World Press Photo: a Bari i 134 scatti vincitori

World Press Photo: a Bari i 134 scatti vincitori
di Isabella BATTISTA
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Venerdì 30 Settembre 2022, 09:14

Negli anni il World Press Photo è diventato un appuntamento imperdibile per la città di Bari. Giunto alla sua 65esima edizione e per il nono anno consecutivo nel capoluogo pugliese, anche questa volta, da oggi al 13 novembre, l'evento sarà ospitato negli spazi del Teatro Margherita. Sono 134 gli scatti vincitori in una veste del tutto rinnovata. A partire da questa edizione infatti, il percorso espositivo non sarà più suddiviso nelle classiche otto categorie tematiche, ma, per coprire l'intero panorama del fotogiornalismo mondiale e aumentare il livello di rappresentanza internazionale, seguirà le aree geografiche del pianeta.

Resteranno però delle sotto categorie utilizzate dagli autori: Foto singola, Storie, Progetti a lungo termine e la nuova categoria Open Format, che comprende opere realizzate con tecniche miste, come collages e applicazioni su carta.

Ventitre paesi rappresentati

Selezionati da una giuria indipendente su 64.823 voci di 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi, i vincitori regionali del World Press Photo Contest 2022 sono 24 fotografi provenienti da 23 paesi: Argentina, Australia, Canada, Colombia, Bangladesh, Brasile, Ecuador, Egitto, Francia, Germania, Grecia, India, Indonesia, Giappone, Madagascar, Messico, Paesi Bassi, Nigeria, Norvegia, Palestina, Russia. Fornendo una varietà di prospettive da tutti gli angoli del globo, le opere premiate presentano storie coraggiose, intuizioni inestimabili e una diversità di interpretazioni - dagli effetti innegabili della crisi climatica ai movimenti per i diritti civili, dall'accesso all'istruzione alla conservazione delle pratiche e dell'identità indigene.

L'immagine foto dell'anno 2022 è stata scattata dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times e riporta alla memoria il tragico ritrovamento dei corpi di 215 bambini in una tomba rinvenuta nei pressi della Kamloops Indian Residential School, in Canada, istituto costruito alla fine dell'Ottocento per accogliere i piccoli indigeni. Lo scatto vincitore immortala una scena spettrale costituita da abiti infantili appesi a delle croci apposte lungo il cammino per commemorare le piccole vittime. Dietro si scorge un cielo cupo in cui i nuvoloni neri sono interrotti solo da un piccolo arcobaleno. Si tratta della prima volta di uno scatto vincitore del titolo di World Press Photo of The Year in cui non sono ritratti soggetti umani; ciò nonostante, la fotografia riesce, con immobile quiete, a colpire lo spettatore e a rompere il silenzio sulle atrocità commesse nell'ambito della storia coloniale occidentale. Ad aggiudicarsi il premio per la World Press Photo Story of the Year è stato, invece, il reporter australiano Matthew Abbott, con il lavoro dal titolo Salvare le foreste con il fuoco realizzato per National Geographic/PanosPictures: le immagini raccontano il rito degli indigeni Nawarddeken di West Arnhem Land, in Australia, che bruciano la terra in modo strategico attraverso una pratica nota come combustione a freddo, in cui il fuoco arde solo il sottobosco per rimuovere l'accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi.

Questa pratica, messa in atto da decine di migliaia di anni, vede il fuoco come uno strumento per gestire la propria terra natale (1,39 milioni di ettari) e combina le conoscenze tradizionali con le tecnologie contemporanee per prevenire gli incendi, diminuendo così l'anidride carbonica che contribuisce al riscaldamento globale.

Vincitore del premio World Press Photo Long-term Project Award, invece, è il lavoro Distopia amazzonica di Lalo de Almeida, per Folha de São Paulo/PanosPictures, che racconta come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente e quotidianamente minacciata dalla deforestazione, dall'estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali. Infine, Il sangue è un seme dell'ecuadoregna Isadora Romero, è l'opera vincitrice per la sezione World Press Photo Open Format Award: un video che, attraverso il racconto di storie personali, mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali.

Il progetto sull'Ucraina

Di notevole interesse il progetto a lungo termine sull'Ucraina. Realizzato tra il 2013 e il 2021, indaga il contesto che ha portato alla recente guerra, mostrando un Paese in cui le tensioni tra le forze politiche sono presenti da diverso tempo. Di ambito politico è anche il reportage in cui i sostenitori di Trump fanno irruzione nel Campidoglio per contestare la recente vittoria di Biden e, mascherati come medici della peste, protestano contro il Covid. Nell'ambito della 65° edizione della World Press Photo Exhibition curata da Marika Cukrowski della World Press Photo Foundation una menzione d'onore è stata assegnata all'italiana Viviana Peretti, autrice del progetto fotografico A Portrait of Absence. Un lavoro nel quale la reporter racconta come, in Colombia, durante i conflitti interni degli ultimi 60 anni, decine di migliaia di persone fra gli oppositori politici siano state fatte scomparire con la forza per conto delle Forze Armate Rivoluzionarie e di gruppi paramilitari coinvolti nei traffici illeciti. Organizzata da CIME - realtà pugliese ormai tra i maggiori partner europei della World Press Photo Foundation di Amsterdam - con il sostegno della Regione Puglia e del Comune di Bari, la mostra sarà visitabile da lunedì a giovedì dalle 10 alle 21, venerdì e sabato dalle 10 alle 23, domenica dalle 10 alle 21. Ingresso a pagamento.

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