Luna, la Nasa si affida a Elon Musk di SpaceX per portare la prima donna con la missione Artemis, battuto Bezos di Amazon

La nuova missione di Musk: una donna sulla Luna
La nuova missione di Musk: una donna sulla Luna
di Paolo Ricci Bitti
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Domenica 18 Aprile 2021, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 00:03

Si parla di tornare davvero sulla Luna, si azzarda di spingersi fino a Marte, sul tavolo ci sono decine di miliardi di dollari e attorno al tavolo ci sono appunto i più noti miliardari della Terra, ma intanto la Nasa deve prima rispettare il sempre più asfissiante dogma molto americano del politically correct. Ecco allora che per annunciare uno storico accordo l'ente aerospaziale Usa conferma subito nelle prime righe della nota che: a) il nuovo primo passo sulla Luna spetterà a una donna (come disse già il presidente Obama giusto nel 2009, sia mai che qualcuno provi a dimenticarlo); b) nel gruppo dei nuovi pionieri ci sarà sicuramente una persona di colore. Garantito.


Assolto questo inderogabile compito, possiamo anche ipotizzare il nome e il cognome di questa prima donna che balzellerà sulla Luna nel 2024 o almeno entro il 2028 grazie alla scelta della Nasa di affidarsi a SpaceX di Elon Musk per scrivere il nuovo capitolo dell'esplorazione spaziale intitolato ad Artemis, una donna, anzi una dea, sorella gemella di Apollo che si è preso la gloria delle missioni degli anni 60 e 70. Sarà infatti l'astronave Starship del patron di Tesla a scodellare astronauti fra i polverosi crateri e pazienza se la bandiera a stelle e strisce forse si vedrà di sbieco rispetto al logo di SpaceX nonostante i 2,9 miliardi di dollari (2,4 miliardi di euro) dei contribuenti americani bonificati a Musk per effettuare l'ultimo tratto del viaggio Terra/Luna e ritorno.


PREDESTINATA


E siccome ci si può giocare un cent su colei che affianccherà Neil Armstrong nei nostri sogni, puntiamo sulla texana Loral O'Hara, 36 anni, una delle sei donne del gruppo degli ultimi 14 astronauti selezionati dalla Nasa nel 2017 su qualcosa come 18.300 supercandidati. O'Hara è un fenomeno, va da sé, ed è l'unica fra le sei colleghe uscita dall'Università di Purdue, nell'Indiana, la culla degli astronauti. E, nelle missioni sin qui compiute dalla Nasa, un terzo dei componenti proviene dal gigantesco campus di West Lafayette, compreso non solo Armstrong, ma anche Gene Cernan, ovvero il primo e l'ultimo uomo dei 12 che hanno camminato sulla Luna dal 1969 al 1972.

Gli americani vanno pazzi per le statistiche e allora Loral O'Hara è il nostro nome nel cappello, pardon, nel casco.


È una notizia roboante questo accordo Nasa-SpaceX perché delega a un privato il ruolo finora rivestito solo da enti governativi, se si parla di missioni oltre l'arbita terrestre. Fra l'altro non è che questo patto riecheggi proprio armoniosamente in Europa e soprattutto in Italia, ma così capita da quando tycoon come Musk o Bezos o Branson hanno deciso di puntare sullo spazio, liberi di spendere, visto che per ogni dollaro investito nell'aerospazio ne tornano indietro da 3 a 8, senza contare che le visioni planetarie di Musk non hanno - per lui - prezzo che non valga la pena sostenere. Senza contare che i privati non devono elemosinare fondi dal Congresso e aggirarsi nella giungla della burocrazia.


Ricapitolando: la Nasa, pur contando sull'appoggio del neopresidente Biden, si è trovata a fronteggiare un pesante taglio ai finanziamenti e ha mandato a carte 48 la gara che vedeva in campo Spacex di Musk, il secondo uomo più ricco del mondo; Blue Origin di Jeff Bezos (Amazon), il più ricco, capofila del National Team che comprende colossi come Grumman e Lockheed-Martin già esperti di volo spaziale umano, e l'americana Dynetics, che l'anno scorso ha firmato a sua volta un accordo con l'italiana Thales Alenia Space (la francese Thales, 67% e l'italiana Leonardo, 33%).


IL MODULO HLS


L'obbiettivo è costruire il futuro modulo lunare (il Lem delle missioni Apollo)ora chiamato Hls (Human landing system). Però la Nasa si è trovata in tasca, per questo capitolato del progetto Artemis, solo 850 milioni di dollari, una miseria, non ci costruisci nemmeno tre dei previsti 200 caccia F22 dell'Usaf. Così il progetto di Dynetics è uscito subito e tra gli altri due concorrenti, ritenuti tecnicamente alla pari, ha vinto SpaceX perché più economico. La scaletta tarata sul 2024, ma servirebbe un miracolo, prevede che gli astronauti viaggino sulla piccola navicella Orion della Nasa spinta dal razzo Sls (un miliardo di dollari a lancio) fino all'orbita lunare, poi il trasbordo sulla scintillante e possente Starship di Musk per scendere sulla Luna e quindi risalire di nuovo verso l'Orion. Il fatto è che la storica politica della Nasa di un passo alla volta (step by step) sembra impallidire rispetto agli arrembaggi di Musk: sia Orion sia soprattutto Sls sono in ritardo sui tempi, mentre SpaceX, spinta dai dollari e dall'entusiasmo del genio sudafricano, brucia i tempi. In realtà bruciano o si fracassano anche le Starship testate sinora (11 fallimenti su 11) ma si tratta di una astronave-razzo riutilizzabile finora vista solo nei film.


SUPER MISSILI


C'è il rischio o la speranza - fate voi - che Musk, di recente autonominatosi "Imperatore di Marte", non abbia bisogno di alcuno per andare (con equipaggi più numerosi) direttamente sulla Luna, perché di razzi ne costruisce già anche lui e ha in cantiere pure il gigante Big Falcon Rocket (che tra amici Musk chiama con un'altra parola che comincia con "f" e finisce in "ing"). Inoltre l'accordo con la Nasa sembra mettere nel lato nascosto della Luna il progetto internazionale della stazione orbitante Lunar Gateway, sempre compresa in Artemis e con forte partecipazione europea e italiana (Samantha Cristoforetti se ne occupa, in particolare), ora definita “non determinante” dalla Nasa per lo sbarco sul satellite attorno al quale orbiterà in maniera eccentrica la nuova casa degli astronauti.

Il vecchio continente potrebbe rifarsi con la costruzione delle basi lunari per le quali siamo già in prima linea grazie all'Agenzia spaziale italiana (Asi) e ad accordi già sottoscritti, ma sembra già di vedere la prima persona di colore e la prima donna della Nasa sulla Luna che, dai piccoli oblò di quei bunker semisotterranei, salutano con la manina i razzi di Musk che ingranano la sesta e fanno rotta verso Marte, vera meta finale del tycoon, costi quel che costi.

Paolo Ricci Bitti

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