Creazione, in Valle d’Itria si ricomincia dalle origini

Creazione, in Valle d’Itria si ricomincia dalle origini
di Anita PRETI
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Sabato 17 Luglio 2021, 05:00

“Fiat lux”, due paroline dalla Genesi, speranza comune a Bibbia e Torah e a quanti attraversano la pandemia: questa è la strada indicata agli spettatori da Alberto Triola, direttore artistico del Festival della Valle d’Itria che a Martina Franca con “La Creazione” di Haydn inaugura questa sera, alle 21 nel cortile del Palazzo Ducale, la sua 47esima edizione (in programma fino al 5 agosto con tanti concerti, un’opera “La Griselda” di Porpora, una serenata “L’Angelica” di Scarlatti) debitrice e di molto alla tenacia del suo presidente, Franco Punzi. Non importa che la nuvolaglia in addensamento sul cielo della regione distribuisca al momento qualche preoccupazione, quante e quante volte è già successo in mezzo secolo e sempre, alla fine, ha vinto la musica che è messaggera di pace, di benessere, di felicità. Soprattutto questo tipo di musica: grande solenne, “monumentale” come la definiscono quelli che sanno. Illustra la nascita del mondo, sì il processo di creazione (sole che sorge, uccellini che svolazzano, Adamo ed Eva: non manca niente) che a ben vedere è sempre il più bel racconto che sia mai stato scritto.

L'autore

Franz Joseph Haydn, robusto e gioviale austriaco, impiegò due anni per condurre a termine lo scopo che si era prefisso. “La Creazione” anzi “Die Schöpfung”, un oratorio per tre soli, coro e orchestra venne eseguito per la prima volta in forma privata a Vienna nel Palazzo Schwarzenberg il 29 aprile 1798 e l’anno dopo in pubblico in un teatro della capitale (sconfessando l’organico perché c’erano 180 persone in ballo).
Le cronache raccontano di un Salieri al clavicembalo oppure, in un’altra occasione, di un Rossini sul podio. Insomma, quest’oratorio “piaciucchia”, direbbe Totò. Giuseppe Verdi aveva ventun anni quando, come maestro al cembalo, eseguì “La Creazione” al Filodrammatici di Milano; Fabio Luisi che sale questa sera sul podio ne aveva invece ventinove quando, sempre al Festival della Valle d’Itria, nel 1988 diresse per la prima volta questo splendido oratorio. Era un musicista in ascesa e forse in quel momento, pur augurandoselo, non avrebbe potuto disegnare quella carriera che ne fa oggi, nel mondo, uno dei più importanti direttori d’orchestra. Con la promessa di essere in Italia a Capodanno per dirigere il Concerto dalla Fenice di Venezia, Luisi sta per ritornare in America dove è il direttore principale della Dallas Symphony. Identico incarico nella NHK Symphony Orchestra di Tokyo e nell’Orchestra della Radio Danese; è poi il direttore emerito dell’orchestra sinfonica della Rai; ed infine è il direttore musicale del Festival della Valle d’Itria dove, quasi quarant’anni fa, aveva cominciato a tessere una formidabile gavetta accanto ad Alberto Zedda e Bruno Campanella. Ma si avvicinava per lui il grande momento: “La Creazione” in quel 1988 (anno determinante nella storia della rassegna, sì “La Creazione” ma il resto non era fatto di bazzecole, basti pensare a “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi, mentre intorno spronato proprio dalle colonne del nostro giornale lievitava il dibattito sulla necessità di rendere operativa quella Fondazione che oggi è il motore del Festival).

L'opera

Ecco perché riproporre oggi “La Creazione”, al di là dell’intrinseco significato del titolo, è per Luisi un momento di grande e apprezzabile commozione. Rodolfo Celletti, in quel momento direttore artistico della rassegna, un dirigente d’azienda che si muoveva nella Milano del boom, forse dai pubblicitari che lo circondavano nel suo lavoro aveva mutuato l’obbligo del colpo di teatro. E così non solo spediva sul podio e senza rete un giovanotto (timidissimo e scanzonato insieme) ma ringalluzziva all’idea di una “prima assoluta”. Una “Creazione” che il pubblico potesse capire: basta con quell’ora e quarantacinque minuti di indecifrabili suoni ora dolci ma spesso gutturali e tronchi della lingua tedesca riuniti nel libretto del barone olandese Gottfried van Swieten. Allora il sagace Rodolfo si rivolse a Dario Del Corno, illustre grecista, melomane e frequentatore del Festival. Il professore affrontò con coraggio l’impresa creando una versione ritmica in italiano che questa sera ritorna appena limata da suo figlio Filippo Del Corno: era uno dei bambini “arruolati” nella squadra figli d’artista, una sorta di Via Pál al Park Hotel al tempo unico quartier generale del Festival; oggi è il dinamico assessore alla Cultura del Comune di Milano.

Così, si può starne certi, in platea si capirà qualcosa di più di quel che accade tra gli arcangeli Gabriele, Raffaele e Uriele, a parte la liaison tra Adamo ed Eva, in un Paradiso che ancora è tale e non perduto come quello di Milton che stando ai si dice avrebbe ispirato Haydn. Il quale poi questa sera (e nelle repliche del 23 e 31 luglio) avrà un bel da fare a scansare il fantasma di Nicola Porpora (titolare, con “La Griselda” del prossimo appuntamento in calendario) che fu suo maestro e che lo apostrofava con una lapidaria parola di otto lettere (comincia con la c e finisce con la e).

Gli interpreti

Ma tutto è andato a buon fine. L’allievo Haydn è diventato bravissimo, “La Creazione” continua a piacere e adesso suggerisce arditezze come una inusuale forma scenica. Luisi parla di un esperimento di visualizzazione teatrale. E gli danno man forte nell’impresa il regista Fabio Ceresa coadiuvato dallo scenografo Tiziano Santi e da due costumisti: il Premio Ubu Gianluca Falaschi e Gianmaria Sposito. Ed ancora in campo: l’Orchestra del Teatro Petruzzelli, il coro Ghislieri (al suo debutto al Festival), la compagnia di danza Fattoria Vittadini (coreografo Mattia Agatiello). Infine le voci: il soprano Rosalia Cid che viene dal Maggio; il tenore ucraino Vassily Solodkyy riconfermato dopo la bella prova dello scorso anno (“Arianna a Nasso” e “Il borghese gentiluomo”); il baritono gardesano Alessio Arduini, un ingegnere ceduto alla musica e alla Scala e al Covent.
Nei ruoli di Adamo ed Eva il baritono spagnolo Ian Antem ed il soprano Sabrina Sanza allievi dell’autoctona Accademia del belcanto.

Chi non potrà recarsi a Martina, questa sera, può contare sullo streaming della web-tv del Festival della Valle d’Itria e su italiafestival.tv.

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