Cig, dote di settembre anticipata ma scure sulle domande “scadute”

Cig, dote di settembre anticipata ma scure sulle domande scadute
Cig, dote di settembre anticipata ma scure sulle domande “scadute”
di Luca Cifoni
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Martedì 16 Giugno 2020, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:30

Un decreto a costo zero, che ha l'obiettivo di evitare almeno nell'immediato buchi nel diritto alla cassa integrazione. E in qualche modo tenta anche di fare ordine nel caos che avvolge l'effettiva erogazione della prestazione. Nel clima di emergenza che forse si è allentato sul piano sanitario ma non certo su quello economico, il governo è costretto ad andare avanti con la periodica approvazione di nuovi provvedimenti: quello licenziato ieri sera e destinato con tutta probabilità ad essere travasato nel Dl Rilancio sarà seguito da un altro che conterrà il nuovo scostamento di bilancio, necessario per finanziare sia l'ulteriore prolungamento della Cig sia il fondo centrale di garanzia utilizzato per i finanziamenti alle piccole imprese. Mentre non è ancora del tutto chiaro come si inserisca in questo calendario il decreto sulle liberalizzazioni, su cui sta ancora lavorando la presidenza del Consiglio.



Il testo esaminato nella serata di ieri contiene essenzialmente due norme. La prima, annunciata nei giorni scorsi, permette alle imprese di poter fruire da subito di ulteriori quattro settimane di Cig che con le regole attualmente in vigore potrebbero sfruttare solo tra il primo settembre e il 31 ottobre. Il decreto Rilancio rifinanziava infatti l'arco temporale che va dal 23 febbraio al 31 agosto, rendendo disponibili cinque settimane per le aziende che avevano già utilizzato le nove precedentemente concesse. E poi altre quattro nel bimestre successivo. Ma vari imprenditori avevano già segnalato il rischio di periodi di scopertura - e dunque di assenza di reddito per i lavoratori - nel caso delle aziende maggiormente colpite dalla crisi, che potrebbero esaurire prima di settembre il totale di 14 settimane. Con il decreto, che entra immediatamente in vigore, questa eventualità dovrebbe essere almeno scongiurata almeno per il momento; resta fermo l'obbligo di non andare oltre le 18 settimane complessive.

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Come detto, si tratta più che altro di una misura di flessibilità che non ha un impatto sui conti pubblici, perché si limita ad anticipare nel tempo l'erogazione delle risorse. Ma è già forte la pressione di imprese e sindacati per un intervento più impegnativo, che allunghi fino alla fine dell'anno la scadenza temporale della cassa integrazione legata alla crisi Covid. Segnali di disponibilità sono già emersi dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che lavora anche ad una riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori. Ma per un nuovo scostamento di bilancio serve l'autorizzazione del Parlamento e il ministero dell'Economia vorrebbe avere prima un quadro completo delle risorse impiegate finora. E qui si inserisce la seconda novità del decreto, che per altro verso può anche essere letta come una norma salva-Inps. Stabilisce infatti che non sia più dovuto il pagamento della Cig nel caso in cui l'azienda - dopo aver presentato con l'ormai famoso modulo SR41 una prima richiesta con errori - ne invii una seconda oltre la scadenza di 30 giorni prevista per le correzioni.
 


Ecco quindi che vengono eliminate (in realtà poste a carico della stessa impresa) tutte quelle richieste presentate sbagliate e in ritardo, che secondo l'istituto guidato da Pasquale Tridico sono la causa dei tempi lunghi di pagamento; tempi che molti interessati imputano invece all'inefficienza della struttura. Proprio ieri sera l'Inps ha annunciato di aver «sostanzialmente completato» al 14 giugno il versamento «delle integrazioni salariali a favore dei lavoratori contenuti nelle denunce (SR41) regolarmente presentate dalle aziende fino al 31 maggio scorso». Si tratta nel dettaglio di 2.314.435 lavoratori, su un totale di 2.343.389. Ci sono poi le denunce arrivate nelle prime due settimane, per le quali sono state completate le procedure di liquidazione per 629.494 lavoratori su un totale di 896.868. Considerando che per molti interessati le prestazioni sono ripetute, secondo l'istituto sono 123.542 i lavoratori in attesa di almeno un pagamento.

Con la scure che si abbatterà sulle domande in ritardo, la situazione numerica dovrebbe essere ulteriormente stabilizzata e si potrà procedere ad un monitoraggio definitivo delle uscite. Ma con tutta probabilità la norma non sarà gradita al mondo delle imprese.
 

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