Il sondaggio del Fai: ecco i luoghi della Puglia da salvare

Il sondaggio del Fai: ecco i luoghi della Puglia da salvare
di Ilaria MARINACI
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Domenica 22 Febbraio 2015, 20:36 - Ultimo aggiornamento: 20:48
C’è un tifo tutto particolare ed è quello per l’Italia da salvare. Lo promuove, da sette anni a questa parte, il Fai-Fondo Ambiente Italiano con il censimento “I luoghi del cuore”, attraverso il quale si dà agli italiani la possibilità di votare pezzi importanti del nostro patrimonio culturale e ambientale che si trovano in stato di abbandono o pericolo e che andrebbero recuperati.



Nei giorni scorsi sono stati resi noti i risultati e fra i cento “luoghi del cuore” segnalati otto sono pugliesi. Di questi merita una menzione speciale, soprattutto, l’Abbazia di San Nicola di Casole a Otranto, che si attesta al 13° posto, preceduta - fra le nostre - solo dal sito archeologico di Castel Fiorentino a Torremaggiore (Foggia, 8° posto), mentre più distaccati ci sono il Vecchio Ospedale di Spinazzola (31°), le statue settecentesche di San Nicola e di Santa Filomena a San Paolo di Civitate (43°), il Minareto di Fasano (55°), la Chiesa del Santissimo Rosario a Grumo Appula (59°), la Chiesa di San Domenico a Trani (67°) e il Castello di Tutino a Tricase (81°).



Il censimento ha avuto un grande successo tanto che a votare sono stati 1.658.701 italiani. Delle pugliesi, quindi, ad ottenere il maggior numero di preferenze (con 29.798 segnalazioni) è stato il sito archeologico di Castel Fiorentino, che ospita i resti di una piccola città medievale chiamata, appunto, Florentinum, famosa perché vi si trovava la residenza dove lo Stupor Mundi morì. Nell’inverno del 1250, infatti, l’imperatore Federico II di Svevia fu colpito dalla febbre durante una battuta di caccia e dovette fermarsi a Castel Fiorentino, dove si spense il 13 dicembre per le conseguenze di un’infezione.



Intorno al luogo, si sviluppò una leggenda: gli astrologi avevano annunciato all’imperatore che sarebbe “appassito” sub flore: quando si trovò malato a Castel Fiorentino, Federico II realizzò che il nome conteneva la radice latina flos, floris e capì il suo destino. Recentemente sono stati effettuati alcuni interventi conservativi per rendere il sito visitabile. Secondo “luogo del cuore” pugliese, con 18.151 segnalazioni, è l’Abbazia di San Nicola di Casole, fondata nel 1099 e abitata da monaci italo-greci, centro culturale vivacissimo nel Medioevo, frequentato da intellettuali e letterati perché ospitava lo scriptorium, una biblioteca e una scuola. Del monastero si conservano pochi resti: il Comune di Otranto ha approvato uno studio di fattibilità per il suo recupero con l’obiettivo di restaurare i ruderi, effettuare nuovi scavi e digitalizzare i documenti che ebbero relazioni con il monastero, oggi sparsi nelle più importanti biblioteche del mondo, per collocarli nel Castello Aragonese di Otranto, in una sezione espositiva dedicata. Tra gli interventi più urgenti c’è il consolidamento della struttura per evitare crolli e recuperare gli affreschi superstiti.



Altri due sono i luoghi del Salento che sono stati segnalati. Di epoca decisamente più recente, ma non meno affascinante, è il Minareto di Fasano, residenza signorile che si affaccia sulla Selva di Fasano con il suo inconfondibile stile moresco. Inaugurata nel 1912, è stata fatta edificare dall’architetto viaggiatore Damaso Bianchi. Il suo nome è dovuto proprio alla presenza di una torre che ricorda i minareti arabi da cui il muezzin per cinque volte al giorno chiama i fedeli alla preghiera. Oggi è patrimonio della Regione Puglia ma per almeno due decenni, fino al 1935, anno della morte del proprietario, fu luogo di incontri culturali e di feste mondane. Poi il Minareto divenne colonia estiva per ragazzi sino ai primi anni Settanta per poi cadere nel dimenticatoio. Attualmente è gestito da un'associazione, Pro Selva, ma la struttura necessita di interventi di ripristino e consolidamento.

In coda alla classifica il Castello di Tutino, rione di Tricase, che risale alla fine del 1500 e presenta una cinta muraria e un fossato più antichi del castello stesso. Delle nove torri che vi svettavano ne sono rimaste in piedi solo cinque. La curiosità è data dal fatto che fino agli anni Sessanta del secolo scorso i suoi spazi sono stati destinati alla lavorazione del tabacco. Anche questo bene avrebbe bisogno di un accurato restauro.