Paisiello, il genio musicale alla Corte di Napoleone

Paisiello, il genio musicale alla Corte di Napoleone
di Anita PRETI
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Giovedì 9 Settembre 2021, 05:00

Ha saputo, sì, della morte dell’amico. Se tale poteva considerarsi un imperatore della musica a cospetto dell’imperatore d’Europa. Paisiello si spegne a Napoli nel 1816, Napoleone a Sant’Elena nel 1821 ma nella solitudine degli ultimi anni d’esilio chissà quante volte, tirando la somma dei “dì che furono” (per stare al Manzoni dell’ode “Il 5 maggio”), il pensiero sarà andato al musicista tarantino. Lo aveva fatto anche quando era un imberbe giovanottello amante delle belle lettere alla sua prima prova di scrittura con il romanzo “Clisson ed Eugénie”: a un certo punto Napoleone cita Paisiello come esempio di purezza sonora. E quando, anni e anni dopo, poserà da solo sul proprio capo la corona di imperatore è Paisiello che vuole accanto con la sua musica.

Una conoscenza quasi "amicizia"

La solida conoscenza, definirla amicizia sarebbe un azzardo, tra Giovanni Paisiello e Napoleone Bonaparte è il tema portante del festival dedicato al compositore che gli Amici della musica organizzano a Taranto dal 20 al 30 settembre e che è stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa al teatro Fusco alla presenza dell’assessore comunale alla Cultura Fabiano Marti. La diciannovesima edizione del Giovanni Paisiello Festival si salda dunque con le celebrazioni internazionali per il bicentenario della scomparsa di Napoleone. Nell’uso parsimonioso che andrebbe fatto della parola festival (sinonimo di ricerca e sperimentazione) il programma preparato dal direttore artistico Lorenzo Mattei, musicologo e docente universitario, trova giusta collocazione. E collima con le idee del presidente del Gp Festival e degli Amici della musica Paolo Ruta, a sua volta esemplare e ostinato fautore della Paisiello “renaissance”. E’ una rinascita che non farà scalpore come quella rossiniana ma è ugualmente guardata con interesse dagli studiosi perché Paisiello è un genio di tale portata che per avvicinarlo e comprenderlo occorreva solo Mozart, una volta, e oggi il maestro Riccardo Muti.

I "mottetti" e la Messa

Dal cilindro delle scoperte, il direttore artistico Mattei ha tirato fuori quest’anno, facendone dono ai seguaci delle rarità, una serie di mottetti, plasmati quindi sul sacro, che andranno ad aggiungersi (in prima esecuzione assoluta in tempi moderni) a tutte le voci del breve ma ricco cartellone (sette appuntamenti in tutto) improntato sui rapporti che si vennero a creare tra Napoleone Bonaparte (ricordato nel bicentenario della scomparsa), la sua famiglia e il musicista tarantino nei pochi anni del volgere fra Settecento e Ottocento.
Risale infatti al 1797 la marcia funebre composta per il valoroso generale Lazare Hoche, eroe dell’esercito rivoluzionario e caro a Bonaparte, e già nel 1804 Paisiello compone la Messa per l’incoronazione di Napoleone che dalla fine di quella Rivoluzione ha preso le mosse per diventare imperatore dei francesi. La Messa verrà eseguita nella Cattedrale di San Cataldo (dove con un intervento di videomapping Notre Dame de Paris, luogo dell’incoronazione, sembrerà più vicina) dai solisti e da coro e orchestra del Giovanni Paisiello Festival diretti da Pierluigi Lippolis giovedì 30, atto conclusivo di questa edizione. Quanto ai mottetti, presentati nella stessa serata (che contempla anche l’assegnazione del Premio Giovanni Paisiello), si tratta di un dono fatto a Giuseppe Bonaparte, fratello dell’imperatore, perché venissero eseguiti nella Cappella dell’Assunta, detta anche Cappella Palatina, del Palazzo Reale di Napoli dove il terzogenito dei dodici figli Bonaparte sedeva sul trono.

Non c’era sovrano che non puntasse al privilegio di avere Paisiello come musicista di corte. Dice Lorenzo Mattei, autore delle scelte del festival: «Stratega militare, politico astuto e uomo ambiziosissimo, Napoleone era ben consapevole di come la gestione del potere comportasse il patrocinio delle arti, considerate mezzo di propaganda e strumento per regnare».

Ed è quello che si pensava anche in Russia, Polonia, Austria e nella Napoli dei Borboni.

Sembra incredibile ancora a pensarci ma Giovanni, quel ragazzino nato a Taranto nella Città vecchia il 9 maggio 1740, è un monumento della musica mondiale. Quando si spegne a Napoli, sua patria d’elezione, è ricco di gloria più che di denari. Di lui si parla ancora e si ascolta la sua musica come il GP Festival invita adesso a fare: nel teatro comunale Fusco, nel salone degli specchi di Palazzo di Città, al MarTa si alterneranno, dopo il recital inaugurale del mezzosoprano Anna Bonitatibus (lunedì 20, teatro Fusco), presentazioni di libri, reading, tavole rotonde e concerti (i Solisti dell’Orchestra barocca di Cremona, venerdì 24 al Fusco) alcuni dei quali vedranno impegnati anche giovani tarantini, veri talenti musicali. 

Tutte le informazioni sul sito www.giovannipaisiellofestival.it (biglietti da 15 a 20 euro, green pass obbligatorio). 

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