Mezzo secolo di poesia nel segno del maestro, chi sono post bodiniani

Mezzo secolo di poesia nel segno del maestro, chi sono post bodiniani
di Rossano ASTREMO
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Lunedì 7 Dicembre 2020, 23:33 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 18:58

Il prossimo 19 dicembre ricorre il cinquantesimo anno dalla morte di Vittorio Bodini e molte saranno le celebrazioni per rendere il giusto omaggio ad uno dei grandi poeti del Novecento italiano. In quella data Lecce inaugurerà il suo itinerario Bodiniano: un percorso culturale e turistico, reale e virtuale, in dieci tappe alla scoperta dei luoghi vissuti da Vittorio Bodini e da lui celebrati nelle sue poesie.
Ma tanti saranno anche gli omaggi dei contemporanei al poeta la cui conoscenza è forse oggi ancor troppo racchiusa nelle strettoie del nostro territorio.
Autore di volumi indimenticabili quali La luna dei Borboni (1952), Dopo la luna (1956) e Metamor (1967), Bodini ha fatto dei suoi versi uno strumento d'indagine privilegiato dell'io poetico immerso nel suo tempo e nella sua storia. Lecce e il Salento diventano per lui non solo sfondo della sua scrittura ma corpo vivido delle sue visioni. Il risultato creativo è rappresentato da una poesia ricca di immagini e di suggestioni, ermeticamente oscura in alcuni punti e legata, quindi, ad un luogo ben preciso, il Sud del Sud, lanciato ad inseguire i treni del progresso, ma febbrilmente ancorato alla tradizione.
I poeti salentini appartenenti alle generazioni successive a quelle di Bodini e affermatisi dopo la sua morte si trovano a dialogare con il padre nobile della nostra poesia, a rendergli omaggio, se non direttamente, almeno attraverso il rifrangersi della sua poetica nelle loro opere. Celebrare Bodini significa anche cogliere le conseguenze della sua azione poetica negli autori a lui successivi. Una mappatura piena di sorprese e spunti interessanti. Qui di seguito alcuni titoli pubblicati negli ultimi cinquant'anni che meritano di essere riscoperti e studiati alla stessa stregua de La luna dei Borboni. Tra questi è di certo d'annoverare Bellezza della madre, opere del 1981 del poeta di Galatone Ercole Ugo D'Andrea (1937-2002). Figura appartata della recente tradizione letteraria, D'Andrea, stimato, tra gli altri, da Oreste Macrì, Mario Luzi e Carlo Betocchi, in questa raccolta distilla l'essenza della sua miglior lirica, elegante, inquieta, simbolica: Lo strazio solitario dei giardini / che si sentono stretti fra le case / (questo il paese, che cresce) / somiglia il tuo cuore, / che enarra quel tanto di colore / alle nostre memorie scialbate. Sempre degli stessi anni è Il pane sotto la neve (1983), il libro d'esordio dello scrittore di Caprarica Antonio Verri. In Verri il tributo a Bodini è addirittura esplicito. Nella quarta sezione del libro ci sono 110 versi dedicati a lui. Ad accomunare Verri e Bodini è una profonda riflessione nata dal rapporto fortemente sentito con la propria terra così amata da doverla odiare, quell'intima convinzione che la ricerca di una propria condizione di serenità che va scovata oltre i propri confini a volte strazianti e opprimenti: Sto con te, lo sai, e col tuo vecchio cuore di contadina / ma cerco, e devo cercare ancora madre, continuamente / modi nuovi o parole di sangue. Tu, se vuoi, / pensa pure a linguette di rosso pomodoro / o ai tuoi rossi tramonti di giovane sposa. Malessere esistenziale e terra vista come prigione da cui provare a fuggire accomunano le esperienze poetiche di due grandi figure del recente passato, Salvatore Toma e Claudia Ruggeri. Del poeta di Maglie, grande amico di Antonio Verri, morto a 35 anni nel 1987, va di certo ricordato il Canzoniere della morte (1999) pubblicato da Einaudi postumo grazie all'impegno e alla curatela di Maria Corti. Un testo di culto tra gli appassionati di poesia italiana, il Canzoniere raccoglie alcuni temi fondamentali dell'ispirazione dell'artista e che costituiscono il movente della sua scrittura: la pietas verso gli animali, il sottile fascino della morte, l'immaginario e il sogno.
Della poetessa leccese Claudia Ruggeri, morta suicida a 29 anni nel 1996, bisogna di certo ricordare il suo Inferno minore, raccolta poetica una prima volta pubblicata nel 2007 con peQuod grazie all'interessamento e alla cura dello scrittore Mario Desiati e poi di recente ripubblicata in una nuova edizione critica da Musicaos editore.
Nella Ruggeri c'è una esplosione e complessità linguistica fuori dal comune, un connettere la crisi dell'io nel mondo al furore barocco che è matrice formale della terra che la ospita. E tra le pubblicazioni più recenti di scrittori ancora in piena attività sono di certo da citare Cantica del lupo (2004) di Giuseppe Semeraro, opera d'esordio del poeta e attore di Pezze di Greco, ma da oltre vent'anni stabilmente nel Salento, in cui attraverso una poesia intima e toccante, emerge un suo personale viaggio di rinascita, che si sposta da una dimensione iniziale di asfissiante chiusura a una ricerca finale di apertura liberatoria; e La sposa nera (2016) della salentina nata a Ginevra Ilaria Seclì, in cui la parola poetica si inserisce in un contesto culturale assolutamente demartiniano, fatto di tradizioni, riti, litanie e preghiere.
E ancora i tra i poeti viventi autori di opere importanti meritano una menzione Elio Coriano, Simone Giorgino, Dario Goffredo, Gioia Perrone, Simona Cleopazzo, Claudia Di Palma e Marco Vetrugno. E l'elenco sarebbe ancora assai lungo. Segno che la poesia nel Salento è ancora linguaggio in grado di raccontare la nostra terra e l'identità di chi la abita. E siamo certi che Bodini di questo fermento in versi sarebbe assai lieto.
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