Licenziamenti, salta il blocco ecco le nuove regole. Confindustria attacca Orlando

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando
di Jacopo Orsini
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Martedì 25 Maggio 2021, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 00:27

Il cambio di rotta del governo sul blocco dei licenziamenti dopo il pesante attacco di Confindustria, spalleggiata dal centrodestra, scatena la reazione dei sindacati che stimano in quasi mezzo milione i posti di lavoro ora a rischio con la decisione di far saltare la proroga dello stop fino al 28 agosto voluta dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Ma il premier Mario Draghi rivendica il superamento del blocco, che definisce «un passo avanti», e aggiunge: «Spero che sindacati e imprese si ritrovino nella mediazione». Poi spiega: «Dal primo luglio non c’è più il divieto assoluto di licenziare, perché un’azienda che non richiede la cassa può farlo, ma c’è un forte incentivo a non farlo». «Mi pare una mediazione che certamente scontenta chi avrebbero voluto continuare con il blocco ma non scontenta, almeno così mi pare, quelli che avrebbero voluto sbloccare tutto immediatamente», continua Draghi. «Il governo aveva già annunciato il termine del blocco all’epoca, se non sbaglio, della presentazione del Def, e quindi questo provvedimento è decisamente un miglioramento rispetto alla situazione precedente», aggiunge il premier.

LA MEDIAZIONE
Ma cosa stabilisce la mediazione su cui si è raggiunta l’intesa nel governo? I provvedimenti per l’emergenza varati dal governo nei mesi scorsi prevedono fino al 30 giugno prossimo la cassa integrazione (cig) gratuita e il divieto di licenziamento totale, sia per le imprese che usano l’ammortizzatore sia per quelle che non lo usano. Senza nuovi interventi dunque, l’industria e l’edilizia sarebbero tornate alle regole ordinarie dal primo luglio: in sostanza libertà di licenziare per le aziende e cig ordinaria che ha un costo di funzionamento del 9%-15% della retribuzione del dipendente. L’esecutivo intende invece - «in linea con tutti gli altri paesi europei che da sempre hanno preso questa strada», si sottolinea a Palazzo Chig - garantire la cig gratuita anche dopo l’1 luglio. Le imprese in sostanza non avrebbero la possibilità di scegliere tra usare la cassa a pagamento e quella gratuita: se utilizzano la cig devono prenderla gratuita ma in cambio si impegnano a non mandare via alcun dipendente. A partire da luglio non ci sarebbe quindi più, come invece ora, un divieto assoluto - se non chiede la cig un’azienda è libera di licenziare - ma come ha sottolineato il premier ci sarebbe un «forte incentivo a non farlo», perché il ricorso agli ammortizzatori è gratuito per l’impresa.

Queste nuove regole valgono comunque solo per industria ed edilizia, mentre per i servizi il divieto totale di licenziamento (sia per le aziende che usano la cig sia per quelle che ne fanno a meno) vale fino a fine ottobre e la cassa gratuita fino a dicembre.

Intanto il ministro del Lavoro difende il dispositivo che prevedeva la proroga del blocco fino al 28 agosto, poi cancellato dall’intervento di Draghi. E annuncia che entro luglio la riforma degli ammortizzatori sociali arriverà in Consiglio dei ministri. «Sono solo preoccupato di dare quanti più strumenti possibili per evitare effetti negativi sui lavoratori», osserva Orlando al Tg3, sottolinenado di non voler «cadere nelle polemiche» ma puntualizzando che la norma osteggiata dagli imprenditori è passata dal Consiglio dei ministri ed è «ispirata esclusivamente dal buon senso».

Confindustria invece non si accontenta della retromarcia del governo e torna all’attacco: «Questa storia è destinata a segnare in modo profondo i rapporti con il Ministero», afferma il vice presidente Maurizio Stirpe. Gli industriali riconoscono che la mediazionendi Draghi «può anche funzionare» anche se, aggiunge Stirpe, «dobbiamo ancora valutare esattamente cosa c'è scritto nei testi». Ma «i problemi di metodo rimangono tutti» con Orlando, aggiunge il vice presidente dell'associazione degli imprenditori.

La strada presa dall’esecutivo non piace intanto per niente ai sindacati, che temono una ondata di licenziamenti (dopo i 900 mila posti di lavoro persi fra febbraio 2020 e lo scorso aprile) e chiedono una proroga del blocco fino a dicembre. Uno stop che secondo le stime della Banca d’Italia ha consentito nel periodo dell’emergenza, fra il 2020 e il 2021, di evitare 360 mila licenziamenti. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ribadisce che «la soluzione adottata è debole e non riuscirà ad arginare lo tsunami sociale e occupazionale». «Il governo pensi a sbloccare gli investimenti e non i licenziamenti», insiste. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parla invece di «messaggio sbagliato», accusa Draghi di aver «ascoltato un po’ troppo Confindustria» e aggiunge: «Continueremo a chiedere la proroga del blocco».
 

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