Lo scontro in Enasarco che potrebbe aprire le porte al commissario

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di Rosario Dimito
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Mercoledì 1 Dicembre 2021, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 17:15

La situazione richiede, in assenza di elementi risolutivi che pervengano a breve da un giudizio definitivo da parte della magistratura, il commissariamento dell’Ente che eviti l’esplodere di una situazione di dissesto economico-finanziario».

La Fondazione Enasarco, uno dei maggiori enti assistenziali privati del Paese (raccoglie l’adesione delle varie tipologie di agenti di commercio), è entrata in un vortice pericoloso. Paralizzata da mesi da una lotta intestina fra lo schieramento guidato da Confindustria e Confcommercio e quello espressione di Confesercenti, Anasf, Confartigianato, Federagenti, è in pratica priva di organi di vertice che possano assumere decisioni e ora vede compromessa non solo la governance ma anche la solidità del patrimonio: oltre 5,2 miliardi tra immobili e cespiti vari.

IL DIKTAT FINALE

 La Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti di previdenza, nella seduta del 17 novembre, ha infatti approvato una risoluzione che suona come diktat finale anche rispetto all’ultimo pronunciamento del Tribunale civile di Roma, che con procedura d’urgenza aveva emesso un’ordinanza con la quale attribuiva i tre posti del consiglio oggetto della disputa allo schieramento guidato da Confesercenti assistito da Guido Alpa e Andrea Zoppini. «Lo stallo gestorio per l’impossibilità di nomina e di regolare funzionamento del consiglio di amministrazione della Fondazione, l’allarmante e crescente contenzioso in corso presso la magistratura e le preoccupanti criticità di natura gestoria non potranno che portare l’Ente in una grave situazione di disavanzo economico-finanziario», avverte la Commissione nel documento di fine indagine. Una situazione «che necessita di un intervento risolutore sul processo di nomina degli organi sociali nonché sul patrimonio dell’Ente», nel cui bilancio emergono «profili di criticità anche di natura gestoria». Per esempio, l’andamento degli iscritti attivi registra nell’ultimo quinquennio una progressiva e netta flessione (22.615 unità in meno) a fronte di un aumento del numero dei pensionati, nel medesimo periodo, di 2.522 unità.

Per non dire della gestione previdenziale e assistenziale, che relativamente al 2020 evidenzia un saldo positivo di circa 105 milioni in caduta del 20% rispetto al 2016. Numeri ancora non drammatici se valutati in assoluto, ma che seguono un trend discendente che ricorda quello di altri enti previdenziali - come l’Inpgi dei giornalisti - costretti a confluire nell’Inps dopo l’esplosione dei conti. E se i vertici di Enasarco non si metteranno quanto prima d’accordo su chi deve gestire cosa, di qui a qualche tempo il deterioramento sarà irreversibile. Accanto alle criticità gestionali, la Commissione parlamentare punta il dito sulle vicende giudiziarie alimentate dall’assenza «di disposizioni specifiche nello Statuto e nel Regolamento elettorale», sui «presunti errori commessi dalla Commissione elettorale circa i risultati per l’elezione di tre amministratori nella componente imprese e, soprattutto, la forte contrapposizione tra i due raggruppamenti delle organizzazioni di riferimento circa la correttezza del procedimento elettorale». Naturalmente non si tratta soltanto di inserire nel cda tre consiglieri di una parte o dell’altra, bensì di decidere quale dei due schieramenti avrà prevalenza nelle decisioni gestorie. Elemento di ulteriore preoccupazione è che lo stallo ha tra l’altro provocato crescenti contenziosi, «fermo restando che la causa civile nel merito è stata fissata nel mese di febbraio 2022».

IL VERTICE DIMEZZATO

 Su tutta la vicenda pesano le preoccupazioni del collegio sindacale che, riunito il 6 ottobre, nella sua relazione fa riferimento a episodi relativi ai primi di agosto dove la Commissione elettorale, in funzione di una nota del ministero del Lavoro, approvava a maggioranza l’elezione dei 3 posti vacanti indicati da Confindustria e veniva convocato un cda ad hoc per il 10 agosto. Ma in contemporanea sette consiglieri denunciavano con due lettere irregolarità e illegittimità nelle procedure della Commissione elettorale. Nel cda svoltosi lo stesso giorno, sei consiglieri, dopo aver ribadito le critiche, lasciavano la seduta, e questo atteggiamento lo hanno mantenuto anche in molti board successivi e soprattutto hanno impugnato sistematicamente le decisioni presi dagli 8 membri sui 15. La fondazione si viene così a trovare «in una grave incertezza operativa», denuncia la Commissione. Di qui la raccomandazione dei sindaci «di operare con massima cautela nelle determinazioni che possono incidere gravemente sul patrimonio». 

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