Sulle strade della Puglia inseguendo i nostri progenitori

Sulle strade della Puglia inseguendo i nostri progenitori
di Nicola DE PAULIS
5 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Settembre 2021, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 07:52

Un viaggio in Puglia può non essere necessariamente solo un viaggio alla ricerca del sole, del mare fra i più belli d’Italia, fra tradizioni e antichi sapori, ma può essere anche un viaggio nella preistoria di una regione che, punto di passaggio fra Oriente e Occidente, fu frequentata dalle genti più antiche. I siti preistorici della Puglia, come spesso quelli di altre regioni, si snodano, a volte, attraverso itinerari difficilmente percorribili come grotte, cavità, gravine, che possono essere raggiunti con sicurezza solo da speleologi, archeologi o gruppi organizzati di studiosi e appassionati. Vi sono però qui anche siti e monumenti facilmente fruibili e presenziati che possono trasmettere al visitatore tutte le informazioni e nel contempo il fascino della preistoria pugliese. 

Dal Neanderthal al Cromagnon


Si può iniziare l’itinerario con la scoperta paleontologica più straordinaria avvenuta in Puglia: il ritrovamento nel 1993 di uno scheletro umano, il cosiddetto “Uomo di Altamura”, appartenente alla specie di Neanderthal, incastonato nelle formazioni carsiche della grotta di Lamalunga. Lo scheletro, ricoperto da sedimenti calcarei, è datato fra i 180.000 e 130.000 anni. E’ stato ipotizzato che potesse trattarsi di un cacciatore neanderthaliano proveniente dalla vicine zone della Basilicata, che si sarebbe spinto fin lì attraverso ponti naturali di collegamento createsi a causa del ritiro del mare e che sarebbe caduto in una profonda voragine, trovandovi la morte. Lo scheletro è visibile, anche grazie a un collegamento televisivo, nel Museo di Altamura. E presso lo stesso Museo di Altamura si possono prenotare anche le visite guidate alla Cava dei Dinosauri, in cui si ritrovano le impronte di diversi dinosauri che qui vivevano prima della grande estinzione avvenuta 75 milioni di anni fa.
L’uomo di Neanderthal in Puglia sarebbe comparso fra i 130.000 e i 100.000 anni fa, proveniente dal Nord Europa, e la sua presenza è accertata anche nella Grotta del Cavallo, nella Baia di Uluzzo, sulla costiera neretina, e in diversi altri siti minori. Presso il Museo di Nardò, di recente istituzione, è visibile un’ampia documentazione degli scavi effettuati sotto la guida dell’archeologa Lucia Sarti negli anni Novanta dall’Istituto italiano di preistoria e protostoria. 

La lunga strada dei primitivi di Puglia


Proveniente forse dalla Palestina dove era giunto dall’Africa circa 50.000 anni prima, attraverso l’area balcanica giunse in Puglia l’uomo “Sapiens Sapiens”, fra i 34.000 anni fa (secondo i reperti trovati nella Grotta Pagliacci sul Gargano) e i 31.000 anni fa (in base a quelli della Grotta del Cavallo, nel Salento). Si tratta dell’uomo moderno, del genere “CroMagnon”, il cui più antico esemplare, nella più importante scoperta per la preistoria mondiale e per lo studio dell’evoluzione umana e i suoi aspetti culturali, è la cosiddetta “Donna di Ostuni”: una giovane donna morta di parto, col feto ancora in grembo, ritrovata della Grotta di Santa Maria d’Agnano di Ostuni negli anni Novanta dall’archeologo pugliese e docente dell’Università di Bari Donato Coppola. La donna, adornata di collane di conchiglie, era adagiata con cura all’interno della grotta in posizione fetale sul fianco sinistro, con il braccio destro appoggiato sul ventre quasi a protezione del bambino mai nato: una pietà e sensibilità umana evidentemente già presente nell’uomo di CroMagnon. Del ritrovamento di questo reperto, datato a 28.000 anni fa, nel Museo d’Ostuni è presente un calco in una ricostruzione dell’ambiente in cui è stata rintracciata la sepoltura.
Il Pulo di Molfetta è invece un’interessante testimonianza delle culture neolitiche che popolarono la Puglia fra il VII e il VI millennio avanti Cristo. Un luogo poco noto anche agli stessi pugliesi, a poca distanza dal centro cittadino e facilmente raggiungibile. Si tratta di un’ampia depressione carsica con un perimetro di 600 metri e un diametro di 170, profondo 30 metri. Sulle sue pareti si aprono numerose grotte abitate da comunità neolitiche già 7.000 anni fa. E’ anche un interessante luogo di biodiversità.
Il megalitismo pugliese è poi il fenomeno più affascinante. Si tratta dell’impiego di blocchi e massi enormi per la costruzione di sepolcri (i dolmen), fortificazioni, segnacoli a ricordo di personaggi, imprese o divinità (i menhir). Esso è assimilabile al megalitismo presente in tutto il Mediterraneo (da Malta alle Baleari) ed è databile al II millennio avanti Cristo. L’imponente il Dolmen di Bisceglie e il Dolmen a galleria di Giovinazzo ne sono le espressioni maggiori.
Il Dolmen di Bisceglie, denominato Dolmen Chianca, è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. E’ il più conosciuto, facilmente raggiungibile con una sosta nell’area di servizio “Dolmen di Bisceglie” sull’autostrada A14 Bari-Foggia. Fu scoperto e indagato nel primo decennio del 1900 dallo studioso barese Michele Gervasio, che lo datò all’incirca al 1700 avanti Cristo. Per la prima volta fornì la prova che i dolmen, costituiti da due lastroni verticali e uno di copertura e ricoperti di un regolare ammasso di pietre circolare (le specchie), fossero dei sepolcri collettivi delle comunità nomadi e pastorali che popolavano la Puglia nell’Età del Bronzo.
A circa 20 chilometri di distanza, lungo la Statale 16, direttrice Bisceglie-Molfetta-Giovinazzo, si può raggiungere il dolmen a Galleria di Giovinazzo, situato sulla via per Terlizzi in località S.Silvestro, meno noto di quello di Bisceglie ma certamente il più grande Dolmen della Puglia, costituito da lastroni che formano una galleria e ricoperto in origine dalle tipiche pietre presenti nel barese ancora visibili, le “chamcarelle”. Fu scoperto nel 1961, durante i lavori di sbancamento di un cumulo di pietrame. Si tratta di una sepoltura collettiva utilizzata dai clan famigliari dell’Età del Bronzo. Il professor Felice Lo Porto, all’epoca Soprintendente archeologo della Puglia, lo assimilò alle cosiddette “tombe a corridoio” della Penisola Iberica datandolo al 1800-1600 avanti Cristo.
Infine l’ultima propaggine - o forse la prima della Puglia come definita dagli studiosi - è il Salento, “terra eminentemente megalitica”.

La maggior concentrazione di megaliti la si trova fra i centri di Giurdignano, Minervino, Uggiano la Chiesa. Sono i cosiddetti “dolmen e menhir dell’Otrantino”, visibili in maggior parte nella zona Vicinanza a Giurdignano nel cosiddetto “Giardino megalitico”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA