Il pallone scommette sulle criptovalute, ma in campo cresce il rischio di autogol

Il pallone scommette sulle criptovalute, ma in campo cresce il rischio di autogol
di Salvatore Riggio
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Febbraio 2022, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 10:48

Le criptovalute scommettono oltre 250 milioni sul calcio italiano e quasi un miliardo su quello europeo.

Sembra un’attrazione fatale, inarrestabile. Ma non è tutto oro quello che riluce. Proprio la scorsa settimana una delle maggiori piattaforme per i tifosi basate sulla moneta digitale è stata liquidata, lasciando migliaia di sostenitori con in mano dei token ormai “carta straccia” (sebbene di carta non di possa parlare). Iqoniq – che vantava accordi con la Liga spagnola, il team di F1 McLaren e diverse importanti società di calcio europee – ha subito un vero e proprio crollo, lasciando potenzialmente al verde club, organizzazioni sportive e tifosi. Insomma i rischi ci sono, insieme alle opportunità che arrivano da questa rivoluzione. Negli ultimi anni si è riversata sul mondo del pallone una pioggia di denaro virtuale. Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 è stata sancita la partnership storica tra l’Arsenal e CashBet, con il lancio della sua criptovaluta, la CashBet Coin. E ancora, nell’estate 2018, il denaro virtuale ha conquistato la Premier League, il campionato inglese. Molti club ricevettero pagamenti in criptovaluta per la sponsorizzazione con l’agenzia di trading online eToro. Si tratta di società come Brighton&Hove Albion, Cardiff City, Crystal Palace, Fulham, Leicester, Southampton, Tottenham, Bournemouth, Huddersfield Town e Newcastle.

I MOTIVI

 Poco alla volta le criptovalute hanno investito milioni negli stadi italiani ed europei. Basti pensare all’accordo di Crypto.com con il Psg: 25 milioni di euro l’anno (nel contratto di Lionel Messi è stato inserito un bonus pagato proprio con token per l’equivalente di 5 milioni di euro). Per intenderci, è la stessa azienda che sponsorizza il Var e Goal Line Technology nella serie A italiana. Per non dire degli accordi con Inter (Socios.com, 20 milioni a stagione; Zytara 21 milioni all’anno), Roma (DigitalBits, 11 milioni l’anno) e Lazio (Binance, 10 milioni a stagione). Senza dimenticare Milan (BitMEX, 4 milioni a stagione) e Juventus (BitGet, 5,5 milioni fino a giugno 2022; poi 7 milioni fino al 2023): anche se per loro si tratta di sponsor di manica, mentre per gli altri tre club citati sono main sponsor. Un interesse per il calcio che ha un obiettivo preciso: sfruttare la passione, soprattutto dei giovani, per questo sport, e trovare consenso e proseliti per le nuove valute.

DigitalBits, uno degli sponsor della Roma, ambisce ad avere come ambassador David Beckham. «Nell’ultimo anno abbiamo assistito a una crescente importanza di società attive nel settore delle criptovalute con un duplice ruolo», spiegano due top manager di Deloitte, Paolo Gianturco (senior partner-business operations&fintech leader) e Luigi Capitanio (partner monitor). «Da un lato diversi operatori del settore delle monete digitali sono stati in grado di portare liquidità attraverso sponsorizzazioni remunerative in un momento di complessità per tutte le società sportive alle prese con la pandemia. Dall’altro lato molteplici associazioni sportive si sono affidate a partner appartenenti al settore delle criptovalute per l’emissione di token digitali».

L’EVOLUZIONE

Si tratta dei cosiddetti “fan token”, volti a raccogliere capitale direttamente dai tifosi in cambio della possibilità di influire attraverso sondaggi su alcune piccole decisioni del club (come slogan, maglie, design del pullman della squadra). Questo fenomeno è sempre più diffuso e molti club in Italia (come Inter, Juventus e Milan) e in Europa (come Barcellona, Psg o Atletico Madrid) hanno già emesso i propri token. «A oggi, tuttavia, gli importi raccolti attraverso queste iniziative risultano molto contenuti rispetto ai bilanci delle primarie associazioni calcistiche (due milioni di euro raccolti dall’Inter a fine settembre su Socios.com, ndr)». I Non-Fungible Token (NFT) secondo il report di Deloitte “Tmt predictions 2022” nel 2022 genereranno 2 miliardi di dollari di introiti per le società sportive di tutto il mondo, quasi il doppio della cifra mobilitata nel 2021. «Le nostre previsioni dicono che entro la fine di quest’anno, almeno 4-5 milioni di appassionati di sport a livello globale avranno acquistato o ricevuto in regalo un oggetto da collezione sportivo NFT: i maggiori esempi in circolazione rimandano ai “momenti memorabili” messi in vendita dal Real Madrid; alla piattaforma Sorare per il gioco del fantacalcio che usa la tecnologia blockchain e gli NFT; alla Lega di serie A, che ha messo in vendita un potenziale NFT da record per la versione digitale del trofeo della Coppa Italia, finito all’asta per 70 milioni».

LE INCOGNITE

 Certo, i dubbi sono tanti. Queste aziende spesso si trovano in paradisi fiscali. La Socios.com ha sede a Malta, ma i servizi di wallet di valuta virtuale vengono offerti tramite la Socios Entertainment che sta in Estonia, mentre i token sono emessi dalla Socios Technologies svizzera e il mercato per lo scambio di token (chiliz) è gestito dalla Entertainment Trading Technologies Ltd delle Seychelles. Ed è sempre qui che ha sede la HDR Global Trading Limited, proprietaria di BitMEX, sponsor di manica del Milan. Invece, alle Cayman ha sede la Fusechain Xdb I Ltd, ovvero una delle due società che controllano Zytara Lab, partner dell’Inter e della Roma, nonché sponsor dei giallorossi tramite DigitalBits. Infine, Binance (sponsor Lazio) ha un fondatore cinese, Changpeng Zhao, ma ha sedi sparse in tutto il mondo senza un vero quartier generale. Prudenza, quindi.

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