Bolletta sospesa, l'energia super cara si paga anche così: l'8,5 delle famiglie italiane in povertà energetica

Bolletta sospesa, l'energia super cara si paga anche così: l'8,5 delle famiglie italiane in povertà energetica
di Giusy Franzese
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Febbraio 2023, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 19:31

Fino a pochi anni fa era solo “il caffè sospeso”, un piccolo gesto di beneficenza inventato a Napoli per far iniziare bene la giornata anche a chi il caffè al bar non poteva permetterselo.

Poi, con l’aggravarsi della crisi economica, nei grandi supermercati, nei pressi delle casse, sono apparsi i contenitori della “spesa sospesa”, dove lasciare per le famiglie bisognose un pacco di pasta, una bottiglia di olio, un omogeneizzato, una scatoletta di tonno. Nessuno immaginava, soltanto qualche anno fa, che si sarebbe arrivati anche alla “bolletta sospesa”. Sul sito web della Caritas Ambrosiana è uno dei progetti in evidenza: è sufficiente donare anche 10 euro per contribuire ad alleviare la disperazione di chi si ritrova tra le mani una bolletta triplicata che fa saltare quel precario equilibrio economico con cui andava avanti senza necessità di chiedere aiuti esterni. «Mi sono rivolto ai volontari quando mi è arrivata la bolletta da 250 euro. Non sapevo proprio come pagarla» racconta Giuseppe che fino a quel momento riusciva a cavarsela con una pensione minima integrata dal reddito di cittadinanza. Giuseppe è la storia simbolo, il testimonial scelto dalla Caritas Ambrosiana per spiegare l’iniziativa della bolletta sospesa.

I DATI

 L’Italia è strapiena di persone che si trovano nelle condizioni di Giuseppe: sono due milioni e duecentomila i nuclei familiari che vivono in povertà energetica. Il dato emerge dal rapporto Oipe, l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, un network di ricercatori ed esperti, provenienti da prestigiose università italiane e straniere, istituzioni pubbliche, enti del terzo settore e società private. Nel 2021, secondo lo studio che per la prima volta effettua stime divise per regioni, in Italia versava in povertà energetica - ovvero non avevano la possibilità di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici - l’8,5% del totale delle famiglie italiane. Con differenze tra regioni e regioni rilevantissime: rispetto alla media nazionale il dato è quasi dimezzato nelle Marche (4,6%), è praticamente raddoppiato in Calabria (16,7%). Anche Puglia e Molise si posizionano attorno al 16%. Di fatto tutte le regioni meridionali sono abbondantemente sopra il 10% (quella che sta meglio, si fa per dire, è la Campania con 11,3%) contro la maggioranza delle regioni del Centro Nord con un indice di povertà energetica tra il 6 e il 7% e comunque sotto la media nazionale (escluso il Trentino che è all’8,6%).

Nessuna sorpresa: la povertà energetica è un “di cui” della povertà generica, e che il Sud sia molto più povero del Nord è noto. È anche vero - e questo il rapporto lo ricorda - che il fenomeno non è nuovissimo. Ma i rincari energetici, accentuati con la guerra in Ucraina, hanno fatto esplodere le bollette gettando nel panico chi già viveva facendo i salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena. Sono circa un milione - stima l’Oipe - i nuclei familiari che non hanno nessun tipo di riscaldamento in casa. Non se lo possono permettere. E se in alcune zone del Mezzogiorno il clima mite per gran parte dell’anno aiuta (ma ci sono giornate molto fredde comunque), passare l’inverno in un casolare del Trentino senza acqua calda e stufe è davvero dura. Eppure è una situazione più diffusa di quanto si possa immaginare. Anziani, con pensioni al minimo. Ma anche tante giovani coppie con bambini piccoli. Madri separate, o persone di mezza età con lavori precari e retribuzioni saltuarie. «A partire da settembre scorso hanno iniziato a rivolgersi a noi per un aiuto anche famiglie che prima, pur con molti sforzi, riuscivano a far quadrare il bilancio familiare. Cento euro in più di bolletta e l’equilibrio è saltato. O facevano la spesa al supermercato o pagavano la luce» racconta Stefano Carmenati, ad della Comunità di Sant’Egidio.

LE INIZIATIVE

 E così ad esempio a Roma, nell’arco di pochi mesi, i centri della Comunità che distribuiscono beni primari si sono decuplicati, da tre sono diventati trenta. E ancora non basta. La Comunità di Sant’Egidio ha deciso di incrementare gli sforzi e da febbraio partirà un nuovo progetto con il Banco dell’Energia, l’ente senza scopi di lucro promosso da A2A che dal 2016 anni raccoglie fondi e donazioni per contrastare la povertà energetica in collaborazione con enti pubblici e privati, come Fondazione Cariplo, Acea, Edison, Acquedotto pugliese, Cdp, Enea, gruppo Hera, organizzazioni dei consumatori, fondazioni e altre società. Da quest’anno partiranno progetti anche con la Croce Rossa italiana. Finora il Banco dell’Energia ha raccolto e donato sette milioni di euro, aiutando diecimila famiglie coinvolte in 60 progetti territoriali. Tra questi anche quello rivolto a centinaia di famiglie del quartiere romano di Tor Pignattara con un contributo di circa 500 euro. Tra gli ultimi in ordine di tempo il progetto partito a novembre a Reggio Calabria, che aiuterà cento nuclei familiari. Le famiglie coinvolte saranno affiancate con un’attività di formazione sulla consapevolezza energetica e in questo contesto verranno fornite anche lampadine led a basso consumo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA