Premio Strega, i cinque finalisti: Catozzella, Scurati, Piccolo, Pecoraro, Cilento

Da sinistra, Pecoraro, Catozzella, Cilento, Scurati e Piccolo
Da sinistra, Pecoraro, Catozzella, Cilento, Scurati e Piccolo
di Leonardo Jattarelli
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Giovedì 12 Giugno 2014, 17:56 - Ultimo aggiornamento: 18:32
Giuseppe Catozzella, con Non dirmi che hai paura, ha ottenuto 57 voti; Antonio Scurati, Il padre infedele, 55; Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, 53; Francesco Pecoraro, La vita in tempo di pace, 49; Antonella Cilento, Lisario o il piacere infinito delle donne, 46. Eccola la cinquina della sessantottesima edizione del Premio Strega, uscita dopo la conta "declamata" dal presidente di turno Walter Siti (vincitore della scorsa edizione) in un salotto Bellonci dove il caldo spesso ha avuto il sopravvento sull’attenzione dei presenti.





E a passare l’ultimo "step" prima della finale del 3 luglio al Ninfeo di Villa Giulia sono i cinque libri meno "giovani" dei dodici rimasti in campo. Ed è questa, per la stagione 2014 in maggior misura, la contraddizione di un Premio che dice di voler puntare, anche strategicamente, sulla vasta platea degli under 35 ma che nei contenuti è il meno appetibile per quello "zoccolo duro" di lettori nazionali che sembrano reggere le sorti disastrate della nostra editoria. Tutt’intorno infatti il crollo è apocalittico e, seppure in calo, quelli ancora disposti a comprare un libro in Italia sono proprio coloro che hanno un’età compresa tra i 14 e i 19 anni seguiti a ruota da quelli tra i 25 e i 34.





SOPRAVVIVENZA

Ma lo Strega può questo e anche di più. È riuscito a sopravvivere, dopo il finanziamento annullato dal Comune lo scorso anno, inventandosi proprio nel rush finale un Premio Strega Giovani (votanti 440 ragazzi di 40 scuole superiori italiane ed estere) finanziato da Unindustria Lazio (sponsorship da 120 mila euro che durerà almeno per i prossimi tre anni) che ha visto anche qui il trionfo di Giuseppe Catozzella col suo Non dirmi che hai paura (Feltrinelli) sul tema dell’immigrazione, il preferito anche dai componenti della Società Dante Alighieri. Punto. Qui finiscono le tracce di una qualsiasi narrativa che in qualche modo attraversa realmente per interessi, appartenenza, motivazioni, urgenze non solo la Generazione 2.0 ma anche quella che di poco la precede. Nel complesso, al di là delle ormai sterili polemiche che ogni anno contraddistinguono il premio letterario più importante del Paese, l’intera dozzina di libri che si è contesa fino a ieri sera l’entra nella cinquina è stata tenuta assieme da un fil rouge importante che continua ad essere da qualche stagione quello della Storia.





Dalla strage di Srebenica nell’ex Jugoslavia raccontata da Marco Magini nel suo Come fossi solo (Giunti) al libro di Francesco Piccolo Il desiderio di essere come tutti (Einaudi) che spazia dai funerali di Berlinguer al rapimento Moro al berlusconismo tra percorso storico e personale. E ancora la Napoli barocca, romanzo di avventure e piaceri di Antonella Cilento, Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori), la Storia umana e inumana (Bompiani) di Giorgio Pressburger, riflessione senza tempo, da Jan Palach a Che Guevara e Mandela fino al Francesco Pecoraro di La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie), ritratto a ritroso della sconfitta di una classe borghese dall’oggi agli anni ’60.





INTIMISMO

Non mancano ritagli di attenzione intima, come quella contenuta nella graphic novel di Gipi Una storia (Coconino Press-Fandango) dove presente e passato di un cinquantenne a pezzi si intrecciano al tema della paura di invecchiare. C’è poi la storia recente, quella del sisma de L’Aquila nel libro di Donatella di Pietrantonio, Bella mia (Elliot), la tratta delle ragazze dell’Est narrata da Paolo Piccirillo ne La terra del Sacerdote (Neri Pozza), il dramma del disamore ne Il padre infedele (Bompiani) di Antonio Scurati, la ricerca del mantenimento in vita della famiglia raccontato da Giuseppe Munforte in Nella casa di vetro (Gaffi), l’amaro romanzo famigliare di Elisa Ruotolo, Ovunque, proteggici (Nottetempo).