Visti da (molto) vicino / Buccarella
la voce "nera" a Cinque Stelle

Visti da (molto) vicino / Buccarella la voce "nera" a Cinque Stelle
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 26 Gennaio 2014, 17:29 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 18:12
LECCE - La prossima battaglia sar per l’emendamento “Stefania”. Non sar facile, ma vale la pena provarci. La vita di un parlamentare fatta di sfide continue. Alcune, per fortuna, piacevoli. Non per questo meno complicate. La signora arriva in un giorno di pioggia. Raccontare il proprio compagno non è mai semplice. Se è un parlamentare Cinque Stelle ancor di più. “Sobrietà” è parola d’ordine che nasconde mille insidie. Ma se lo si fa lato movimento, nel senso che si è anche attivisti, e perciò dentro ai meccanismi della comunicazione, tutto scivola senza intoppi. Lei lo è. Meglio. “Benvenuta”. Alta, magra, bella. Occhi grandi; sguardo sbarazzino; sorriso. Crederle a prescindere.



Lui è Maurizio Buccarella, leccese, avvocato ramo penale, prossimo ai 50. Senatore. È reduce dalla battaglia per l’abolizione del reato di immigrazione. L’ha vinta. Prima nel movimento, con voto on line, nonostante fulmini e saette piovuti dall’alto, da molto in alto. Poi in aula, con voto in Senato. I percorsi di civiltà hanno nomi e volti. Aver fatto “neri” quelli della Lega Nord (ma anche alcuni dei suoi, e con quali nomi poi...) è opera da consegnare a memoria imperitura. Lei, invece, è la sua compagna, Stefania D’Elia, più giovane, come lui leccese e avvocato, ma ramo civile, due figli. E nessuna intenzione di candidarsi. Sono insieme da sei anni. I palazzi della giustizia a Lecce impongono percorsi diversi, non per questo necessariamente separati. Loro incrociano le strade e alla fine intrecciano i destini. Ma a fare il primo passo è lei. «Sì – racconta –. Ci siamo conosciuti per caso. Mi ha colpito subito il suo carattere. Tranquillo. Aperto. Sereno. Una bella persona. Così un giorno gli ho chiesto: cosa fai, chiuso lo studio? E lui l’indomani mi ha invitata a uscire. Siamo finiti in casa di amici. A cantare».



Ecco: la voce. Aiuta. E lui ce l’ha bella. Graffiata. Tendenzialmente “nera”. Insomma, a qualche passo da Mario Biondi. Non dico Barry White, ma ci siamo capiti. La strada è quella. E infatti lui cantava nei cori gospel. Una passione per forza di cose declinata al passato, nel senso che lo faceva con impegno fino a tre anni fa, col gruppo di Elisabetta Guido, a Lecce. Ma cantava anche con l’altro gruppo, quello dei suoi amici, però versione pop. “Ho preso la chitarra”, per intenderci. Strumento che suona con una certa disinvoltura. Ma i suoi miti, non per mancare di rispetto a Nicola Di Bari, sono oltremanica o oltreoceano: i Beatles e James Taylor. Maurizio ha unito l’utile al dilettevole e ci ha abbinato la conoscenza dell’inglese, da perfetto autodidatta con accenti esterofili e curiosità sconfinate. La traduzione dei testi è stato il cimento. Ora, a sentirlo, pare un piccolo lord. «Una rabbia... – spiega Stefania –. Io ho studiato inglese a scuola, ma lui mi batte in lungo e in largo. E sai qual è la cosa bella? Io so il francese, lui no: bene, andiamo a Parigi e mi ripropongo di consumare la vendetta. Illusa: ci riesco il primo giorno, il secondo già va male, il terzo mi dà punti. Non ho ancora capito come faccia a imparare così velocemente». Solo la Grecia pare essere un’enclave appannaggio della metà rosa della coppia: ci vanno spesso, a Corfù, che d’estate per i leccesi è come dire piazza Sant’Oronzo. Non che ci sia bisogno di saccheggiare l’idioma locale, ma (se e quando) solo lei se la cava con nonchalance. Vuoi i nonni greci, vuoi gli studi classici. Lui (le superiori al Geometri) né gli uni né gli altri. Tiè. Materiale buono per l’emendamento “Stefania”. Tenere a mente.



Il coro, la musica, i viaggi. Ricordi. L’impegno politico gli ha sottratto buona parte del tempo libero, ormai pressoché scomparso. «Più che politica, la sua è una vera e propria cittadinanza attiva», corregge la compagna. Prima, in effetti, Buccarella non aveva mai orbitato intorno alle sedi di partito. Poi la folgorazione, improvvisa, nel 2007. Arriva Beppe Grillo alle cave di Cavallino. Maurizio ci va. Si entusiasma. Si appassiona. «Da lì un impegno crescente - racconta Stefania -: si avvicina ai meetup, partecipa all’organizzazione del V-Day. All’inizio erano pochini, con quei gazebo semideserti allestiti la domenica in via Trinchese, vicino all’ex Coin. Lo dico chiaramente: il mio approccio col movimento è stato di tipo “strumentale”. Non avevo altro modo per stare un po’ di più con Maurizio. Poi però la filosofia dei Cinque Stelle mi è entrata dentro: ne ho condiviso i messaggi, le azioni, le proposte. E ho cercato di dare il mio contributo fino in fondo. Nel settembre 2009, una domenica, eravamo io e lui con il nostro banchetto a Santa Maria di Leuca a raccogliere firme contro il “lodo Alfano”. Io, lui... e nessuno in giro! E chi lo dimentica».



Poi l’accelerazione. Nel 2012 le prove generali con la candidatura a sindaco di Lecce: per lui un 4,3% che vuol dire quasi il doppio dei consensi attribuiti alla lista. Infine lo sbarco trionfale in Senato. «Maurizio ormai è tutto movimento e lavoro». Stefania sospira e volge lo sguardo al cielo. «In studio ci sta lo stretto indispensabile. Dal lunedì al venerdì è a Roma e quando torna è assorbito dagli incontri con le sezioni e gli attivisti. È un portavoce: racconta quel che si fa in Parlamento e ascolta i problemi del territorio, dei cittadini. Chi è fuori immagina una struttura verticistica in cui vige l’imposizione dall’alto. Non è così: proprio la battaglia per la legge sull’immigrazione ne è la dimostrazione più evidente. Lì sono confluite ragioni umanitarie ed esigenze pratiche. Il resto è discussione interna, coinvolgimento della base, votazione on line. È un movimento di idee. Aperto. Trasparente. Solo la frivolezza non è gradita. E Beppe Grillo è un grande». Crederle a prescindere, s’era detto.



Il risvolto di tutto questo? Vita privata stravolta. E non è un’inezia. «Perché Maurizio è pigro; tendenzialmente disordinato: lui non è cambiato, tutto il resto sì». Ora qui a Lecce a tenere banco in famiglia, dove pure figurano un fratello magistrato, un altro segretario comunale e una sorella impiegata e attrice, è rimasta soprattutto la madre, signora Angelina, 90 anni, simpatica, brillante, cantante anche lei e innamorata delle canzoni napoletane. Lui scatena l’ugola appena può. E cioè quasi mai. A meno di non dover spiegare, in aula e nel movimento, proposte e prese di posizione. «Vedersi è ormai un’impresa», conclude la compagna. Che però non demorde. Anzi. Così la prossima sfida diventa questa: come recuperare spazio senza perdere tempo. Einstein ci ha già lavorato un po’ su. Senza sapere fosse premessa all’emendamento “Stefania”. Tutto è relativo, come si vede. O quasi.





Dodicesima puntata - negli incontri precedenti:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

- Massimo Ferrarese

- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

- Antonio Conte

- Giuliano Sangiorgi

- monsignor Filippo Santoro

- Fabio Novembre

- Flavia Pennetta




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