Uccise la compagna in via del Babuino, il femminicidio di Michela Di Pompeo arriva in Cassazione

Uccise la compagna in via del Babuino, il femminicidio di Michela Di Pompeo arriva in Cassazione
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Domenica 23 Maggio 2021, 20:02

Il femminicidio di Michela di Pompeo, l'insegnante della Deutsche Schule uccisa dal suo compagno in via del Babuino a Roma, ora arriva in Cassazione. L'udienza si terrà il 25 maggio. Il ricorso è stato presentato dall'avvocato Carlino Carrieri che difende l'imputato. «Una ulteriore riduzione della pena, già dimezzata dalla sentenza della Corte di Assise di Appello, sarebbe un affronto per fa famiglia, gli amici e per tutte le vittime di femminicidio», protestano le amiche e gli amici di Michela che hanno seguito passo dopo passo la vicenda processuale e più volte sono intervenuti per chiedere fermezza da parte dei giudici.

Il primo maggio del 2017 Francesco Carrieri, dirigente di banca, al culmine di una lite, lha colpito la compagna con un peso da palestra uccidendola sul colpo.

Fu lui stesso ad ammetterlo: «Quella sera eravamo rientrati da un weekend fuori - disse - presi il suo telefono per vedere i messaggi, era la prima volta che le controllavo il telefono, forse era successo una volta. Lo avevo fatto per leggere cosa diceva della mia malattia con le sue amiche, qual era il giudizio nei miei confronti, non ho trovato niente d'importante. Alle 5 del mattino la svegliai, le dissi che non volevo tornare al lavoro e ci fu una lite perché lei voleva che tornassi al lavoro. Io dicevo tra me e me: "io non sono un assassino" ma invece l'ho colpita. Poi non sapevo se era viva o morta e sono andato dai carabinieri a costituirmi. Non so perché le ho fatto del male, ho rovinato la sua vita e la vita di tutti».

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Carrieri in primo grado, con una sentenza emmessa l'8 ottobre 2018, era stato condannato a 30 anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare, interdizione in via perpetua dai pubblici. Il 28 novembre del 2019 la Corte di Assise di Appello aveva ridotto la condanna a 16 anni di reclusione e disposto per Carrieri anche tre anni almeno di ricovero in una Rems, ovvero in una di quelle strutture sanitarie di accoglienza per condannati affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi che hanno sostituito i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari. 

Per i giudici d'appello  Francesco Carrieri era «incapace d'intendere e volere» quando colpì la donna. Per questo l'hanno condannato a sedici anni di reclusione prima, di fatto dimezzando la pena rispetto ai 30 anni inflitti in primi grado. 

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