Anno 2786, grand tour nella Puglia (semisommersa) dei Tropici. E il Salento diventa un'isola

Il protagonista è un giovane gentiluomo mitteleuropeo di nome Milordo

Anno 2786, grand tour nella Puglia (semisommersa) dei Tropici. E il Salento diventa un'isola
di Mario CARPARELLI e Paride DE MASI
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Sabato 16 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 17:46

Il mare, alzatosi di livello per effetto del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacciai, ha ormai preso il sopravvento sui territori più pianeggianti e sulle città costiere. Anche in Puglia: Taranto, Bari, Brindisi e Lecce sono ormai finite sott’acqua, mentre il Basso Salento si è trasformato in un bell’isolotto. 

Corre l’anno 2786 quando, esattamente mille anni dopo il celebre “Viaggio in Italia” di Johann Wolfgang Goethe, un giovane gentiluomo mitteleuropeo di nome Milordo, a bordo di avveniristici mezzi di trasporto (a partire dal battello a idrogeno “Palmanova”), attraversa quel che resta della nostra penisola: un Paese ormai tropicale con vaste aree desertiche, con una superficie terrestre ridotta di un quinto rispetto all’attuale, con un terzo della popolazione costretta a emigrare e con molte delle sue città più popolose sommerse sotto almeno 40 o 50 metri d’acqua, tra cui Venezia, Trieste, Padova, Treviso, Pordenone, Ferrara, Rimini, Ravenna, Pisa, Livorno, Lucca, Grosseto, Roma, Latina, Ancona, Pesaro, Pescara, Napoli, Salerno, Crotone, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo, Siracusa, Trapani, Cagliari e tutti i capoluoghi di provincia della Liguria.

 

Un libro visionario e provocatorio

È il visionario e provocatorio “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene”, il recente romanzo del filosofo evoluzionista Telmo Pievani e del geografo Mauro Varotto, pubblicato da Aboca e arricchito dalle mappe di Francesco Ferrarese, che si trova ora tra i cinque libri finalisti nella sesta edizione del Premio Alessandro Leogrande, promosso dai Presìdi del Libro in collaborazione con la Regione Puglia, che si svolgerà al Teatro Fusco di Taranto il prossimo 28 aprile. 

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In vacanza nel resort sull'Isola Salentina

Lungo il racconto di questo “Grand Tour antropocenico”, un “ipotetico, fantascientifico e distopico” viaggio nell’Italia sconvolta e ridisegnata dai cambiamenti climatici, un intero capitolo del libro, il nono, è dedicato alla Puglia, che nel frattempo - si diceva - ha visto scomparire sott’acqua Bari, Brindisi, Taranto e Lecce. Milordo vi giunge con un treno superveloce da Nuova Napoli (finalmente, verrebbe da dire!) per trascorrere dieci giorni di completo relax in un resort ubicato nell’isola Salentina (l’attuale Sud Salento), divenuta “uno dei luoghi più belli del Mediterraneo tropicalizzato” nonché un “paradiso tropicale tra i più ambiti al mondo”. Lo spettacolo che si schiude agli occhi del rampollo tedesco durante il tragitto per arrivare all’agognata meta turistica è sorprendente: Trani, Barletta e Monopoli sono diventate delle “città-isola”; alle spalle di Andria si estendono distese a perdita d’occhio di piantagioni di palma da olio e da frutto con qualche sprazzo di mangrovie e di foresta; San Pancrazio, Avetrana, Galatina e Galatone sono ridotte a golfi del mare di Luppìu.

In Puglia Milordo trascorrerà delle indimenticabili vacanze “facendo immersioni tra i coralli del canale di Gallipoli fino all’isoletta Ausentina, ballando nelle feste notturne e gustando le prelibatezze locali”, ma si renderà anche conto che la crisi ambientale è stata pagata “principalmente dai Paesi più poveri, che poco o nulla avevano contribuito al cambiamento climatico”.

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Siamo "mammiferi ingordi"

Da qui l’amara constatazione di Milordo con cui si chiude il capitolo dedicato alla nostra regione, che suona quanto mai attuale in questi drammatici tempi di guerra: “Restiamo pur sempre un mammifero ingordo, condannato al tribalismo e all’incapacità di guardare al futuro della specie umana nella sua totalità”.
Ciò nonostante, il libro di Pievani e Varotto “è improntato all’ottimismo e intende stimolare all’azione, che per essere efficace dovrebbe coinvolgere tutte le scale, da quella politica a quella planetaria a quella dei comportamenti del singolo individuo”. 

Per questo gli autori, che insegnano entrambi all’Università di Padova, concludono il testo elencando tre macro azioni “chiave” utili a fugare le prospettive più catastrofiche per il clima planetario: 1.

modificare il paradigma energetico passando rapidamente dalle fonti fossili a una prevalenza di fonti rinnovabili carbon free; 2. creare una volontà politica condivisa a livello planetario in grado di elaborare strumenti legali vincolanti; 3. mettere in discussione il nostro livello di crescita fondato sull’espansione di consumi individuali.

E poi indicano anche un decalogo per stimolare l’azione individuale: 1. ridurre il consumo di carne e derivati a massimo una o due porzioni a settimana; 2. scegliere frutta e verdura di stagione privilegiando le coltivazioni biologiche; 3. preferire l’acquisto di prodotti locali; 4. privilegiare i prodotti sfusi che non consumano imballaggi; 5. fare acquisti di gruppo; 6. evitare cibi eccessivamente processati; 7. riutilizzare le borse per la spesa; 8. ottimizzare l’energia consumata nella preparazione e conservazione dei cibi; 9. ridurre gli sprechi; 10. praticare la raccolta differenziata.

Il filo rosso che attraversa tutte queste piccole e grandi azioni è rappresentato, in definitiva, dalla difesa del bene comune, come Milordo comprende a Capaci, l’ultima tappa del suo avventuroso viaggio: “C’era un grande monumento, ben tenuto. Raccontava una triste storia che anche nel 2786 gli studenti imparavano a scuola. Non riguardava propriamente l’Antropocene, ma il desiderio di giustizia contro tutto ciò di cui è capace la bestia umana. Milordo rese omaggio a quel luogo e agli italiani difensori del bene comune, quello umano e quello della natura, insieme. Non l’avrebbe dimenticato”.

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