Biocarburanti, ecco come rendere green benzina e diesel

Secondo gli esperti la chimica degli e-fuel è molto simile a quella dei carburanti fossili. Necessarie la taratura dell’elettronica e una verifica sulla tenuta dei serbatoi

Auto elettriche, biocarburanti: ecco come rendere green benzina e diesel
Auto elettriche, biocarburanti: ecco come rendere green benzina e diesel
di Nicola Desiderio
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Mercoledì 22 Marzo 2023, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 12:05

L’Unione Europea ipotizza che dopo il 2035, oltre alle auto elettriche (a batteria o fuel cell ad idrogeno), potranno essere vendute anche quelle dotate di motore a combustione interna capace di bruciare gli e-fuel. Si tratta di carburanti prodotti con il carbonio preso dall’anidride carbonica catturata dall’atmosfera e l’idrogeno verde, ricavato per elettrolisi dall’acqua utilizzando energia da fonti rinnovabili. Queste caratteristiche li renderebbe sostanzialmente neutrali dal punto di vista dell’impronta di carbonio bilanciando – più o meno completamente – la CO2 emessa dalle vetture. Ma come è possibile passare agli e-fuel con i motori delle automobili che guidiamo ora? Sicuramente non sarebbe come montare un impianto a gas in un’officina. La combustione di un carburante sintetico è diversa da quella di uno di origine fossile, dunque occorrerebbero quantomeno tarature diverse all’elettronica e sarebbe da verificare l’effetto che avrebbe sui serbatoi, i condotti, gli impianti di iniezione e anche sulla distribuzione e altre parti del motore. Tuttavia, secondo molti esperti la chimica degli e-fuel appare molto simile a quella dei carburanti fossili e non dovrebbero esserci grandi problemi. 

LA NORMATIVA

La bozza di normativa proposta non prevede però la riconversione dei motori esistenti, ma una nuova classe di omologazione dal 2035 per vetture che possono marciare solo e soltanto con e-fuel e dotate di dispositivi tecnici in grado di impedire di utilizzare benzina o gasolio.

D’altro canto, occorrerebbe una normativa che, così come accade oggi per i biocarburanti, disciplini la presenza di una quota di carburante sintetico mescolato con benzina, gasolio, metano e GPL per le auto in circolazione. Le case automobilistiche, che stanno disinvestendo dallo sviluppo di motori a combustione interna, potrebbero trovare un incentivo nel motorsport dove i carburanti alternativi sono già una realtà. Parliamo di biocarburanti che sono utilizzati al 10% in Formula 1 e al 100% nel Wec (World endurance championship) mentre nel Wrc (World rally championship) è utilizzata una miscela di carburanti bio e sintetici. Ma non è detto che trovino conveniente investire nella progettazione di motori nuovi e nella riconversione dei motori esistenti.

A sostenere apertamente gli e-fuel sono Porsche e Mazda. La prima ha già avviato un impianto di produzione in Cile con il coinvolgimento anche di Enel; la seconda è il primo ed unico costruttore automobilistico che fa parte della E-Fuel Alliance. I motivi: Porsche vuole mantenere una quota “iconica” di auto con motore a scoppio all’interno della propria gamma; Mazda ha sempre sostenuto che, prima di passare all’elettrificazione, bisogna esplorare tutto il potenziale dei motori a combustione interna. I detrattori come Transport&Environment, che porta avanti a spada tratta la causa dell’elettrico a batteria, sostiene che gli e-fuel potranno riguardare al massimo il 2% del circolante europeo, eroderebbero una quota consistente delle energie rinnovabili e costerebbero 10 euro al litro, quotazione confermata anche da chi sostiene gli e-fuel, ma spera nelle economie di scala per abbatterne i costi e far pagare all’automobilista un prezzo che renda la transizione sostenibile per le sue tasche.

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