I clienti delle banche ormai da anni sono abituati, o forse rassegnati, a vedere quel numero: zero per cento di interesse sulle somme lasciate sul conto corrente.
Con un’inflazione che fino a non moltissimi mesi fa era quasi nulla (e in precedenza era pure scivolata in territorio negativo), l’assenza di remunerazione della liquidità sembrava ormai un dato acquisito. È diventata parte della nuova normalità. E la concorrenza degli istituti di credito si fa tuttora soprattutto sulle condizioni offerte, dalla gratuità di spese e carte alla cancellazione dell’imposta di bollo, fino alla facilità di uso aiutata anche dalle app. Ma adesso, con la Banca centrale europea ormai da tempo in azione sui tassi ufficiali e i rendimenti dei titoli di Stato che stanno recuperando livelli non più visti da molti anni, l’attesa dei consumatori è per un ritorno al passato anche sul fronte dei conti correnti. Da apripista si è mossa Ibl Banca con un’offerta (denominata “ControCorrente”) per chi aprirà il rapporto entro la fine dell’anno: tasso del 2% senza vincoli e senza limiti di giacenza e del 2,25% nell’opzione a 36 mesi con cedola trimestrale.
CANONE GRATUITO
Questa remunerazione dei depositi sarà applicata fino al 31 marzo dell’anno prossimo mentre fino a tutto il 2023 il bollo sarà a carico dell’istituto. Il canone è gratuito per i primi sei mesi ma successivamente può essere ridotto o azzerato. Sembra dunque che il conto corrente stia per diventare di nuovo una forma di investimento del risparmio, oltre che uno strumento di gestione pratica delle proprie finanze.
LA GRANDE CRISI
Il lungo periodo caratterizzato da tassi bassissimi è iniziato dopo la grande crisi finanziaria del 2008, quando le banche centrali hanno azionato tutte le leve a propria disposizione per rianimare l’economia. Ma la tendenza si è consolidata e intensificata dal 2016 in poi, in concomitanza con il crollo dell’inflazione. Da allora e fino ad oggi - come evidenzia la rilevazione periodica della Banca d’Italia - il livello delle remunerazioni è rimasto sostanzialmente inchiodato allo zero. Mentre sprofondavano anche i rendimenti dei titoli di Stato e alcuni istituti, in particolare al di fuori dei nostri confini, si spingevano oltre prospettando ai propri clienti tassi negativi soprattutto per giacenze elevate. Dal loro punto di vista si trattava di un modo per compensare la penalizzazione imposta dalla Bce sulla liquidità parcheggiata presso la stessa banca centrale. Ma a imprese e famiglie tutto ciò appariva come un mondo alla rovescia, in cui bisogna pagare per tenere i soldi depositati.
I VINCOLI
Dunque, fin qui, per chi voleva ricavare un rendimento dai risparmi sul conto, la scelta obbligata è stata quella del conto di deposito. Che offre una remunerazione in cambio dell’impegno a lasciare le somme ferme per un certo periodo, generalmente da tre mesi a più anni. Il tasso offerto è crescente: più lungo è il tempo per cui si rinuncia a disporre liberamente della propria liquidità, più alto è il tasso offerto. Attualmente per un deposito di 12 mesi il tasso può avvicinarsi al 2 per cento, mentre si può spuntare qualcosa di più per vincoli più lunghi. Tra le offerte segnalate dalle comparazioni del sito specializzato Facile.it ci sono quelle di Igea Digital Bank, di Banca Progetto, della stessa Ibl Banca, di Banca Aidexa, di Cherry Bank, di Illimity e di Santander. Anche in questo caso, come in quello dei conti correnti “ordinari” la convenienza può passare per le altre condizioni praticate: quindi le spese di apertura, che normalmente sono nulla, o l’imposta di bollo da pagare che per questa categoria di prodotto finanziario è applicata in misura del 2 per mille ma può essere offerta dalla banca stessa come forma di promozione verso la clintela.
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