Zingarelli, il tour nelle città: il dizionario come un libro di storia

L'appuntamento nel Salento da domani a giovedì

Zingarelli, il tour nelle città: il dizionario come un libro di storia
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Mercoledì 3 Novembre 2021, 05:10

Sfogliare un dizionario come fosse un libro di storia: l’idea può apparire bizzarra, eppure è anche tra i lemmi del grande libro guida di ogni studente (e non solo) che si annidano grandi eventi, passaggi epocali e nuove espressioni della società. Una scoperta scientifica, il prevalere di una posizione etica, lo status quo del dibattito pubblico sono solo alcuni esempi del grande universo del presente che attraversa la lingua e finisce per sedimentarsi nelle parole. E così, anche i lemmi del dizionario scrivono il proprio tempo al pari di date e nomi di grandi personalità politiche.

Neologismi e parole in via d'estinsione


Se l’apparire di un neologismo segna inequivocabilmente l’affacciarsi di una novità (magari, grazie al contatto con un’altra lingua) il cambiamento linguistico agisce in modo più “sotterraneo” laddove avvenga dall’interno, ovvero modificando il significato di un termine già in uso. Ma può anche capitare che alcune parole “muoiano”, usate sempre meno fino a scomparire del tutto. È solo l’uso, ovvero l’accordo comune tra i parlanti, a decretare il destino di una lingua. 
Sono ben cento gli anni “raccontati” tra le righe dal dizionario Zingarelli, che in occasione dell’edizione 2022 propone il tour #Cambialalingua, un percorso divulgativo itinerante alla scoperta dell’evoluzione dell’italiano. Dopo Milano, Padova, Torino e Forlì, da domani a giovedì 11 novembre l’iniziativa della casa editrice Zanichelli fa tappa a Lecce in piazza Sant’Oronzo, presentando cinquanta lemmi scelti come “cartina al tornasole” della società che cambia, sintetizzati dalla penna dello scrittore Marco Balzano. 
Tutto si trasforma, persino parole connaturate alla nostra essenza biologica e sociale come “madre”. «(…) Il suo corrispondente infantile, mamma, che nasce per onomatopea riproducendo la lallazione del bambino, è pressoché identico in ogni lingua del mondo – spiega Balzano - madre è a un tempo sia chi genera e partorisce un figlio, sia chi se ne prende cura (…) La prima fecondazione in vitro avvenne nel 1978, sebbene il dizionario dia conto delle madri biologiche solo vent’anni più tardi (...)».

Dal ghetto all'Aids, così le parole segnano un'epoca


Ci sono parole che ci riportano immediatamente nel cuore di fatti ed epoche. Una di queste è “ghetto”: «Su un’isola veneziana c’era una fonderia, chiamata in dialetto gheto, ossia “getto” (...). Gli Ebrei, nel 1517, vennero obbligati ad abitare su quell’isola. Il nome è sopravvissuto al loro confinamento e oggi richiama immediatamente alla memoria quelli di Roma o di Varsavia, dove, durante la Seconda guerra mondiale, si consumarono rastrellamenti ed eccidi nazisti (…)». 
Una parola di estrema contemporaneità è “virus”: «(…) Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, proprio quando scoppia la pandemia di Aids causata dal virus Hiv, si diffondono anche i personal computer e, con loro, i virus informatici (…). Più difficile è debellare quei “virus della mente” come l’odio o il razzismo che a volte proliferano e si diffondono tra di noi in maniera, per l’appunto, virale».
Concludiamo questa breve carrellata con una parola di buon auspicio: “cura”. «(…).

La cura implica sempre amore, attenzione e studio, lo stesso che serve a chi cura l’edizione critica di un testo ormai divenuto classico. Ma la cura è anche la preoccupazione, la sofferenza, il travaglio del corpo o dell’animo. Per fortuna per simili cure – e a questo punto si rimane stupefatti per la polisemia della parola – esiste spesso una cura: medicamenti e terapie a cui ci sottoponiamo sono il rimedio per le nostre malattie (...)».

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