Caro bollette, ecco gli ostacoli normativi per le comunità energetiche

Caro bollette, ecco gli ostacoli normativi per le comunità energetiche
di Giusy Franzese
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 06:26

Le previsioni più prudenti stimano che potrebbero diventare oltre mille in tutta Italia nel prossimo triennio.

Secondo uno studio del Politecnico di Milano, entro 5 anni il numero potrebbe lievitare addirittura a 40mila coinvolgendo oltre un milione di famiglie, 200mila uffici e 10mila piccole e medie aziende. Attualmente le Comunità Energetica Rinnovabile (Cer) sono cento, ma soltanto 17 sono attive e producono energia per i loro “associati” e appena tre hanno ricevuto gli incentivi. Le altre stanno combattendo con le autorizzazioni, i tempi lunghi di allaccio alla rete elettrica, assurdi paletti normativi e i ritardi dei decreti attuativi. Una battaglia quasi quotidiana in grado di fiaccare anche i più determinati. Dopo le recenti proteste sotto il suo ministero, il nuovo ministro del Mite, Gilberto Pichetto Fratin, ha dato il via alla consultazione pubblica tra gli operatori del settore e gli stakeholders, passaggio necessario per emanare il tanto atteso decreto attuativo. Promessa: arriverà entro fine 2022. E chissà, magari sarà la volta buona che le Comunità Energetiche riescono a uscire dalla fase sperimentale per diventare uno strumento diffuso di autoproduzione di energia. Il provvedimento, assicura la viceministra Vannia Gava, «consentirà di realizzare le comunità energetiche fino a 1 Mw e di incentivare i Comuni con 2,2 miliardi di fondi Pnrr». Le risorse del Piano sono destinate soprattutto ai comuni con meno di 5mila abitanti.

IL MECCANISMO

 “Cabina primaria”, eccola la parola magica che potrebbe fare da chiave di volta a una situazione in stallo. Concettualmente non è una cosa molto complicata da capire. Ma facciamo un passo indietro e ricordiamo prima che cosa è una Comunità Energetica Rinnovabile, da non confondere con l’autoconsumo collettivo. Quest’ultimo si configura quando un palazzo installa sul proprio tetto un impianto di produzione di energia rinnovabile, come i pannelli fotovoltaici ad esempio, con il benestare della maggioranza dei condomini che sono liberi di decidere se far parte o meno dei beneficiari dell’autoconsumo e del cosiddetto scambio sul posto. Le Cer, invece, sono delle vere e proprie associazioni, giuridicamente riconosciute con uno statuto, regole, eccetera. In Italia sono state introdotte con il Milleproroghe 2020, in genere sono promosse dai Comuni, che poi invitano a entrare nella Comunità diventando soci, singoli cittadini, aziende del territorio, altri enti, comprese scuole e ospedali. Scopo delle Cer è produrre, attraverso l’installazione di impianti di fonti rinnovabili, energia pulita e condividerla con i soci. I vantaggi sono evidenti: ambientali e in bolletta attraverso le agevolazioni e gli incentivi previsti per l’elettricità condivisa (attualmente pari a 100 euro/MWh nel caso di gruppi per l’autoconsumo collettivo e a 110 euro/MWh nel caso delle comunità energetiche, erogati per 20 anni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto di produzione). Più il consumo è istantaneo, ovvero contemporaneo alla produzione (nel caso del fotovoltaico, durante le ore diurne quando c’è il sole) e più di fatto si risparmia. Tra i vantaggi anche quello, importante, di contrastare la povertà energetica. Intesa Sanpaolo lo ha capito bene e ha deciso di supportare due progetti di due Fondazioni, quella di San Gennaro a Napoli e la Fondazione di Messina, che attraverso le Cer regalano energia a territori svantaggiati e a famiglie in difficoltà. Tutto semplice? No, perché in Italia mai niente è semplice. E allora torniamo alla parola magica: la cabina primaria. Attualmente le Cer possono essere costituite solo tra utenti allacciati alla stessa “cabina secondaria” di zona, che ovviamente è solo una piccola parte dell’utenza collegata alla cabina primaria. Basti pensare, tanto per avere un’idea, che secondo i dati sul sito di Terna, in tutta Italia le cabine primarie sono duemila contro le oltre 430mila cabine secondarie. Insomma, il numero di associati alle Cer per forza di cose, con le attuali norme, è ristretto (utenti che abitano nella stessa strada, oppure in strade e piazze adiacenti, nell’arco di pochi chilometri). A fine settembre scorso l’Arera ha concluso una consultazione pubblica per arrivare a definire gli orientamenti da proporre come modifiche alle norme transitorie in vigore. Il “suggerimento” principale è proprio questo: consentire alle Cer di allargare il loro perimetro alla cabina primaria. Altro suggerimento, collegato al primo: una mappatura condivisa tra tutti i distributori (in Italia sono circa 140) delle cabine primarie, che poi a sua volta deve essere messa a disposizione dell’utente finale. Le mappe create dai distributori infatti dovrebbero confluire tutte nel portale del Gestore Servizi Energetici (Gse), cosicché in teoria i soggetti che intendono promuovere e realizzare una Cer possano conoscere con un semplice click la platea potenziale degli associati.

Si riuscirà a fare in tempi brevi? I dubbi sono molti, ma c’è la strada del compromesso: fare una mappatura transitoria, non definitiva, e poi nell’arco di tre mesi arrivare alla fotografia precisa. Da aggiornare periodicamente. Il decreto attuativo è atteso anche per la definizione delle tabelle dei nuovi incentivi.

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