«Una figura lontana, pallida in viso, sta suonando un organo di cui non vedo le canne, ma il suono arriva da ogni luogo, e sembra avvolgere la Cattedrale… è il Preludio, fuga e variazione di César Franck, una musica che non finisce mai…». È Velli, la protagonista del romanzo “Otranto” di Roberto Cotroneo, a descrivere efficacemente quelle incredibili sensazioni che solo la musica di un organo ascoltata in chiesa può suscitare. Ma se il tono solenne e nobile prodotto da uno degli strumenti più antichi di cui si abbia traccia – basti pensare che le prime notizie di un organo idraulico risalgono alla Grecia del terzo secolo avanti Cristo - da sempre viene automaticamente associato alla musica sacra, è anche vero che molti dei lavori scritti per questo strumento acquistarono una individualità e una indipendenza sempre più nette. Innanzitutto la storia dell’organo, sin da quando fu importato nel 757 in Occidente da Bisanzio (donato dall’imperatore d’Oriente Costantino V al re dei franchi Pipino il Breve), è anche la storia dei più famosi costruttori che, soprattutto nel periodo di suo massimo utilizzo - dal XV al XVIII secolo – furono ammirati per le soluzioni tecniche adottate decisamente all’avanguardia rispetto a quei tempi di scarse cognizioni scientifiche. Tra questi c’è Lorenzo da Prato al quale si deve, nel XV secolo, la nascita del più antico organo italiano, contenuto nella chiesa di S.Petronio a Bologna.
Nel Salento importanti famiglie di costruttori
Importanti famiglie di costruttori ci furono anche nel Salento, come quella dei Kircher di Gallipoli operante già dalla metà del ‘600. L’Olgiati-Mauro della chiesa San Nicola Magno di Salve, risalente al 1628, e quello anonimo della basilica Santa Caterina d’Alessandria di Galatina, del 1558, sono gli organi più rappresentativi tra quelli storici del Salento. D’altra parte le numerosissime chiese sorte in quel periodo a Lecce e nel territorio limitrofo dovevano necessariamente possedere un organo dal momento che questo era ormai diventato, per poi rimanervi per sempre, il solenne strumento del culto. E se originariamente da parte dell’autorità ecclesiastica ci fu una semplice tolleranza della musica organistica, ben presto divenne una prescrizione il suo impiego, sia in alternanza con il canto gregoriano che in sostituzione delle parti del “proprium”, la lettura dei testi sacri prerogativa esclusiva del celebrante e dei suoi ministri. L’uso della musica organistica fu regolato nel “Caeremoniale episcoporum” del 1600, con il suo equivalente francese del 1662 “Caeremoniale parisiense”, grazie ai quali la produzione organistica liturgica ebbe un’improvvisa e duratura fioritura.
Gioiello barocco realizzato dall'architetto Giuseppe Zimbalo
Proprio a quel periodo risale la nascita a Lecce della chiesa di Sant’Anna, situata nell’attuale centralissima via Libertini, splendido gioiello barocco di Giuseppe Zimbalo, il maggiore architetto dell’epoca e artefice, tra l’altro, della ricostruzione del Duomo e del Campanile. La realizzazione dell’edificio sacro e dell’annesso Conservatorio, iniziata nel 1680 e terminata quattro anni dopo, si deve alla nobildonna Teresa Paladini, fedele esecutrice testamentaria delle volontà di suo marito, Bernardino o Berardino Berardi, che nel nominarla erede universale dispose che dalle entrate dei suoi beni lei dovesse “edificare e fondare” un Conservatorio con chiesa per il “sostentamento di tante signore quante saranno capaci le entrate di detta eredità; bastando che tali signore siano nobili di detta città e vergini, vedove e maritate”. Chiesa che aveva il suo magnifico organo posizionato al centro della navata sopra la porta della sacrestia. Ma ovviamente l’uso ininterrotto dello strumento per i decenni successivi ne comportò il graduale deterioramento, al pari di altre parti dell’edificio e degli arredi. E di questo ne abbiamo testimonianza scritta grazie ai resoconti delle due Sante Visite del 1748 e 1880.
Per quanto concerne l’organo, già nel 1862 non era funzionante e il Consiglio Generale degli Ospizi della Provincia di Terra d’Otranto, con una lettera datata 12 aprile, chiedeva somme di denaro per la sua riparazione. Ma evidentemente senza ottenere nulla perché nella Santa Visita del 18 giugno 1880 si osserva che l’organo era “in cattivo stato”. Nel 1937 la chiesa viene data alla Confraternita della Visitazione di Maria Santissima e nel verbale di consegna non appare traccia dell’organo. Forse era già distrutto e la parte di parete dove si affacciava murata.
Dopo più recenti anni di abbandono e di chiusura, Sant’Anna è stata definitivamente riaperta al culto il 22 settembre 2019 a seguito del completamento dei lavori di restauro voluti dall’amministrazione comunale, proprietaria del complesso monumentale, e finanziati dalla Regione Puglia. Da quel momento si celebra stabilmente la messa in rito romano antico a cura dei canonici dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote. È invece l’associazione “Antonio Pignatelli” a collaborare nella gestione della chiesa per i profili culturali. Associazione che ha ideato il progetto e promosso la raccolta fondi per realizzare un nuovo organo, che ora vede finalmente la luce grazie al sapiente lavoro del costruttore Nicola Canosa che si è ispirato a quelli settecenteschi di area meridionale e salentina in particolare. Collocato in cantoria, non solo ritornerà a essere lo strumento privilegiato della liturgia ma sarà anche al centro di un’importante attività concertistica.
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