Errore del ministero, posti fissi dimezzati

Errore del ministero, posti fissi dimezzati
di Giusy Franzese
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Giovedì 27 Agosto 2015, 14:20 - Ultimo aggiornamento: 14:22
Gaffe del ministero del Lavoro sui dati relativi all'andamento dell'occupazione. Appena l'altro ieri una nota, ripresa da tutta la stampa, faceva un bilancio molto ottimistico dei nuovi contratti a tempo indeterminato stipulati nei primi sette mesi dall'anno in corso. Ieri l'errata corrige, che di fatto dimezza il risultato positivo.



I contratti a tempo indeterminato in più, risultati dal saldo tra attivazioni e cessazioni da gennaio a luglio, non sono 630.585 come comunicato in precedenza, ma 327.758. La cifra somma il saldo fra attivazioni e cessazioni (+117.498) e stabilizzazioni (210.260). «Nella tabella corretta - afferma una nota - l'incremento delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato» sullo stesso periodo del 2014 «è del 39,3% anziché del 30,5%».



GLI ERRORI

Ma gli errori eclatanti - di cui non è dato sapere per ora chi è il responsabile - non si fermano qui. Pesante la correzione effettuata sulle cessazioni di contratti: secondo le tabelle corrette, nei primi sette mesi del 2015 le cessazioni sono state 4 milioni e 14.367 e non 2 milioni e 622.171 come precedentemente affermato. Sbagliati anche i dati sui contratti attivati nel complesso: 5 milioni e 150.539 contro i 4 milioni e 954.024 della prima tabella.



Con i nuovi dati il saldo fra i nuovi contratti registrati e quelli cessati nei primi sette mesi del 2015 registra 1.136.172 contratti attivati in più.



Come sono stati possibili tali errori? La nota non lo spiega e si limita a dire che, nella tabella che dava conto delle attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro di tutti i settori di attività, escluso il lavoro domestico e la pubblica amministrazione, c'è stato «purtroppo un errore nei calcoli relativi alle diverse componenti ha prodotto valori non esatti».



I nuovi dati rendono anche di più facile lettura quelli relativi al solo mese di luglio (la cui tabella per ora non ha subìto correzioni) diffusi sempre l'altro giorno e che evidenziano, sì, un aumento delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato, ma senza impennate. A luglio, infatti, sono stati 137.826 i lavoratori che hanno ottenuto il sospirato “posto fisso” contro i 107.643 del luglio 2014. Facendo però il saldo tra attivazioni e cessazioni, il numero viene decisamente ridimensionato: 47 unità. Il quadro migliora se nelle assunzioni a tempo indeterminato si inglobano le stabilizzazioni dei precari: in questo caso il saldo sale a 27.375.



GIORNATA NERA

Evidentemente il mix tra decontribuzione e nuovo contratto a tutele crescenti del Jobs act, sta dando i suoi frutti soprattutto nei confronti dei lavoratori che le aziende hanno già sperimentato con contratti a termine o collaborazioni più o meno fittizie. Il che già è un risultato positivo, anche se forse sotto le aspettative. Per il ministro Poletti - che ieri ha avuto una giornata nera, visto anche l'altra gaffe fatta in giornata con l'annuncio, poi rimangiato, del via libera degli ultimi 4 decreti attuativi del Jobs act nel cdm di oggi - il risultato sulle assunzioni a tempo indeterminato è comunque «importante» a maggior ragione se collegato al «crollo delle collaborazioni» (-22% da inizio anno).



Lo sgravio contributivo, però, come noto, però, a fine anno scade (vale per tre anni ma solo per le assunzioni effettuate entro il 31 dicembre 2015) e quindi nasce il problema di come sostituire la misura. Difficile una proroga secca dell'attuale norma che prevede una decontribuzione del 33% (totale, quindi), visti i costi. Per ora Poletti si è mantenuto sul vago, salvo il principio di fondo: «Quello che abbiamo detto e che ribadiamo è che strutturalmente il costo del lavoro stabile deve essere più basso delle altre tipologie contrattuali».