Il generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Arbore: «Frodi sul Pnrr? Pronti a intercettarle prima che si realizzino»

Il generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Arbore: «Frodi sul Pnrr? Pronti a intercettarle prima che si realizzino»
di Andrea Bassi
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 10:42

Tutto è pronto. I motori della macchina burocratica sono accesi. I primi soldi, 24 miliardi, sono già arrivati.

Adesso però, il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza con i suoi 191,5 miliardi di contributi europei, a cui si aggiungono risorse nazionali che portano il totale a 235 miliardi, entra nel vivo. I progetti, come si dice in gergo, dovranno essere “calati a terra”. La mole enorme di risorse inizierà a circolare nell’economia. E il rischio di infiltrazioni della criminalità e truffe, come dimostrano i recenti casi del Superbonus del 110%, è tutt’altro che remoto. «La Guardia di Finanza - spiega il generale Giuseppe Arbore, Capo del terzo reparto Operazioni delle Fiamme Gialle - è preparata, potendo vantare radicate competenze, strutture organizzative dedicate ed esperienza qualificata nelle attività di prevenzione e contrasto degli illeciti ai danni del bilancio nazionale ed europeo, che, da sempre, rappresentano uno dei settori prioritari di intervento del Corpo».

Che strumenti avete a disposizione per i controlli legati al Pnrr?

«Possiamo fare leva su un ampio novero di strumenti istruttori, rappresentati dai poteri di natura fiscale e dalle facoltà previste dalla disciplina antiriciclaggio, cui si affiancano le potestà proprie della polizia giudiziaria. L’assetto antifrode nazionale prevede, unico caso a livello europeo, l’espresso coinvolgimento nel sistema dei controlli di una forza di law enforcement, qual è la Guardia di Finanza».

Come vi coordinerete con gli altri “controllori”, a cominciare dalla Ragioneria dello Stato?

«Lo scorso 17 dicembre, il nostro Comandante Generale, Giuseppe Zafarana, e il Ragioniere Generale dello StatoBiagio Mazzotta, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa al quale potranno aderire le ventitre amministrazioni centrali titolari degli interventi di spesa».

Cosa prevede, nello specifico, questo protocollo?

«Il memorandum è finalizzato a garantire una stretta sinergia tra le due Istituzioni, in linea con quanto richiesto dalle norme europee, per contrastare i casi di frode, corruzione, conflitti di interesse e doppi finanziamenti, lesivi degli interessi finanziari dell’Unione.  C’è poi un altro aspetto, particolarmente importante».

Quale?

«Saremo connessi alla rete ReGis, che ci darà la possibilità di condividere, anche mediante l’interoperabilità delle banche dati, un significativo patrimonio informativo, costituito da dati e informazioni sui soggetti attuatori, realizzatori ed esecutori degli interventi finanziati dal Pnrr. Inoltre è prevista la partecipazione del Corpo alla cosiddetta “rete dei referenti antifrode”, istituita sempre presso la Ragioneria Generale».

A che serve questa rete?

«Ha la funzione di sviluppare analisi, valutazioni, monitoraggio e gestione del rischio frode del Piano. Per questa ragione, abbiamo sensibilizzato le nostre unità operative a comunicare in maniera tempestiva ai reparti speciali ogni elemento di interesse che possa essere valorizzabile nell’ambito della citata rete antifrode, anche in ottica preventiva, da parte delle amministrazioni chiamate ad attuare i progetti, affinché esse possano, ove ritenuto opportuno, meglio calibrare i contenuti di bandi e avvisi pubblici».

Basteranno le banche dati e i controlli da remoto o ci saranno anche verifiche sul campo?

«Potranno essere pianificati interventi ispettivi da parte del Corpo, coordinati con le attività della Ragioneria Generale e delle Amministrazioni centrali, in modo da integrare le funzioni di controllo rimesse a queste ultime con quelle, più propriamente investigative, svolte dai nostri Reparti».

Una buona fetta dei fondi del Pnrr sarà impiegata a livello locale. Ci saranno forme di controllo a livello periferico?

«Sicuramente sì.

Siamo consapevoli che gli obiettivi più ambiziosi possono essere raggiunti “facendo squadra” ad ogni livello. Per questa ragione le direttive di recente impartite dal Comando Generale con la circolare di programmazione delle attività operative per il 2022 segnalano l’importanza di sviluppare, a cura dei Reparti operanti sul territorio, ogni ampia collaborazione con le strutture deputate al monitoraggio, alla rendicontazione e al controllo degli interventi di spesa del Piano, inserite nell’ambito degli enti locali, a partire dalle Regioni, dalle Province autonome e dalle Città Metropolitane».

Il Pnrr renderà necessario aggiornare i metodi di verifica?

«Certamente. In occasione della recente circolare cui ho fatto menzione, è stata sottolineata, tra l’altro, la necessità di svolgere i controlli facendo ricorso a moduli operativi flessibili, da calibrare in relazione alle peculiarità del singolo ambito investigato. Gli interventi saranno il più possibile tempestivi, in modo da intercettare eventuali frodi fin dalla loro genesi, anche in considerazione dell’orizzonte temporale ridotto previsto per la realizzazione del Piano. Le attività ispettive saranno orientate sulla base delle caratterizzazioni delle varie realtà territoriali, delle fenomenologie di frode ivi più frequentemente riscontrate e della tipologia dei progetti di spesa, secondo un approccio mirato e selettivo».

Non temete che i controlli possano rallentare il piano?

«Il nostro impegno non pregiudicherà o rallenterà il regolare dispiegamento del Piano: l’obiettivo è, soprattutto, quello di affinare il sistema di prevenzione, mediante un’adeguata e tempestiva azione deterrente».

Lei ha parlato di controlli “mirati”. Cosa intende esattamente?

«Deve considerare che la realizzazione del Piano comporterà la messa in campo di diverse procedure e strumenti: la partecipazione a bandi e avvisi pubblici per la realizzazione di opere, la presentazione di domande e progetti per l’accesso a incentivi per cittadini e imprese, la formulazione di istanze e di richieste per l’accesso al finanziamento di servizi. Sarà, quindi, necessario che i Reparti, prima di avviare un controllo, procedano ad un esame attento del contesto per valutare la strategia di intervento più efficace. Sarà decisiva, al riguardo, l’esperienza che abbiamo maturato, oltre che nel comparto delle frodi ai danni del bilancio europeo, in quello degli appalti pubblici, che sono destinati a rappresentare una parte significativa del Piano».

Gli appalti sono in cima alle preoccupazioni?

«È un contesto che potrebbe rivelarsi permeabile a casi di frode o irregolarità, anche in ragione della possibilità di ricorso a procedure semplificate, introdotte con lo scopo di accelerare gli investimenti e la celere “messa a terra” delle risorse».

Come orienterete le vostre attività, quindi?

«Saranno sviluppate analisi di rischio dai nostri Reparti Speciali ed elaborati specifici percorsi ispettivi in ambito centrale. La Guardia di Finanza farà certamente la sua parte, consapevole, da un lato, delle opportunità straordinarie per il sistema Paese offerte dal Piano e, dall’altro, della convergenza di interessi da parte della criminalità economica, anche di tipo organizzato, attratta dall’entità delle risorse in gioco»

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