Cartolina da Alberobello
Se da qui fosse passato Hemingway...

di Salvatore LUMINE
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Lunedì 14 Giugno 2010, 21:48 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 11:57
Prima di lasciare il Villaggio Torre Serena di Marina di Ginosa (Taranto) un ultimo saluto alla sterminata spiaggia che si affaccia sul golfo.

Delle 7 file di ombrelloni riportate nei depliants informativi del Villaggio ne sono rimaste solo 4 a causa dell’erosione della costa attuata dal mare durante l’inverno, ma il panorama comunque fantastico.


Butterfly attende da un secolo il suo Pinkerton ma all’orizzonte non si vede un fil di fumo. In mare nessuna imbarcazione in vista: un peschereccio, una feluca, un caicco, un traghetto.

Solo a sera, lontano all’orizzonte qualche luce indistinta, come un fuoco fatuo o i tartari di Dino Buzzati che però non arrivano mai.

Oggi si parte per Alberobello, nella Magna Grecia, sull’altipiano delle Murge.



Sino al 1797 la città non era riconosciuta tale e non aveva nessun diritto ma solo il dovere di “suddità” verso il Sovrano Ferdinando IV di Borbone, ed è proprio in tale anno che con real decreto il villaggio dell’epoca venne elevato al rango di città regia.

Nata nel 1654, “Silva Arboris Belli” si caratterizzò subito per le strane e caratteristiche costruzioni chiamate “trulli”, con il pinnacolo che consente di individuare la famiglia che vi abita.



Anche ai nostri giorni e contrariamente a quanto si crede la borgata dei trulli non è una città “morta” ma viva e abitata. Ogni trullo ha il suo bel geraneo sulla porta e alla sera un filo di fumo si alza dal piccolo camino. Come in tutte le comunità d’Italia anche Alberobello ha concittadini famosi: ricordo per tutti i due Cavalieri della Repubblica Giuseppe Maffei artigiano e studioso dei trulli e Cosmo Palmisano che mantiene vivo il folclore locale.



Da tutto il mondo arrivano turisti per ammirare i trulli, costruzioni come detto uniche ed irripetibili, fuori dal tempo, protette dall’Unesco e dichiarate Patrimonio dell’Umanità. Ed è quindi il turismo l’attività economica prevalente della popolazione, con i souvenir, i peperoncini, i centri tavolo, le targhe, i quadretti naif, il pane, i biscotti, la pasta, i liquori, il miele, il vino.



Come recita un ritornello datato: Alberobello è fuori dal tempo e il panorama dall’alto delle sue piccole terrazze è indimenticabile. Naturalmente anche ad Alberobello ci sono i quartieri più “moderni” dell’800 e c’è il balcone dal quale parlò Garibaldi nel corso della campagna dei 1000 che riunificò l’Italia. Se Conrad o Salgari o Hemingway fossero passati solo per un attimo per questo angolo del paradiso se ne sarebbero sicuramente innamorati e forse la storia sarebbe cambiata.




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