L'urgenza di non dover davvero più sopravvivere grazie alle fonti fossili.
È questo senso dell’emergenza, esploso con la guerra in Ucraina, a rendere ora più che mai la transizione energetica come la regina dei megatrend del prossimo decennio anche per i mercati. Ma può essere anche la scommessa di questi tempi, per chi vuole cogliere qualche opportunità in piena tempesta. Dove siamo? L’indice azionario globale ha perso quasi il 10% da inizio 2022, tra timori sui costi dell’energia, l’inflazione che corre, tassi in salita o ora una ripresa minacciata dalle mosse non previste di Putin. Certo, l’escalation militare intorno a Kiev riduce la visibilità sui trend economici dei prossimi mesi. Ma la storia dice che gli eventi geopolitici hanno un impatto limitato nel tempo. Meglio perciò guardare a quale può essere il paracadute contro le crisi future al quale si affideranno i governi: energie rinnovabili ed efficienza energetica, nel lungo termine l’unica risposta strutturale anche per diminuire la dipendenza dall’estero e la vulnerabilità nei confronti di eventi geopolitici.
La forte correzione delle azioni legate a tecnologie verdi, energie rinnovabili ed efficienza energetica apre dunque nuove opportunità, secondo Ubs WM Italy. Anche perché, ricorda Matteo Ramenghi, l’Agenzia internazionale per l’energia stima che saranno necessari investimenti annuali superiori a 4mila miliardi di dollari per arrivare all’obiettivo di zero emissioni nette di C02 entro il 2050, di cui quasi un terzo da fonti rinnovabili e un quinto da efficienza energetica. Risorse immense che genereranno molte opportunità. Quali? «Alcune sono già visibili», spiega il cio di Ubs WM Italy, «come l’energia pulita, i biocombustibili o i veicoli elettrici; altre sono a medio termine, come l’idrogeno o lo smaltimento delle emissioni di C02 (carbon capture)». Temi che hanno guidato i listini durante il 2021 con certe aspettative di crescita elevate e un forte contenuto tecnologico. Naturale che fossero coinvolti nella correzione che ha colpito tecnologia e titoli “growth”: in media hanno corretto in Borsa di quasi il 20% da novembre.
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