur con importo progressivamente decrescente, a questa fascia di lavoratori dipendenti. Per coloro che già ne godono, la somma potrebbe risultare leggermente ampliata, mentre si ridurrebbe ad una media di 40 euro mensile al di sopra dell'attuale soglia.

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L'ALTERNATIVA. L'alternativa è quella già annunciata dal vice-ministro dell'Economia Antonio Misiani, che prevede invece di destinare le risorse disponibili agli incapienti, i lavoratori dipendenti a basso reddito che sono rimasti esclusi dal beneficio degli 80 euro. Si tratta di coloro che avendo una retribuzione imponibile inferiore a 8.200 euro l'anno circa, attualmente non versano imposta e dunque non possono trarre vantaggio dalla detrazione. Per loro l'idea è stabilire un beneficio proporzionale al reddito, che per forza di cose verrebbe erogato come credito d'imposta, a cura del datore di lavoro oppure in dichiarazione dei redditi. Si tratta naturalmente di due scelte che avrebbero un significato diverso, andando a premiare platee tra loro ben distinte.

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Nel primo caso il segnale sarebbe indirizzato al ceto medio e rappresenterebbe un primo intervento in vista di una futura e impegnativa riforma dell'Irpef. Con la seconda opzione l'intervento avrebbe una valenza sociale più accentuata, a favore di una categoria che almeno parzialmente coincide con quella dei giovani con contratti atipici, finora sostanzialmente non raggiunti da misure di sostegno. Se come pare probabile questo capitolo verrà per il momento lasciato in sospeso, la stessa platea potrebbe essere beneficiata da una revisione delle attuali soglie per il reddito di cittadinanza.

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GLI ONERI. Con entrambe le soluzioni, i benefici andrebbero comunque ai lavoratori, sotto forma di una retribuzione netta più alta e meno distante da quella lorda. Resta da vedere se e in che modo potranno essere favorite anche le imprese, per la parte di costo del lavoro che grava su di loro. Si era parlato della riduzione di alcuni oneri contributivi, anche come forma di compensazione per la futura entrata in vigore del salario minimo caro al Movimento Cinque Stelle.

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