Investimenti, dopo la correzione dei listini Cina sugli scudi al grido di hi-tech

Investimenti, dopo la correzione dei listini Cina sugli scudi al grido di hi-tech
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 1 Giugno 2022, 12:12 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 08:18

La situazione geopolitica monopolizza la scena.

Le politiche monetarie, in particolare quella della Fed, sono considerate un faro per i mercati. Ma gli investitori non dovrebbero perdere di vista la Cina. Perché, come spiega bene Christian Tuntono, economista di Allianz Global Investors, un’eventuale fase di stagflazione globale dipenderà anche dalla traiettoria dell’economia cinese. Davvero Pechino può portare avanti la cosiddetta “politica zero-Covid dinamica” e allo stesso tempo raggiungere l’obiettivo di crescita per il 2022 (+5,5%)? È la domanda da un milione di dollari cui gli investitori tentano di dare una risposta. I dati macroeconomici di aprile parlano di una netta decelerazione di tutti i parametri. Le previsioni di crescita del Pil nel secondo trimestre sono state riviste ancora al ribasso. E non si esclude nemmeno un significativo rallentamento rispetto al trimestre precedente. Dunque, dopo un primo semestre deludente appare davvero arduo per il Dragone raggiungere il target per il 2022. Eppure, i dati storici dicono che l’economia cinese è capace di sorprendere nel secondo semestre. Come ha fatto all’indomani della crisi finanziaria globale del 2008, quando il rapido aumento degli investimenti nel pubblico e l’impennata di quelli privati nel real estate hanno offerto un contributo complessivo di 8 punti percentuali al Pil del 2009. Seppure a costo di effetti collaterali su debito e efficienza degli investimenti.

L’ACCENSIONE DEL TURBO

Dunque, il governo cinese tornerà all’attacco anche oggi, dicono i più, se davvero vuole accendere il turbo nel 2022. Con tanto di effetti sull’economia mondiale visto che il Dragone è il maggior importatore di materie prime, dal petrolio al carbone, dal gas naturale liquefatto al minerale di ferro, dall’acciaio all’alluminio. E allora vale la pena di puntare ancora sull’azionario cinese, anche approfittando della correzione subita tra beni di consumo, internet, semiconduttori e tecnologia. Del resto, la Cina avrà meno da temere dalle banche centrali asiatiche, non stuzzicate da politiche aggressive, almeno per ora. Robin Parbrook di Schroders è convinto che i temi di lungo termine non siano cambiati, soprattutto dalle parti dell’high tech. E poiché tutti i megatrend in atto sono al momento ad alta intensità di semiconduttori, che si tratti di veicoli elettrici, reti intelligenti, reti di ricarica, connettività, utilizzo dei dati, intelligenza artificiale, servizi cloud o automazione, allora è qui che dobbiamo guardare. Siamo più vicini alla fase iniziale di questa transizione tecnologica che non alla fine. Per esempio, il passaggio ai veicoli e alla mobilità elettrica sarà una delle trasformazioni più importanti e più intensive in termini di capitali della storia economica recente. Solo negli Stati Uniti, sarà necessaria la sostituzione di 250 milioni di veicoli e camion con motore a combustione interna. E un veicolo elettrico medio ha un contenuto di semiconduttori del valore di circa 1.000 dollari, rispetto ai circa 400 dollari di un veicolo con motore a combustione interna, stando ai dati di STMicroelectronics. Poi, se è vero che ci sono centinaia di start up di veicoli elettrici in Cina e in tutto il mondo, ed è molto difficile capire quali tra queste avranno successo e quali no, possiamo stare certi che tutte le auto prodotte utilizzeranno una grande quantità di semiconduttori.

Analogamente, gli smartphone 5G richiedono un gran numero di chip aggiuntivi e in gran parte dei Paesi siamo solo all’inizio di questo ciclo di sostituzione.

Quindi, «anche se non neghiamo la ciclicità del settore dei semiconduttori», dicono gli esperti, «a nostro avviso l’outlook di lungo periodo è di forte crescita». Guardando oltre l’attuale fase di debolezza, è in quest’area che si trova il vero valore a lungo termine in Asia, e non in presunti settori value come le assicurazioni, le banche e i titoli petroliferi. Come metterla però con il rischio di eccesso di offerta in alcune aree, visto il gran numero di progetti annunciati relativi a nuovi impianti di semiconduttori soprattutto dalla Cina? In realtà nell’industria delle fonderie rimangono restrizioni commerciali che impediscono alla Cina di accedere rapidamente a tecnologie all’avanguardia.

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