Visti da (molto) vicino/ Albano Carrisi
La voce con gli acuti della mamma

Visti da (molto) vicino/ Albano Carrisi La voce con gli acuti della mamma
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 2 Marzo 2014, 19:10 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 17:51
Hello. Risponde come se cantasse. Prendere un appuntamento registrare il promo per un concerto. tutto l: nel timbro; nella voce che squilla e scuote il cellulare come neppure il vibra-call. Santa miseria: se il numero non fosse proprio quello esatto, chiesto con premura, digitato con cura, potresti scambiarlo per l’acuto di Max Giusti quand’è ispirato con l’imitazione già innescata. Invece è proprio lui, l’originale. In carne, ossa e corde vocali spianate. Albano Carrisi. O Al Bano. La differenza, non si smette mai di imparare, viaggia lungo gli estremi di una storia infinita che scorre dalla vita privata all’esibizione in pubblico e viceversa. Ma è difficile capire quando finisce l’una e comincia l’altra. Il personaggio è personaggio sempre. Perciò, fate voi. Hello. Fortuna che quest’affare è uno smartphone e non uno smart-phon, altrimenti avrebbe di serie l’app con messa in piega alla risposta. Hello. Con l’auricolare a destra il ciuffo andrebbe a sinistra. Comunque, per l’appuntamento è sì.



Due foto autografate accolgono all’ingresso del ristorante della sua tenuta, a Cellino. Lui, perfetto padrone di casa, si alza da tavola e riceve l’ospite. Borsalino bianco, camicia scura, occhi chiari. È immagine animata, del resto l’unica in movimento tra le altre appese alle pareti. Qui è tutto un racconto a protagonista unico e rimandi molteplici. Una narrazione con sottofondo musicale, 50 anni di carriera che scorrono a rullo. «Che faccio, spengo?». Non scherziamo (e chi si azzarda...). Lui parla, le canzoni pervadono gli ambienti tra camini, tavolate, intonaci, mattoni. Full immersion. Cinquant’anni, un inno alla vita. La sua. «Un bicchiere di vino?». No, grazie: data l’ora meglio un caffè. D’accordo, forse la risposta è un tantino fuori luogo: qui l’inno è anche alla vite. E, pure questa, la sua. Ma sia. Lascia la tavolata con gli amici, serve il caffè di persona. Fa accomodare la madre, donna Iolanda Ottino. Autocelebrazioni no, celebrazioni sì: tocca a lei raccontare il figlio. Novantun anni. Figura minuta. Occhi profondi. Energia da dispensare anche a chi si crede giovane e magari lo è davvero. Lui saluta e torna di là. «Buona chiacchierata». Lei probabilmente ne trae impressione differente: «Comu aggiu sciuta a st’interrogazione?», chiederà alla fine. Inizia con l’italiano, finisce col dialetto. Bene, le difese davanti all’estraneo crollano strada facendo.



Albano. «Ha ottenuto quello che voleva da piccolo: ha seguito la sua passione, ha realizzato il suo sogno. Ma quanti pianti mi ha fatto fare; che disperazione quando se ne è andato a Milano che era ancora piccolo...». Lei lo chiama così: tutto unito. Né diminutivi né vezzeggiativi né spazi in mezzo. Non è che qui si stia a perder tempo con sottigliezze e bizze da artisti. È una donna concreta, carattere forte. A due anni e mezzo lei ha perso la madre. Erano cinque fratelli. La vita toglie; la vita dà: forza, intuito. Caparbietà. Ma il saldo è sempre in credito per chi resta. Lei lo segue ancora nelle tournée per il mondo. Prima un po’ di più, ora quando può. L’ultima volta in Russia, a ottobre. I due concerti della grande reunion in scena, Al Bano e Romina di nuovo assieme. «Mio figlio mi vuole sempre accanto. E anche lì sono salita con loro sul palco. E il bello è che mi fa cantare». Qualcosa, mica tutto. Sharazan. Felicità. L’intera famiglia Carrisi davanti al pubblico in tripudio nel Crocus City Hall di Mosca. Fino a Volare. Come se...



Ecco, come se... L’interrogazione scorre tra cose dette e altre taciute. E non è che queste siano meno importanti di quelle. Dice di Romina («tra di noi è rimasto un buon rapporto; mi ha regalato anche due collane»); glissa su Loredana e il turbolento rapporto («fatti loro»). Ma la storia si porta appresso anche altro. Gioie e infiniti dolori. Ylenia. Si parla dei nipoti, impossibile prescinderne. «Figlio mio... Una tragedia immensa. Albano ne è uscito piano, a fatica. Con tanta forza». La forza, appunto. La parola ricorre. E unisce. Tra madre e figlio un legame speciale. Donna Iolanda spiega: «Lui è nato che mio marito era prigioniero di guerra in Germania». Don Carmelo aveva combattuto con l’Esercito. Albania, Grecia. Poi la cattura e la deportazione. Al ritorno, il primogenito già sgambettava.



«È andato via da Cellino che avrà avuto poco più di 16 anni, Albano. Un bravo ragazzo e anche studioso, a suo modo. Frequentava il Magistrale. Ma quando era chiuso in camera pensava solo a scrivere canzoni. Capitava pure che si esibisse in pubblico, su qualche carretto, chiamato da qualcuno che sapeva bene quanto ci sapesse fare. Suo padre si arrabbiava quando se ne accorgeva e lo richiamava subito all’ordine, facendolo rincasare. Ma lui aveva una voce incantevole», s’illumina la madre. «Certu, ci se lu critia...». Appunto: chi? Radici salde nella terra coltivata dal padre; scarsa propensione a lavorare nella campagna; testa altrove. Da bambino io sognai divi eroi e marinai. Nella mente avevo già la mia idea di libertà, per dire. Quando parte, segue un compaesano, imbianchino a Milano: Cosimino. «Io piangevo la notte pensando a mio figlio solo a Milano. Mio marito in questo era più forte: fallo provare, diceva». Solo dieci giorni da imbianchino. Poi inizia il valzer dei lavori presi e lasciati. I ristoranti, tre. L’ultimo, “Il Dollaro”, dove lui trova impiego e fidanzata per la disperazione dei meneghini (“questi del sud ci fregano lavoro e donne”, ricorda ancora Albano, con evidente orgoglio). Infine l’assunzione alla Innocenti, storica fabbrica d’auto, e le canzoni nella mensa aziendale. La voce spacca i timpani. E si fa notare. Il primo contratto a 18 anni al “Mulazzani” di Rimini. «Tutte le sere a cantare, per un mese. Compenso da capogiro». Aveva 18 anni. Inizia l’avventura. Poco dopo sbarca nel Clan di Celentano. Il resto è fin troppo noto.



Cosa resta? «Albano è rimasto sempre un ragazzo con la testa a posto. Solo che a volte si fida un po’ troppo delle persone. Io lo metto in guardia: capisco a naso quando ha di fronte qualcuno su cui meglio non contare. Sarà che cammino sempre “cu la petra a mmanu”. Come posso dire? Ecco: con attenzione, con cautela». Previdente (e diffidente) per istinto naturale, insomma. «Poi lui mi dà ragione. Eh, a me la vita ha insegnato a stare sempre in guardia. Con lui poi non ne parliamo: quando andiamo ai concerti la gente lo assale. Gli vogliono un gran bene, fiju meu. Dappertutto. Solo che lo stringono, lo toccano. Lui sta tranquillo, ma io mi spavento. E se c’è un pazzo? Ora deve andare in America, ancora un concerto con Romina. Lei vuole che io vada. Ma è lontano. Troppo. È mutu largu. Nu me fitu». Vedremo. Se salta la tappa, bisognerà riscrivere il finale. Perché quella sua presenza sul palco non è solo di maniera. È una specie di tributo alla donna che in casa ha aperto la strada alla musica. «Cantavo sempre. La lirica, poi, non ne parliamo: impazzivo per quelle arie. La Tosca, la Traviata...». Poteva dirlo prima. Ora è tutto più chiaro. Molto.



Pomeriggio inoltrato, si va verso il tramonto. Donna Iolanda rientra a casa. «Io gli auguro solo questo, ormai: cu stannu bboni». Tutta la famiglia abita qui, nella tenuta Carrisi. Il sogno di don Carmelo, tradotto da Albano e da suo fratello Franco, s’è tramutato in un resort extralusso da questa parte e in un parco divertimenti dall’altra. Intorno, uliveti e vigneti. Tutto il mondo dello spettacolo è passato da qui, ha cantato, s’è rigenerato. Fuori dal ristorante, intanto, il figlio di Cosimino, l’imbianchino di tanti anni fa, sistema una pensilina. «Lavora con noi da tempo», racconta Albano. La storia a volte traccia cerchi inattesi. «Mamma, vieni con me?». Lei fa di no con la testa. È stanca. «T’ha fatta vecchiareddha», la incalza lui. «Iou? A novant’anni?». Queste donne... Non la smetteranno mai di nascondersi l’età. Santa miseria.





Sedicesima puntata (+ 1) - negli incontri precedenti:

- Paolo Perrone

- Dario Stefàno

- Roberta Vinci

- Massimo Ferrarese

- Elenonora Sergio

- Mario Buffa

- Antonio Conte

- Giuliano Sangiorgi

- monsignor Filippo Santoro

- Fabio Novembre

- Flavia Pennetta

- Maurizio Buccarella

- Emma Marrone

- Ennio Capasa

- Giancarlo De Cataldo

- Vincenzo Zara


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