Sciascia e il caso della scomparsa di Ettore Majorana: l'indagine a 100 anni dalla nascita dello scrittore

Sciascia e il caso della scomparsa di Ettore Majorana: l'indagine a 100 anni dalla nascita dello scrittore
di Antonio SACCONE
3 Minuti di Lettura
Venerdì 8 Gennaio 2021, 08:07

A cent'anni esatti dalla nascita di Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 Palermo, 20 novembre 1989) vale la pena ricordare anche un testo che intreccia saggistica, reportage, fiction e apologo, in un ambiguo gioco di specchi e di continui interscambi tra verità e menzogna. È La scomparsa di Majorana, pubblicato nel 1975. Il nome iscritto nel titolo è quello di un giovane scienziato, uno dei ragazzi della scuola romana di Enrico Fermi. La fulminante genialità di Ettore Majorana s'impone assai precocemente e in modi stravaganti: scarabocchia calcoli e teorie sui pacchetti di Macedonia, che poi butta via, fumata l'ultima sigaretta. Con la stessa nonchalance elabora la teoria di Heisenberg, prima che sia divulgata dallo scienziato tedesco. Per le sue precoci qualità scientifiche è chiamato, nel gennaio del 1938, a ricoprire per chiara fama la cattedra di fisica teorica nell'università di Napoli, al fine anche di scongiurare la sua partecipazione a un concorso predestinato al figlio di Giovanni Gentile.


Majorana la sera del 25 marzo del 1938 si imbarca sul postale diretto a Palermo. Sembra, ma non è certo, che abbia deciso la sera successiva di tornare a Napoli, dove sarebbe sbarcato la mattina del 27. Da quel momento si perde ogni sua traccia.
L'investigazione narrativa di Sciascia, utilizzando prove documentarie, testimonianze di illustri scienziati e insieme richiami ad opere e personaggi letterari, smantella la tesi del suicidio sbrigativamente accettata dalla polizia. Sciascia non è convinto della conclusione ufficiale dell'inchiesta, secondo la quale il professore si sarebbe gettato in mare, lasciandosi annegare. Gli inquirenti si sarebbero arresi alla soluzione più comoda, non tenendo conto della complessa personalità di Majorana. Non è improbabile, piuttosto, che il ricercatore si sia ritirato in un convento di frati certosini, per realizzare il suo desiderio di sottrarsi a un mondo che assimila allo stesso modo catastrofi e banalità, confinandosi in una dimensione postuma, in cui dimenticare, dimenticarsi ed essere dimenticato.

Come il personaggio pirandelliano Mattia Pascal-Adriano Meis, avrebbe simulato la morte per acqua.


Sciascia sottolinea la stridente dissonanza connessa al fatto che sia uno scienziato nato (come Pirandello e come lui stesso) in una terra, la Sicilia, caratterizzata dal rifiuto della scienza, ad assumere l'orizzonte scientifico come totalizzante misura esistenziale, a viverlo come drammatico contesto filosofico. Intuendo, con prontezza e profondità, quale abisso tragico stiano prospettando al destino dell'uomo le ricerche in campo atomico, mette in atto una silenziosa ma non per questo meno fragorosa reazione contro la scienza, di cui ha indagato i fondamenti ultimi, rifugiandosi in un convento calabrese, nascosto in un folto bosco. Sciascia, sagace reporter, si reca in quella cittadella dei certosini, dove, a quanto si continua a dire, non solo un grande scienziato avrebbe passato molti anni a meditare, ma si sarebbe rinchiuso, spinto dalla medesima urgenza di rimozione, anche il pilota del B29 che sganciò la bomba su Hiroshima.


Da narratore del dubbio non pretende di aver sciolto il mistero della scomparsa di Majorana, che resta insoluto. D'altra parte l'inquieta detection, trasgredendo le regole del giallo classico e approssimandosi al problematico hard boiled (Hammet, Chandler), sembra modellarsi sul principio di indeterminazione alla Heisenberg (l'Heisenberg frequentato da Majorana) o sul giallo senza soluzione di Gadda. Ad attestarlo è la stessa fisionomia stilistica del report narrativo, che da una parte attesta la limpidezza agile ed essenziale, segno di una razionalità laica, propria dell'autore, dall'altra, con la frequenza di incisi e di subordinate, impedisce una perentoria e definitiva conclusione.


Una scrittura dell'inquietudine, quella di Sciascia, esibita come l'espressione, partecipe e resistente, della ragione, reclamante nuove richieste di verità contro le verità mistificanti propagandate da ogni forma di potere e di sopraffazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA