Covid e smart working, per il 47% delle donne italiane hanno ostacolato la carriera

Covid e smart working, per il 47% delle donne italiane hanno ostacolato la carriera
di Maria Lombardi
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 14:44

Luci e ombre dello smart working. Lavorare da casa, sostengono alcune, aiuta a conciliare famiglia e riunioni, è una via per la parità. Sì, ma in questa fase critica la nostra carriera ha subito uno stop, denunciano altre. Le donne italiane che lavorano nel settore tech se da una parte promuovono il lavoro da remoto (il 45%) e ne sottolineano i vantaggi, dall'altra (il 47%) fanno notare che le novità introdotte con la crisi Covid hanno ritardato la loro  carriera. Insomma,  videochat e uffici allestiti in salone potevano rappresentare una svolta per le pari opportunità nel settore IT ma così non è stato.

La speranza era che lo smartworking eliminasse un bel po' di stereotipi, del tipo le donne sono meno disponibili a stare in ufficio per via degli impegni con i figli, sono meno flessibili e hanno carriere più incerte.

In parte è stato così, ma la rivolunzione è ben lontana dall'essere compiuta. La mentalità insomma sta cambiando ma non ancora abbastanza.

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É quanto emerge dal nuovo report Women in Tech di Kaspersky, dal titolo "Where are we now? Understanding the evolution of women in technology". L’opinione delle donne italiane che lavorano nel settore tech circa il lavoro da remoto è molto positiva. Infatti, il 32% preferisce l’home working all’ufficio mentre il 29% sostiene addirittura di essere più efficiente quando lavora da casa e il 38% di avere maggiore autonomia. Tuttavia, alcuni dati emersi da questo report evidenziano come i potenziali vantaggi del lavoro da remoto per le donne siano state in qualche modo oscurati da alcune dinamiche sociali.

Da marzo 2020 infatti, il 44% delle donne italiane che lavora nel settore tech, ha dichiarato di avere fatto molta fatica a dividersi tra lavoro e vita familiare. A frenare l'impegno per  il 60% sono stati i lavori domestici (contro il 36% degli uomini) mentre per il 66% l’home schooling (contro il 37% degli uomini). Inoltre, il 47% delle donne, per potersi occupare della famiglia, ha dovuto lavorare più del partner. In definitiva, il 47% delle donne ritiene che nel complesso gli effetti del Covid abbiano in realtà ritardato, piuttosto che accelerato, la loro carriera.

«Gli effetti della pandemia non sono stati gli stessi per tutte le donne. Alcune hanno apprezzato la maggiore flessibilità di questa nuova modalità di lavorare cosi come la possibilità di evitare gli spostamenti da casa all’ufficio. Molte altre, invece, hanno ammesso di essersi sentite sull'orlo del burnout. È fondamentale che le aziende diano supporto alle proprie dipendenti in questo senso», commenta Patricia Gestoso, Head of Scientific Customer Support presso BIOVIA, vincitrice del premio 2020 Women in Software Changemakers, e membro di spicco della rete di donne professioniste Ada's List. «L'altro significativo trend emerso durante la pandemia è stato la coesistenza all’interno della stessa azienda di dipendenti che lavoravano esclusivamente da casa e dipendenti che si alternavano tra lavoro da remoto e lavoro in presenza. Questo ha rappresentato una sfida per le donne che hanno lavorato esclusivamente a distanza poiché avendo meno accesso al top management presente in ufficio potrebbero non essere state prese in considerazione per quel tipo di incarichi che consentono una promozione. I datori di lavoro dovrebbero tener conto di questi svantaggi e organizzarsi di conseguenza per ridurli al minimo».

 Il 37% delle donne italiane che lavora nel mondo tech (rispetto al 23% degli uomini) ritiene che lavorare in un ambiente di lavoro paritario offrirebbe maggiori opportunità di carriera mentre il 46% considera il lavoro a distanza come il modo ideale per raggiungere una parità di genere. Merici Vinton, Co-fondatrice e CEO di Ada's List ha aggiunto: «Le aziende dovrebbero dimostrare, attraverso cultura e politica aziendale, di poter garantire ai dipendenti con figli, di entrambi i generi, la flessibilità di cui hanno bisogno durante e dopo la pandemia. Le imprese dovrebbero capire che il modo con cui si presentano è molto importante. Avere donne alla guida o che ricoprono un ruolo di portavoce e team composti da una maggioranza di quote rosa è un buon modo di dimostrare che nella loro azienda c’è spazio anche per le donne. Infine, ci sono molte aziende di successo che collaborano con organizzazioni femminili esterne che si dimostrano fonte di grandi stimoli, ispirazione e che sono in grado di dare una marcia in più alle aziende».

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