Confcommercio: decolla la ripresa a luglio balzo dei consumi (+2,1%)

Confcommercio: decolla la ripresa a luglio balzo dei consumi (+2,1%)
di Giusy Franzese
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Giovedì 10 Settembre 2015, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 12:15
ROMA - Gli italiani hanno ripreso a spendere. Hanno ripreso a dare sfogo alle loro passioni comprando l'ultimo modello del telefonino, acquistando l'auto nuova che quella vecchia ha camminato sin troppo, oppure la mega-tv curva che quella piatta è ormai superata, la lavatrice che asciuga anche e non fa rumore, il condizionatore che in alcune giornate sembrava di stare in Africa. Dopo tanti anni di sacrifici e risparmi per i tempi più duri, gli italiani hanno deciso di aver fiducia nel futuro aprendo il portafogli: a luglio i consumi, secondo l'Icc di Confcommercio (indicatore che analizza la spesa reale delle famiglie), sono aumentati del 2,1% rispetto allo stesso mese del 2014.

È la variazione più elevata negli ultimi cinque anni, tanto che il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha parlato di «risveglio dei consumi». A livello congiunturale (rispetto al mese precedente, quindi giugno) l'aumento è stato dello 0,4%. Il balzo è dovuto soprattutto alle spese in beni durevoli (per la mobilità, per le comunicazioni, per la casa). Inevitabile il tweet di soddisfazione del premier Renzi: «La crescita dei consumi registrata a luglio è un altro segno che finalmente #italiariparte».



OTTIMISMO PRUDENTE

I dati di Confcommercio tra l'altro sono in linea con i sondaggi commissionati da Palazzo Chigi che mostrano sensibili miglioramenti del sentiment degli italiani sul clima economico (ad esempio da giugno a oggi è passata dal 62 al 47% la quota di chi pensa che la situazione economica sia peggiorata nell'anno). Per Confcommercio la crescita del Pil quest'anno sarà anche maggiore di quella indicata dal governo: +1,1% (+1,4% nel 2016). I «segni meno ormai sono archiviati, c'è un risveglio dei consumi e la fiducia delle famiglie è su livelli massimi. La ripresa c'è» dice Sangalli. Però - aggiunge - «la prudenza è d'obbligo».



Non per tutti i commercianti, infatti, le cose sono andate bene. Sono 35.000 i negozi al dettaglio che da gennaio a oggi hanno chiuso per sempre. A soffrire sono stati soprattutto i piccoli negozi al dettaglio alimentari: le vendite da gennaio a luglio sono calate dell0 0,8% contro il +1,5% della grande distribuzione e il +3,6% dei discount. Ancora adesso, quindi, gli italiani preferiscono sacrificare la qualità alla convenienza. Di qui l'invito al governo da parte di Sangalli a «irrobustire» la crescita, aggredendo «con più coraggio la spesa pubblica improduttiva» e tagliando le tasse su imprese famiglie subito. A cominciare dalla totale deducibilità dell'Imu sugli immobili strumentali delle imprese, inclusi negozi ed alberghi.