Abbonati allo stadio di Lecce
senza la promessa "corsia preferenziale"

di Danilo MIGONI
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Martedì 5 Aprile 2011, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 18:28
Scrivo da tifoso. Non solo dei colori giallorosi dell'amatissima squadra del Lecce che sta strenuamente difendendo la Serie A, ma anche e soprattutto da tifoso della propria terra e della propria gente. Credo fortemente che per meritare la serie A non bastano solo le buone prestazioni sportive (come la spettacolare partita di ieri), ma anche
necessario dimostrare la capacità di saper gestire un patrimonio così prestigioso.



La passione per i nostri colori mi convince da molti anni a sottoscrivere l'abbonamento in Curva Sud perché credo che la condivisione renda la passione ancora più forte. In verità, gli abbonati a Lecce sono storicamente sempre molto pochi: proprio per questo motivo, bisognerebbe guardare a questo sparuto manipolo di sostenitori in maniera particolare, con l'intento preciso di preservare le loro motivazioni a sostenere il Lecce. E badate bene che non si tratta di sostenere soltanto 11 ragazzi che corrono sull'erba, ma si tratta di sostenere un progetto che coinvolge tantissime persone impegnate nell'impresa di promuovere un territorio e tutti i suoi abitanti. Io credo che il calcio sia anche questo.



E allora mi permetto di denunciare che l'unica consistente prerogativa che si è scelto di riservare ai tifosi abbonati in realtà non esiste: la corsia preferenziale per l'accesso allo stadio è pura illusione. Chi ha l'abbonamento fa la fila insieme a tutti gli altri per due motivi fondamentali: l'inciviltà di chi decide di mettersi in coda col biglietto al tornello riservato agli abbonati e l'incuria (o l'incapacità) di chi dovrebbe vigilare sulle operazioni di ingresso. Ed in particolare domenica, in occasione della gara Lecce-Udinese, la fila è diventata una vera e propria bolgia, con liti e spintoni anche a causa degli "inserimenti laterali" dei soliti furbi nelle code insensatamente lunghe.



Non credo che sia un modo efficace per incentivare la sottoscrizione di un numero crescente di abbonamenti... Secondo il mio modesto parere tutto ciò è un gravissimo sintomo di una disfunzione che, dato il ripetersi delle situazioni come quella verificatasi ieri, sembra cronicizzata e che può essere identificata con un nome preciso: inadeguatezza. In poche parole ho il dubbio che non siamo una città da Serie A.



Ma io amo assumermi le responsabilità che mi spettano: sono un tifoso e, in quanto tale, esorto. Non solo la mia squadra (e mai smetterò di farlo!) ma anche chi di competenza a gestire in maniera più accorta tutto il patrimonio acquisito fino ad ora: giocatori, stadio, tifosi... Nel mio caso, la immensa passione per i colori giallorossi e tutto ciò che per me rappresentano travalica qualunque tipo di difficoltà o imprevisto malfunzionamento. Ma è ridicolo che una coda mal gestita debba scoraggiare migliaia di persone. Da tifoso ormai storico, sogno un Via Del Mare colmo all'inverosimile di una folla festante ed un tripudio di colori, i due colori più belli del mondo. Grazie.


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