I l web e i social che diventano un altro terreno di minacce e violenza. Le case che si confermano i luoghi in cui maturano episodi drammatici di violenza. I tribunali che non sempre sanno riconoscere la violenza. I centri antiviolenza che ogni anno devono fare i conti con la riconferma dei finanziamenti e che non hanno mai posti letto a sufficienza per accogliere le vittime. Fragili. Fragili come castelli di sabbia costruiti vicino alla riva del mare. I diritti che riguardano le donne, le conquiste che si raggiungono a fatica, i cambiamenti culturali che erano cominciati a sbocciare: la pandemia ha rischiato di travolgere anche quelli. E ci sono donne ancora più sfortunate, quelle con problemi mentali, le bambine che anche in Europa vengono date in spose quando non sono nemmeno adolescenti, quelle vittime dell’infibulazione, che sono quasi scomparse dai radar dei servizi. È quanto emerge dal rapporto Grevio, la relazione preparata dal gruppo di esperti indipendenti del consiglio d’Europa, nato per monitorare l’applicazione della Convenzione di Istanbul e che nella sua seconda edizione analizza il periodo che va da giugno 2019 a dicembre 2020, quello che comprende l’anno drammatico della pandemia. Un anno segnato da un aumento della violenza nei confronti delle donne.
Stop ad ogni tipo di violenza sulle donne ✋@LauraPausini pic.twitter.com/XQAherD6wW
— Music Love Pausini 🦋 (@pausini_music_) April 9, 2021
Molestie virtuali
Il lockdown e la necessità di stare più tempo in casa hanno fatto sì che alcuni fenomeni di violenza e di stalking si siano riversati sui social, che sono diventati un nuovo terreno di molestie che di virtuale hanno solo la forma ma fanno ancora più male e, in alcuni casi, prendono la forma del revenge porn, il riversare in rete filmati che riguardano la vita sessuale e sentimentale delle vittime senza il loro consenso, per vendetta. Ma è anche il fronte dei servizi che ha mostrato le sue debolezze. Se la maggior parte dei paesi ha sviluppato reti più ampie e più forti di servizi di supporto specializzati per assistere le vittime di violenza domestica, quelli disponibili per le vittime di altre forme di violenza - dalla violenza sessuale e le mutilazioni genitali femminili, al matrimonio forzato e alle molestie sessuali - sono ancora oggi molto carenti.
Ci rifiutiamo di ritirarci dalla Convenzione di Istanbul! https://t.co/gY3NBI1gGv aderisce all'appello dell’organizzazione femminista turca Mor Çatı Women’s Shelter Foundation https://t.co/Yph43PmFO7
— D.i.Re Donne in Rete (@diredonneinrete) March 20, 2021
I centri
Per quanto riguarda in specifico l’Italia l’allarme riguarda i centri antiviolenza che non hanno finanziamenti certi nel lungo periodo e che non riescono a rispondere a tutte le richieste di aiuto per mancanza di posti letto. Grevio, in questo rapporto, ha emesso una raccomandazione generale: bisogna continuare ad applicare la convenzione di Istanbul, che deve essere recepita anche nella giurisprudenza dei vari Stati. La violenza contro le donne non è una questione privata, che si consuma dentro le mura domestiche ma una lesione dei diritti fondamentali della persona.