L'emozione dei suoni nelle voci di Taranto: il progetto di Mottola al MarTA

L'emozione dei suoni nelle voci di Taranto: il progetto di Mottola al MarTA
di Carmelo CIPRIANI
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Mercoledì 5 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:23

Dove si nasconde l’anima di un popolo? Piero Mottola non ha dubbi: nella voce, anzi nell’insieme di voci opportunamente stimolate da input emozionali. Il risultato di questa personale ricerca è rappresentato da opere multimediali, allo stesso tempo sonore e relazionali, dal momento che le sonorità si generano nelle dinamiche sociali mentre queste ultime si traducono nelle prime in forma compendiaria.

Il progetto sonoro

Da tempo l’artista ha definito il suo lavoro “musica relazionale” mettendone in luce la natura volutamente ibrida. Non un racconto antropologico ma un insieme di composizioni sonore costruite su mappe emozionali da lui appositamente studiate e predisposte. L’interesse di Mottola per l’arte relazionale si può far risalire ad un’opera partecipata sui concetti di bello e brutto del 1988. Nel 1992 intraprende la carriera accademica vincendo il concorso di Plastica ornamentale a Bari. L’insegnamento lo porta prima a l’Aquila poi a Firenze, dove avviene il fondamentale incontro con Giuseppe Chiari. Giunto a Roma fonda la cattedra di Sound Design e Mixaggio e il Laboratorio di Estetica del Rumore, attraverso cui oggi conduce e diffonde le sue ricerche. 


Ultimo approdo di questo suo percorso speculativo è rappresentato da “Taranto Voices”, progetto sonoro a cura di Giusy Caroppo (curatela esecutiva di Cristina Principale), attualmente visibile al Museo Archeologico di Taranto (MarTa) fino al 6 febbraio. Il progetto, come già la mostra “Silent Spring” di Claudia Giannuli, è promosso dall’Associazione Eclettica - Cultura dell’Arte nell’ambito del “Circuito del Contemporaneo”, format ideato dalla stessa Caroppo, che intende creare in Puglia un’infrastruttura, materiale e immateriale, dedicata alla diffusione, valorizzazione e produzione di arte contemporanea.
“Voices” è un progetto che si occupa della misurazione delle potenzialità evocative, estetiche ed emozionali dei suoni reali della nostra vita in differenti culture e aree geografiche del pianeta. Partito nel 2015 all’Universitat Politècnica di Valencia, è stato condotto in molteplici contesti universitari e culturali, dall’Universidad de las Artes de Cuba alla Fondazione Morra di Napoli, dal Macro di Roma alla Fundan University di Shangai.


Il progetto tarantino, il primo realizzato da Mottola in Puglia, è iniziato a luglio 2020, quando si sono tenute le prime sessioni di registrazioni vocali individuali presso la sala multimediale del Marta. Come previsto dal progetto, anche a Taranto è stato chiesto ad un ristretto numero di persone di produrre suoni o rumori con la voce, in risposta a dieci emozioni (paura, agitazione, collera, tristezza, stupore, eccitazione, piacere, gioia, calma) e ad ulteriori cinque parametri (bellezza, bruttezza, profondità, ambiguità e univocità emozionale).

Si sono così ottenuti oltre 2000 frammenti sonori prodotti da cinquanta individui, scelti tramite una call pubblica e connotati da background culturale, sociale, emozionale eterogeneo. Successivamente sono stati selezionati circa 500 suoni tra parole, rumori, frasi, canti, lamenti, suoni comprensibili e non, che poi sono stati montati in ambienti sonori multicanali, in modo da essere organizzati e diffusi con l’Autocorrelatore acustico, “un sistema automatico e originale di generazione di passeggiate acustico-emozionali”, strumento elettronico programmato sulla base di modelli sperimentali di composizione, tra cui la “Mappa a dieci emozioni”, creata da Mottola nel 2000, in cui sono associati, in un complesso tracciato stellare, emozioni, sensazioni e colori.


L’installazione sonora, fruibile nella sala XXV, al primo piano del Museo, si configura come un’esperienza immersiva ed inclusiva. Attraverso dieci piccoli diffusori, uno per ciascun parametro emozionale, disposti in fila e distanziati trenta centimetri l’uno dall’altro, simili a piccoli monoliti, è possibile udire l’avvicendarsi di differenti reazioni umorali che, nell’insieme, delineano l’anima della città in una visionaria ed evocativa chiave sonora. Simile a un’onda, l’installazione alterna momenti di minimo e massimo contrasto emozionale; genera, automaticamente e per tutta la durata della mostra, vocalità emozionali sempre diverse, fornendo stimoli in continua evoluzione, che sfuggono alle intenzioni dello stesso artista e che sono capaci di agire in profondità su ognuno di noi. 


Un grande stimolo sonoro, dunque, in cui il pubblico oltre a identificarsi, in quanto riconosce le sue voci in modo diretto e senza alcuna elaborazione elettronica, è coinvolto in un’emozione collettiva, generatrice di ulteriori stimoli, sempre differenti.
Come ha scritto Peppe Morra, Mottola “fa suonare le voci”. Egli ha saputo rivitalizzare le maggiori ricerche sonore e visive delle avanguardie tra XX e XXI secolo, ricollegandosi alle esperienze futuriste e al loro sconfinamento nello spazio di vita. Orientato a indagare il rapporto tra il suono-rumore della voce umana e le sue declinazioni estetico-emozionali, il progetto crea per l’uomo con l’uomo. Alla musica affianca l’artisticità (misurabile sull’unicità) delle emozioni, esaltando la componente musicale ed artistica che è in ognuno di noi. Nelle opere sonore di Mottola non ci sono mezzi elettronici ma solo voce pura. Pur lavorando con un sistema informatico, l’artista vuole tornare all’uomo, fornendogli stimoli che ne generi altri sulla base di un principio empatico. Il progetto “Voices” è in progress. Mottola da tempo studia le associazioni emozioni-suoni-colori e oggi ha iniziato ad analizzare anche la mimica, al fine di cogliere, attraverso molteplici aspetti comportamentali, la specificità di un popolo. Un progetto complesso quanto ambizioso che ha come finalità l’individuo, allo stesso tempo fruitore e generatore di emozioni.
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