"Home sweet home", l'arte trova casa nel centro Kora

"Home sweet home", l'arte trova casa nel centro Kora
di Carmelo CIPRIANI
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Domenica 26 Settembre 2021, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 14:52

La casa come luogo dell’abitare, luogo di progetti e relazioni, ma anche dell’esistere e del resistere, dell’impermanenza e del ricordo. È questo il concept della mostra proposta da Ramdom negli spazi del Palazzo De Gualtieris di Castrignano dei Greci. L’idea della casa farebbe pensare alla recente reclusione ma la pandemia non c’entra. Il tema della mostra deriva dallo sfratto di Ramdom da Lastasion, l’ex casa del capostazione dell’ultima stazione ferroviaria a sud-est d’Italia (Gagliano del Capo - Leuca), luogo di ospitalità, ricerca e produzione artistica e culturale, che ha smesso di esistere il 17 novembre 2020 per essere rimpiazzata da uno spogliatoio per il personale delle ferrovie dello Stato. 

L'esperienza del collettivo 


Quella era casa, luogo di accoglienza e di dialogo. Ramdom a Castrignano ha trovato un’altra dimora, un nuovo sito di produzione e ricerca con 1600 mq dedicati a mostre temporanee e permanenti, laboratori e formazione. Uno spazio multidisciplinare al cui interno sono attive anche una biblioteca, un bookshop, un bar, un’area dedicata ai bambini e spazi per conferenze, eventi, performance e spettacoli dal vivo. Chiusa definitivamente Lastation l’associazione, tra le più intraprendenti e vitali del panorama culturale pugliese, ha dato avvio questa estate a Kora, nuovo progetto di promozione del contemporaneo con base operativa proprio nel palazzo castrignanese. Dall’ultima stazione delle terre emerse Ramdom si è spostata in uno dei palazzi nobiliari più affascinanti del Salento, oggi candidato a diventare centro permanente di promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea, con quella stessa vocazione nazionale ed internazionale che da sempre caratterizza i progetti dell’associazione salentina. 

La mostra sull'abitare come progetto di vita


La mostra “Home Sweet Home”, il cui titolo deriva dal lavoro di Gianni d’Urso, ultimo artista in ordine di tempo ad essere ospitato da Lastation, poche settimane prima lo sfratto, intende aprire una riflessione sul tema della casa intesa non solo come luogo dell’abitare ma anche come percorso di vita, luogo da cui nascono e si sviluppano relazioni. Lo spazio diventa quindi ambiente d’incontro, sorpresa e cambiamento dove progettualità e artisti di tutto il mondo confluiscono dando origine ad un dialogo serrato e in costante evoluzione. Una mostra raffinata ma anche complessa, problematica per la quantità di temi che suggerisce e affronta. 
Curata da Paolo Mele, Alessandra Pioselli, Davide Quadrio e Claudio Zecchi, essa segna un punto, un voltare pagina: come nella lettura di un libro, si va avanti ma nella mente rimangono ben impresse le vicende lette, così l’esposizione apre nuove strade portando con sé il bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisite; guarda al futuro riflettendo sul passato. “Home sweet home”, dunque, ma non solo la casa è abitabile, anche il corpo e la mente, lo spazio sociale e quello interpersonale lo sono. In mostra sono presenti i lavori di oltre quaranta artisti e progettualità provenienti da tutto il mondo. Tra questi spiccano i nomi di Alfredo Jaar, Elena Bellantoni, Liliana Ovalle, Emilio Vavarella, Jacopo Rinaldi, Stefania Calegati, Fernanda Fragateiro, Neri e Hu, Eva Hide, il duo di scultori-ceramisti di Laterza oggi attivo a Londra, e i progetti “A Cielo Aperto”, a cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella, volto alla costruzione di un museo diffuso all’aperto, in cui diverse opere permanenti dialogano con l’ambiente montano e l’antico borgo di Latronico, in Basilicata, “Pollinaria”, disegno di rigenerazione per l’ambiente agrario, organismo radicale e composito volto a costruire l’essenza di un nuovo archetipo rurale, “Sakiya”, programma di residenza internazionale di Arte, Scienza e Agricoltura con sede a Ramallah (Palestina), e GuilmiArtProject, programma di residenza artistica e di formazione ai linguaggi dell’arte contemporanea nel comune di Guilmi (Ch).

Una mostra fatta di opere ma anche di progetti, dunque, proposti da collettivi nazionali ed internazionali con cui Ramdom è entrato in contatto e ha collaborato nel corso della sua pluriennale esperienza, il tutto visibile ad libitum, senza una fine predefinita. Quando si pensa ad una mostra generalmente si pensa ad un evento che accade in un posto da un giorno ad un altro. “Home sweet home” invece è accaduta in un posto ed è iniziata in un giorno ma non si sa quando finirà. Abituata a contraddire gli standard, Ramdom ha ipotizzato un’esposizione senza fine, una costruzione in fieri, simile ad un corpo vivo: nel tempo gli artisti andranno via e altri entreranno; una mostra in fieri, che cambierà costantemente e per la quale la curatela non potrà essere definitivamente pensata. Tutto verrà costantemente rinegoziato: opere, curatela, allestimento, percorso. È tanto una mostra di contenuto quanto una mostra di metodologia, in cui si ambisce a ripensare il modo stesso di concepire e fruire le mostre.

Il senso della comunità nell'arte

“Ogni storia ha un inizio e una fine ma ci sono esperienze, luoghi, progetti che cambiano e si evolvono quando sono guidate da processi che mettono al centro le persone e le comunità. Ciò che oggi è domani potrebbe non essere” avvertono gli organizzatori. Il percorso espositivo, articolato tra cortile, locali del piano terra e saloni al piano nobile, parte dal bookshop e dalla biblioteca. Quest’ultima, luogo generativo per eccellenza, non è costituita secondo criteri strettamente scientifici ma per parole chiave: “visioni” e “sud”. In un allestimento assai fluido si susseguono senza soluzione di continuità installazioni, opere concettuali, video, sculture e pitture, lavori multiformi attraverso cui Ramdom propone una visione pensosa e discrepante del vivere comune. Da una piccola comunità del Sud, grazie alle relazioni nazionali e internazionali, alla professionalità e alla capacità di progettazione, Ramdom ambisce a dimostrare come sia possibile creare un modello di gestione di un luogo pubblico, facendo impresa e proponendo una visione innovativa dell’arte e della cultura. La mostra è corredata di un booklet con qrcode attraverso il quale è possibile scaricare la mappa della mostra, foto, didascalia e concept di ciascuna opera e note biografiche degli artisti. 

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