Autostrade, nuovo ultimatum: proposta subito o revoca concessione

Autostrade, nuovo ultimatum: proposta subito o revoca concessione
Autostrade, nuovo ultimatum: proposta subito o revoca concessione
di Roberta Amoruso
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Venerdì 10 Luglio 2020, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 12:25

«O arriva una proposta vantaggiosa per lo Stato o procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche». Il premier Giuseppe Conte aveva lasciato intendere pubblicamente già prima dell'incontro di ieri al Mit qual è la linea del governo. Una linea dura rafforzata ancora di più della decisione della Consulta che ha dato torto ad Aspi sul Decreto Genova. Il risultato del faccia a faccia di ieri non è stata che una conferma.

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Dunque è scattato l'ennesimo ultimatum dell'esecutivo. O arriva una nuova proposta entro il week-end, e precisamente entro mezzogiorno di domani, che tuteli l'interesse pubblico, a partire dalla revisione delle tariffe, da risorse compensative e da cambio di passo su manutenzione e controlli. Oppure lo strappo sulla Convenzione del 2007 sarà inevitabile per il governo. Anche perché le proposte avanzate finora, sarebbe stato ribadito al tavolo, non sono ritenute soddisfacenti e non possono in alcun modo interrompere la procedura di risoluzione della concessione. Dunque, la palla passa ad Autostrade per l'Italia.

Ieri mattina la situazione è stata oggetto di una prima analisi in un cda di Atlantia già programmato, e che sarà chiamato a riunirsi nuovamente in queste ore anche per decidere fin dove spingersi con una proposta alternativa che, può contemplare anche una diluizione della quota in Aspi. E a quanto pare i Benetton sono ora pronti a cedere anche il controllo attraverso un aumento di capitale riservato. Purchè il nuovo socio abbia le spalle larghe e si trovi un accordo accettabile sul prezzo.

GLI IMPEGNI
Secondo fonti del Mit si è trattato di un incontro convocato apposta per ribadire la posizione del governo. Un passaggio necessario dopo che la società autostradale aveva fatto sapere di «non aver mai ricevuto riscontri formale alle proposte inviate all'esecutivo».

Dunque, dopo la proposta di maggio andata anche oltre i 2,9 miliardi offerti in precedenza, Aspi dovrà mettere sul tavolo qualcosa di più, purché sia soddisfacente, fanno sapere dal Mit, e tenga conto di tutti gli elementi forniti dalla parte pubblica del tavolo, appunto nel interesse pubblico. Nel dettaglio, la nuova proposta deve contenere il nodo delle tariffe, delle risorse compensative, delle sanzioni in caso di inadempimento alle manutenzioni e quindi le manutenzione e controlli. Per il resto, ulteriori elementi, ma anche il tema del riassetto in Aspi, saranno affrontati nel prossimo Cdm. Del resto si tratta di un nodo tutto politico considerate le forti pressioni M5S per la revoca della concessione.
 


Al di là dei toni di facciata, però, l'incontro di due ore al ministero si è svolto in un clima definito collaborativo. Da una parte del tavolo i capi di gabinetto di Mit e Mef, Alberto Stancanelli e Luigi Carbone, e il segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Chieppa, dall'altra gli ad di Aspi e Atlantia, Roberto Tomasi e Carlo Bertazzo si è parlato dei nodi tecnici. Senza nascondere l'obiettivo della «pacificazione» anche dal fronte politico.

LE LIMATURE
I capitoli più spinosi? Il taglio delle tariffe e l'ostacolo alla bancabilità del gruppo posto dal Milleproroghe. Il governo insiste su un taglio dei pedaggi del 5%, mentre Aspi propende per riduzioni mirate di pedaggio. Un'ipotesi di compromesso, tutta da valutare, potrebbe essere una riduzione iniziale delle tariffe sulla linea del governo da compensare in una fase successiva (quindi a saldi invariati). Più difficile superare invece il nodo dell'art. 35 del Milleproroghe che disciplina il caso in cui la revoca di una concessione derivi da «grave inadempimento».

Perché una modifica del Decreto per via amministrativa con una restrizione delle fattispecie del «grave inadempimento» da sottoporre alla valutazione di una commissione potrebbe non bastare a convincere le agenzie di rating. Di qui le preoccupazione sulla bancabilità, che rimangono forti per Aspi. È da ricordare che nella sua ultima proposta Aspi si è resa disponibile a farsi carico di 1,5 miliardi di riduzioni tariffarie. A ciò si aggiunge un incremento di 700 milioni sulle manutenzioni già previste. Poi ci sono i 600 milioni per ricostruire il Morandi, più altri 100 per coprire eventuali extra-costi. Quasi 3 miliardi. Ma il governo chiede 500 milioni in più.

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