Parigi, nasce l’Università “De Martino e Carpitella”

Parigi, nasce l’Università “De Martino e Carpitella”
di Giorgia SALICANDRO
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Domenica 29 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:16

Un’Università per diffondere e valorizzare il patrimonio di studi e l’approccio metodologico interdisciplinare di Ernesto De Martino e Diego Carpitella, i grandi maestri dell’antropologia. Accade in Francia, culla della ricerca sociale, dove dal 2019 ai due studiosi è dedicata l’Università popolare “Trans-Ire De Martino-Carpitella”. Co-fondatore, con Morena Campani, e direttore del comitato scientifico, il professor Alfredo Ancora, psichiatra e psicoterapeuta di fama, membro dell’International Society for Academic Research on Shamanism, il quale da diversi anni orienta a un approccio “transculturale” le sue ricerche e la sua pratica professionale. E, spiega, ritiene «necessario sancire l’importanza della ricerca di De Martino e Carpitella anche oltre i confini nazionali».

"La terra del rimorso"

Se la loro lunga collaborazione ha prodotto indimenticabili spedizioni etnografiche lungo il filo delle tradizioni, dei canti e delle musiche radicati nei luoghi - la Lucania misteriosa di “Sud e magia”, ad esempio, o la Sardegna dai rituali ancestrali – la campagna dell’estate del 1959 nel Salento è forse più di tutte divenuta un classico, superando i confini del mondo accademico per conquistare l’immaginario collettivo. Da quell’esperienza, De Martino trasse pagine definitive – il libro “La terra del rimorso” - nelle quali riportò male oscuro annidato all’ombra della dura vita delle campagne, raccontando la forza simbolica del ragno che tornava a rimordere ancora nel cuore della modernità, scacciato solo dalla musica e dalla danza, dalla devozione e dal cerchio della comunità. E Carpitella registrò gli ultimi relitti del canto e della musica tradizionali, nella loro espressione autentica, privata e domestica, che avrebbero in seguito contribuito a ispirare il movimento della riproposta popolare salentina, ma questa è un’altra storia. 

Torniamo a Parigi, dove il professor Ancora nel 2019 fonda – con la presidente dell’Università popolare, Morena Campani, ricercatrice e musicoterapeuta - un Istituto dedicato a De Martino e Carpitella, seguendo i citati interessi di ricerca a cui non sono estranee le origini salentine del professore, che rafforzano il “link” verso il mondo delle tradizioni popolari. All’inaugurazione, in un’affollata sala nel III Arrondissement, partecipa anche la cantautrice e ricercatrice etnomusicale Giovanna Marini.

De Martino e Carpitella nel Salento

«La Francia è ricca di importanti figure dell’antropologia e della sociologia, ma i nostri due studiosi non sono da meno – commenta Ancora - la campagna di De Martino nel Salento, alla quale partecipò Diego Carpitella, è insuperabile nel suo approccio interdisciplinare, che sancì un metodo di ricerca sul campo con più figure, dall’antropologo allo psichiatra, dallo storico delle religioni all’etnomusicologo, che ancora fa scuola. Un approccio dal fascino assoluto per me, che mi occupo di psichiatria transculturale, quella branca della psichiatria che attraversa più culture, in un’ottica di meticciato, concependo la cultura come un continuo avvicendamento di contributi, un consenso dinamico e aperto, ben lontano da una concezione della cultura come qualcosa di unico e finito. Anche quello di De Martino in fondo era un approccio transculturale: ai miei studenti consiglio sempre di leggere “La fine del mondo”, il testo transculturale per antonomasia, che attraversa la crisi dell’uomo contemporaneo rispetto a un mondo in rapido cambiamento, nel passaggio a un nuovo sistema valoriale e culturale di cui non sempre si riesce a capire il senso».

All’Università popolare De Martino-Carpitella, questi insegnamenti sono approfonditi e indagati a confronto con i nuovi input della ricerca sul campo, in cicli di incontri tematici, strutturati naturalmente anche fuori dai banchi. L’Università pubblica anche una sua rivista, semestrale.

Tra i temi approfonditi, la violenza urbana, il teatro e la riabilitazione psichica, un focus sulla tradizione musicale pugliese, con un workshop di musica e danza, la terapia transculturale, che recupera anche le pratiche tradizionali della cura legate all’oralità, comuni al territorio euromediterraneo. 

«Trans-Ire – si legge nella presentazione del progetto - è nata a seguito di ricerche sull’oralità nel territorio Mediterraneo e va alla ricerca dei significati legati al gesto e alle parole nelle forme arcaiche dei riti di passaggio. Per mettere in luce le potenzialità di queste tradizioni, l’obiettivo principale dell’Università popolare è la trasmissione, nel suo radicamento e arricchimento, è comprendere e far comprendere che i fatti culturali non sono superstizioni deteriorate, né sopravvivenze semplici e inerti e che la loro trasmissione gioca un ruolo nella strutturazione dell’interiorità e nella valorizzazione della propria cultura». 

Inaugurata in un momento difficile, pochi mesi prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, dopo i primi eventi in presenza l’Università ha dovuto “traslocare” online, ma è previsto un ritorno in classe a ottobre. E naturalmente, anche il tema scelto è “sul pezzo”: «Ci occuperemo della crisi della presenza – spiega Ancora - attraverso contribuiti che toccano diversi campi del sapere, approfondendo le conseguenze sociali provocate dal virus. Checché se ne dica, abbiamo dovuto gestire un grande cambiamento rispetto al nostro modo di essere e di vivere, anche se più o meno esorcizzato da reazioni varie. Ora, c’è da fare un primo bilancio di tutto questo».

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