La scalata del Lazio superfarmaceutico: primo in tecnologia, traina ripresa e occupazione

La scalata del Lazio superfarmaceutico: primo in tecnologia, traina ripresa e occupazione
di Umberto Mancini
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 14:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 09:12

Non è un caso se l’industria del Lazio e di Roma, nelle sue varie articolazioni, sia in vetta alla classifica italiana.

Traina, oggi come mai in passato, ripresa e occupazione. Eppure, almeno nell’immagine esterna e più superficiale, le eccellenze imprenditoriali della regione sono sottovalutate, nascoste, quasi dimenticate. In pochi sanno o fingono di non sapere che il Lazio è la seconda regione per produzione di Pil in Italia (186 miliardi, l’11,3% su base nazionale), la prima nel settore dell’Ict (Information and Communication Technologies) per dipendenti e aziende all’avanguardia. Nel tempo ha scalato posizioni su posizioni. Grazie alla tenacia di una classe imprenditoriale che ha dribblato la burocrazia, puntato sull’innovazione, riacquistato una centralità sul mercato internazionale e dell’alta tecnologia. E, come ha ricordato recentemente l’ex presidente di Confindustria e Unindustria Luigi Abete, non ha mai smesso di guardare avanti, anche ora, in questa fase difficile, stretta tra la crisi legata alla pandemia e il conflitto Russia-Ucraina. Del resto i dati parlano chiaro: corre l’export oltre quota 28 miliardi e corrono, proprio a testimoniare la vitalità di questa area, gli investimenti esteri che sfiorano 91 miliardi. «Siamo orgogliosi della nostra forza - dice Maurizio Stirpe, vice presidente di Confindustria ed ex numero uno di Unindustria - il Lazio è la regione italiana a più elevata specializzazione produttiva nei settori ad alta tecnologia e ad elevata intensità di conoscenza: il 7,8% degli occupati è impiegata nelle “High-technology manufacturing industries“ e negli “High-tech knowledge-intensive services”». Battendo così di gran lunga la Lombardia che vanta il 5,5%. Ma dove nasce questa forza? La spinta all’innovazione trova un habitat naturale nei 13 Atenei presenti sul territorio e nei centri di ricerca che da sempre ne costituiscono un tessuto forte: Cnr, Enea, Ispra, Aifa, tanto per citarne alcuni. Il 35% degli addetti alla ricerca delle istituzioni pubbliche italiane (escluse le università) si concentra qui, così come il 43% della spesa complessiva. Dalla ricerca allo sviluppo sul campo il passo è breve.

Tant’è che il Lazio è prima assoluta per export di servizi Ict (4 miliardi nel 2020, 48% del totale nazionale), con 770 imprese e 19.200 addetti. Senza contare che la Capitale è il principale polo italiano delle telecomunicazioni (24% del totale Italia), mentre a livello regionale troviamo la più alta concentrazione di imprese specializzate nel settore della cybersecurity (680 imprese su 3.000 totali), con un giro d’affari di oltre 1,3 miliardi.

TRADIZIONE

 Ma accanto ai comparti hi-tech contribuisco a far girare il motore dell’economia quelli più tradizionali. Qui la leadership spetta alla farmaceutica, con il polo produttivo più importante d’Europea che conta 107 imprese per 12.300 addetti. L’Italia, insieme alla Germania, è proprio grazie al Lazio il primo produttore di farmaci in Europa, e dalla regione proviene il 38% dell’export nazionale del settore. Se la zona di Pomezia vanta queste eccellenza, la Tiburtina Valley conferma la tradizione. Il settore dell’aerospazio impiega quasi 24mila addetti e 3mila ricercatori, con un fatturato di 5 miliardi annui e 2 miliardi di esportazioni. Qui operano i player del settore. Da Thales Alenia Space ad Avio, da Telespazio al Gruppo Leonardo. E quest’anno il comune di Colleferro assumerà il ruolo di “Città dello Spazio”, ricevendo il testimone dall’Area metropolitana di Bordeaux. Non manca poi la spinta del polo produttivo della ceramica sanitaria di Civita Castellana, punto di riferimento internazionale per il design, così come quello della blue economy. Ma a dare una svolta ulteriore - ragiona Angelo Camilli presidente di Unindustria - potranno essere le ingenti risorse, circa 5 miliardi, che arriveranno con il Pnrr, oltre a quelli per il Giubileo e, si spera, per l’Expo. Tre eventi in grado di cambiare ancora il profilo del settore industriale che, del resto, è pronto ad affrontare la sfida che parte dallo sviluppo delle infrastrutture, della intermodalità e della logistica. Con i fondi del Recovery impegnati a colmare il gap con il passato sia sul fronte delle strade che per quanto riguarda le linee ferroviarie, le metro, le stazioni, i collegamenti Nord-Sud.

AUDIOVISIVO

 Con il 27% delle imprese e il 41% degli addetti, Roma è anche l’hub italiano del cinema. E proprio gli studi cinematografici di Cinecittà saranno interessati da un grande piano di ammodernamento e ampliamento, in partnership con Cdp, e sono stati il teatro proprio del via libera alla prima tranche dei fondi europei. Nonostante la fase di stanca, Roma resta la città italiana di maggiore attrazione turistica, il più ampio patrimonio culturale, storico e artistico del Paese. Un orgoglio e un’identità da rivendicare, con forza e determinazione. Anche perché l’occasione del Pnrr può rappresentare lo snodo centrale per accelerare la modernizzazione.

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