Intervista (impossibile) a Rina Durante: «Coraggio: osiamo»

Rina Durante nell'illustrazione di Giulia Tornesello
Rina Durante nell'illustrazione di Giulia Tornesello
di Stefano CRISTANTE
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Domenica 29 Ottobre 2017, 20:04
Intervistatore: “Parte integrante della triade cereali-vite-olivo, coltivazioni fondamentali dell’antico ecosistema mediterraneo, la vite occupa in Puglia, fin dall’antichità, un posto preminente nello sviluppo delle pratiche economiche, alimentari ma anche culturali”(1).
Rina Durante: Bene, vedo che sai leggere in italiano. Se vuoi continuo io, visto che è farina del mio sacco.
I: La prego signora.
D: Signora? Bello mio, mi sa che sei di fuori.
I: Mi sta dando del pazzo?
D: No, voglio dire che vieni da altrove.
I: Se è per questo anche lei.
D: Io? Ma se sono un autentico pezzo di Salento in carne, ossa e spirito! Come ti permetti?
I: Non si arrabbi. Volevo dire che lei ha trascorso alcuni anni di vita a Saseno, l’isoletta di fronte alla baia di Valona. La sua amica Caterina Gerardi ha curato uno splendido libro a riguardo. E anche un documentario.
D: Ah, pensavo volessi ironizzare sulla mia cultura d’origine.
I: Niente affatto. Quando lei scomparve, a 76 anni, nel 2004, mi interessavo d’altro.
D: Tutti ci interessiamo d’altro.
I: Voglio dire che i nostri giri non coincidevano. Se solo avessi avuto occasione di conoscere prima alcuni amici che furono anche suoi(2) o altri che non ho potuto conoscere(3) forse l’avrei potuta intercettare in qualche seminario o convegno.
D: Eh, la pigrizia…
I: Lei è fuori strada su questo.
D: Dicono tutte così le persone che non fanno tesoro dei propri desideri.
I: Come dice?
D: Bisogna osare sempre e rispettare le scadenze. Ma questo è in realtà un discorso molto più complicato. Lasciamo perdere e torniamo a Saseno.
I: Conduca lei l’intervista, non ho nulla in contrario.
D: Sono nata a Melendugno nel 1928. Mio padre, comandante della Marina, ci portò in quell’isola destinata a scopi militari, ma in realtà si trattava di una macchia di verde nell’Adriatico. Vivevamo allo stato brado.
I: Chi?
D: Mia madre e le mie tre sorelle. Quando l’Italia entrò in guerra tornammo nel Salento.
I: Immagino che ritrovarsi a Melendugno negli anni ’40, dopo la libertà totale di Saseno, non debba essere stato uno scherzo.
D: La prima regola, caro mio, è non lamentarsi.
I: Messaggio paradossale pensando che siamo nella terra delle prefiche, signora Rina.
D: Signora Rina? O mi chiami professoressa Durante o mi chiami solo Rina.
I: Obbedisco Rina.
D: Ecco bravo. Comunque Melendugno aveva una sua bellezza anche in quegli anni terribili.
I: Ho letto la Malapianta. Terribile davvero.
D: Che cosa?
I: La fame, l’inedia, la povertà. Una forma imponente di depressione psichica e sociale.
D: Soprattutto la coralità di queste infauste condizioni umane. La carestia come condizione dell’anima, oltre che fisica.
I: Comunque prima della sua opera più nota lei aveva già fatto diverse cose.
D: Quando uscì la Malapianta avevo 36 anni. Dovessi dirti in estrema sintesi cosa mi è capitato prima del ‘64, direi che la cosa più bella è stata frequentare la facoltà di Lettere a Bari.
I: I suoi maestri?
D: Senza gerarchia tra di loro, Tommaso Fiore e Mario Sansone.
I: Mi dicono i suoi amici che fu attivissima fin dai tempi di Bari. Se non sbaglio pubblicò anche una raccolta di poesie.
D: Si chiama Il tempo non trascorre invano. Ci sono versi ancora buoni e altri meno, ma questo è secondario. Capii che la scrittura mi era indispensabile. Non solo la poesia. Tutta la scrittura nasceva spontaneamente al mio interno e si scaricava sul foglio con un inchiostro di terra.
I: Rapsodica…
D: Perché rinunciare alla carica mitica della scrittura? Io non ho avuto paura di scrivere di musica, di teatro, di cultura in genere, ma anche di sfruttamento, di grigiore politico, di assenza di società.
I: Ora sembra un’antropologa.
D: Ernesto De Martino è stato importante: quel lavoro di scavo nell’anima popolare e arcaica del Salento aveva bisogno di vanghe e di badili. Credo di averli messi a disposizione con i miei versi, i miei romanzi, i miei articoli. Con quella straordinaria avventura che è il Canzoniere Grecanico Salentino(4): un dialogo tra modernità e tradizione mediato dalla musica.
I: Mi dicono che lei ha scritto centinaia di articoli per Quotidiano.
D: È vero, ho scritto tanto per questa testata. Prima c’era solo la Gazzetta del Mezzogiorno, piuttosto estranea al Salento e focalizzata su Bari.
I: Mi scusi se torno a bomba: siamo ancora fermi alla Malapianta, in senso cronologico.
D: E allora? Se devo essere sincera, ho sempre preferito i salti narrativi, la costruzione inaspettata. Tutto il contrario di un calendario che mi proponi di ripercorrere.
I: Come vuole allora. Mi dica: qual è il lavoro che più le è piaciuto fare?
D: Sono stata una scrittrice che non si sarebbe vergognata a definirsi una semplice “scrivente”, perché in me la parola (detta e scritta) è stata un fatto totale e integrale. Però ti dirò una cosa: ciò che più mi è piaciuto è stato insegnare.
I: A Roma e in Puglia, se ho letto bene.
D: Non importa tanto il luogo, quanto capire l’importanza vitale di quegli intellettuali ora disprezzati socialmente che sono gli insegnanti. Quando c’è una classe docente di qualità il popolo diventa più ricco.
I: Sono totalmente d’accordo con lei. Nel Salento ci sono ottime scuole e ottimi insegnanti, spesso aggiornati e motivati.
D: Però ci sono anche docenti che fanno quattro lavori insieme, e l’insegnamento ne risente. La maggioranza degli insegnanti comunque fa il possibile per creare conoscenza con i pochi mezzi che lo Stato concede nell’era delle vacche magre.
I: Ahimé, magrissime.
D: Senti, quanto manca? Devo andare a cucinare.
I: Stiamo finendo. Senta: posso chiederle una cosa personale legata alla sua sessualità?
D: No, ti prego. Se ti interessa sul serio leggi Gli amorosi sensi, lì c’è qualcosa.
I: D’accordo. Le vogliamo bene anche per la sua riservatezza.
D: Fammi andare a cucinare.
I: Per chi?
D: Ho un bel gruppo di amici che mi hanno raggiunto qui negli ultimi anni.
I: Mi saluti in particolare Sergio Spina e Luigi Santoro. E il caro Donato Valli.
D: Oggi pezzetti, bello mio.
I: E i vegani?
D: Bocca mia taci!
I: Ahahah, lei è molto diretta.
D: Brutale, se serve. Ma sincera e vera. Vado davvero, ciao.




Note a piè di pagina:
1) Incipit di Cerere e Bacco a piene mani. Una civiltà da salvare, Schena, 2001. 2) Sergio Spina, Massimo Melillo, Giuliano Capani, Lucio Giannone, Luigi Santoro e qualcuno che di sicuro dimentico e con cui mi scuso. 3) Girolamo Comi e Vittorio Pagano. 4) Fondato nel 1975 dalla scrittrice Rina Durante, il Canzoniere Grecanico Salentino è il più importante gruppo di musica popolare salentina, il primo ad essersi formato in Puglia. Il 27 ottobre è uscito il loro ultimo cd, “Canzoniere”. In questi giorni, peraltro, a Rina Durante è stato intitolato l’Istituto comprensivo di Melendugno in cui per anni ha insegnato.


 
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